Negoziatori nati | Luciano Giustini
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Intervista con Vladimir Putin del Corriere:

Al centro dei dissensi con Washington c'è il sistema difensivo anti-missile e la volontà di installare alcuni suoi componenti in Polonia e nella Repubblica Ceca. Quando la Russia protesta, vuole che l'America rinunci del tutto al progetto difensivo?

«Vorrei rispondere partendo dal Cfe, il trattato che limita le forze convenzionali in Europa. Noi lo abbiamo applicato scrupolosamente, e cosa abbiamo avuto in cambio? L'Europa si sta riempiendo di nuove basi, di nuove truppe, di nuovi radar, di nuovi missili. Allora dobbiamo chiederci: stiamo forse disarmando unilateralmente? Non possiamo permetterci di non essere preoccupati, e per questo abbiamo dichiarato una moratoria sul Cfe. Lo stesso ragionamento vale per il cosiddetto scudo difensivo, esso fa parte dell'arsenale americano, è un elemento del sistema nucleare che protegge il territorio degli Usa, ed è la prima volta nella storia che elementi di questo sistema vengono dislocati in Europa. Ci dicono che la difesa serve contro i missili iraniani, ma non esistono missili iraniani con la gittata necessaria. Allora diventa evidente che queste novità riguardano noi russi.
È ben noto che l'equilibrio strategico può essere alterato con sistemi difensivi, creando l'illusione teorica di non essere più vulnerabili e dunque di poter attaccare senza conseguenze. Noi non intendiamo inseguire questo sogno. Intendiamo invece riequilibrare gli strumenti difensivi con più efficaci strumenti offensivi, senza tuttavia aumentare le spese militari, ma sappiamo che questo rischia di riaprire una corsa agli armamenti di cui non saremo comunque responsabili. Non abbiamo cominciato noi ad alterare l'equilibrio strategico, non siamo stati noi ad abbandonare unilateralmente il trattato Abm».

Come reagirebbe se l'Ucraina entrasse nella Ue e nella Nato?
«Al primo processo, quello che riguarda la Ue siamo sempre stati favorevoli. Al secondo no, perché la Nato è un'alleanza militare e nessuno ha bisogno, nemmeno in Ucraina, di ulteriori motivi di contrasto. La politica dei blocchi è fuori dai tempi, e del resto la maggioranza degli ucraini non è favorevole a entrare nella Nato».

Se lo «scudo» Usa fosse multilaterale e gestito dalla Nato, la Russia accetterebbe di parteciparvi?
«Non credo che cambierebbe molto, noi che abbiamo conosciuto il Patto di Varsavia sappiamo come vengono prese le decisioni nella Nato. La sapete la barzelletta sul telefono speciale di Honecker? Era un telefono fatto di un pezzo soltanto, la cornetta di ascolto. Anche la Nato oggi funziona così. Quanto alla collaborazione russa, eravamo stati noi a proporla e ad ottenere un rifiuto. Oggi l'idea riaffiora. Ma cosa ci viene offerto? Di usare i nostri missili come bersaglio nei test. Viene da ridere. Se invece ci fossero proposte serie, noi saremmo pronti a lavorare insieme».

Signor Presidente, non c'è più amore tra Russia e Occidente, lei parla di imperialismo Usa come si faceva ai tempi dell'Urss; siamo già in un clima da nuova guerra fredda?
«Nelle relazioni internazionali non si usa un linguaggio da luna di miele. Vanno sempre difesi i propri interessi nazionali, e la coesistenza consiste nel farlo insieme, in uno spirito di compromesso. Qualcuno nella comunità internazionale crede che le sue idee e i suoi interessi siano valori assoluti da affermare con ogni mezzo. Questo non aiuta. Faccio un esempio: se avesse prevalso lo spirito di compromesso, i nostri consigli sarebbero stati ascoltati e gli Usa non avrebbero attaccato l'Iraq. Certo oggi la situazione sarebbe migliore ma non voglio nemmeno drammatizzare i contrasti, non è proprio il caso di parlare di guerra fredda».

Ah, i russi.


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Mi occupo di processi di narrazione digitali sui social network, e insegno in percorsi universitari su comunicazione e nuovi media. Coorganizzatore di TEDx ViadellaConciliazione.
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