Un breve commento sulla manifestazione in difesa della famiglia che si è svolta oggi a S.Giovanni. Sacrosanta e necessaria è quasi scontato dirlo, vista l'aria che tira. Per il resto, ho già scritto cosa ne penso dei Dico.
E' bello notare che quasi nessun quotidiano online ha dato risalto dell'altra manifestazione (il "Coraggio laico"), organizzata dalla sinistra radicale per raccogliere un po' di luce riflessa nel giorno dedicato ai valori che contano. In realtà ha avuto la sua importanza: ricorda quanto triste e sterile possa essere il dialogo politico in Italia, e quante battaglie sbagliate si son fatte in nome dell'ideologia di sinistra, e quanto ancora siamo lontani dall'essercene liberati.
La mia amica russa oggi ha commentato: "Ma voi avete ancora i comunisti?". Era incredula. Lo sono anch'io, come tanti. Eppure, sono ancora qui, unico caso nei paesi occidentali evoluti.
Troppo risalto, a mio avviso, è stato dato alla presenza dei ministri Fioroni e Mastella, ed agli esponenti della Margherita presenti: si professano cattolici quindi era ovvio che andassero al Family Day, non c'è neanche da pensarci. Ad una manifestazione in difesa della famiglia è un obbligo morale andarci, indipendentemente da qualsiasi appartenenza politica - infatti la politica viene dopo i valori e le scelte morali.
Da rimarcare invece, ma negativamente, secondo il mio punto di vista, la presenza "scenica" di Berlusconi e di Casini che di famiglie ne hanno più d'una e magari farebbero bene a starsene a casuccia loro. Impagabile poi il Berlusca con la sua pantomima sulla vignetta del Manifesto (che mi ha fatto sorridere peraltro).
Aspettando che Benedetto XVI torni dal suo viaggio in Brasile, rimando alla pubblicazione per intero del discorso tenuto in Brasile l'11 per riportare tutta la sua (perfetta) omelia sul tema famiglia. Intanto accontentatevi di quanto scritto dalla Stampa di oggi.
Il Papa: famiglie sotto attacco
SAN PAOLO. Aborto, divorzio, unioni civili. Hanno un nome. Il Papa le chiama «ferite per la società», «delitti contro la vita nel nome dei diritti della libertà individuale». Benedetto XVI tuona contro queste ferite e scuote le coscienze del popolo brasiliano, Paese lacerato dai temi della povertà e della disuguaglianza sociale. Nel vivo delle polemiche sulle leggi che depenalizzano l’interruzione volontaria della gravidanza, il pontefice va dritto al cuore del problema. «Per la Chiesa i tempi sono difficili e molti dei suoi figli sono tribolati - dice incontrando l’episcopato del Brasile, nella Cattedrale del Sè -. Viviamo momenti di smarrimento sconcertante». È questo il cuore del problema per il Papa teologo che, ai temi della difesa della vita e della famiglia, non fa mancare un monito a 360 gradi per la Chiesa brasiliana.
I sacerdoti si donino interamente a Dio, osserva, e non «diano preferenza alle questioni ideologiche e politiche, anche partitiche». Teorie, come la Teologia della Liberazione, che arrivano a mettere in discussione «il celibato a cui la Chiesa non vuole rinunciare». Dura condanna poi a pedofilia, omosessualità dei preti e «deviazioni nel campo sessuale». Ed ancora: invito alla Chiesa sudamericana ad essere «più missionaria ed evangelizzatrice» per combattere sette, agnosticismo, relativismo, laicismo, proselitismo.
Non manca un accenno al tema della povertà e della giustizia sociale. Qui Benedetto XVI va dritto al cuore del problema: «Bisogna lavorare instancabilmente a favore della formazione dei politici e di coloro che hanno un determinato potere di decisione, grande o piccolo che sia, in modo tale che assumano pienamente le proprie responsabilità e sappiano dare un volto umano e solidale all’economia».
NO AD ABORTO E UNIONI CIVILI, FERISCONO SOCIETÀ
«Viene attaccata impunemente la santità del matrimonio e della famiglia - ammonisce il Pontefice - cominciando dal fare concessioni di fronte a pressioni capaci di incidere negativamente sui processi legislativi».«Si giustificano alcuni delitti contro la vita nel nome dei diritti della libertà individuale - prosegue il Papa - si attenta contro la dignità dell’essere umano e si diffonde la ferita del divorzio e delle libere unioni». Il Papa è preoccupato perchè, dice, «per la Chiesa i tempi presenti risultano difficili» e «molti dei suoi figli sono tribolati. La vita sociale - chiosa - sta attraversando momenti di smarrimento sconcertante».
SACERDOTI NON FACCIANO POLITICA, CONDANNA SU PEDOFILIA E OMOSESSUALITÀ
Cartellino giallo per quei sacerdoti che, alla totale dedizione a Dio, anche sull’aspetto del celibato sacerdotale, preferiscono la politica. «Quando, in seno alla Chiesa - sottolinea il Papa teologo - è messo in questione il valore dell’impegno sacerdotale come affidamento totale a Dio attraverso il celibato apostolico e come totale disponibilità a servire le anime, e si dà la preferenza alle questioni ideologiche e politiche, anche partitiche - spiega il pontefice - la struttura della totale consacrazione a Dio comincia a perdere il suo significato più profondo».
Serve un «buon e assiduo accompagnamento» dei sacerdoti per evitare «il rischio di deviazioni nel campo della sessualità», prosegue il Papa, senza citare esplicitamente lo scandalo della pedofilia e l’omosessualità dei preti, ma con un chiaro riferimento. «Faccio appello al vostro zelo sacerdotale ed al senso di discernimento delle vocazioni - dice rivolgendosi ai vescovi brasiliani - anche per sapere completare la dimensione spirituale, psico-affettiva, intellettuale e pastorale nei giovani maturi e disponibili al servizio della Chiesa».
CONTRO SETTE E AGNOSTICISMO CHIESA SIA PIÙ MISSIONARIA
La Chiesa diventi più missionaria ed evangelizzatrice per abbattare l’avanzare delle sette, il relativismo e l’agnosticismo. Il Papa invita a seguire la strada di una «evangelizzazione in cui Cristo e la Chiesa siano al centro di ogni delucidazione». È chiaro, afferma Benedetto XVI, che «la causa principale» del problema è «la mancanza di un’evangelizzazione in cui Cristo e la sua Chiesa stiano al centro di ogni delucidazione. Le persone più vulnerabili al proselitismo aggressivo delle sette, che costituisce motivo di giusta preoccupazione, e incapaci di resistere agli assalti dell’agnosticismo, del relativismo e del laicismo - prosegue il pontefice - sono in genere i battezzati non sufficientemente evangelizzati, facilmente influenzabili perché possiedono una fede fragile e, a volte, confusa, vacillante ed ingenua, anche se conservano una religiosità innata».
SERVE ’CORAGGIÒ DEI POLITICI PER COMBATTERE POVERTÀ
Combattere la povertà, il «disavanzo storico di sviluppo sociale», l’indigenza e la «disuguaglianza nella distribuzione del reddito». Questo l’obiettivo. Ma come fare? Il Papa va alla radice del problema e suggerisce: «È necessario formare nelle classi politiche ed imprenditoriali un genuino spirito di veracità e onestà» e far sì che «coloro che hanno un determinato potere di decisione» assumano «pienamente» le proprie responsabilità e «sappiano dare un volto umano e solidale all’economia».
Di fronte a un Brasile lacerato dalle differenze sociali, dove i ricchi schiacciono gli ultimi, i poveri, i senza tetto, i favelanti, Benedetto XVI riflette sul tema della giustizia sociale. E dice: «Non costituisce affatto una novità la constatazione che il vostro Paese convive con un disavanzo storico di sviluppo sociale le cui tracce estreme sono il vasto contingente di brasiliani che vivono in situazione di indigenza ed una disuguaglianza nella distribuzione del reddito, che arriva a livelli molto elevati». Alla Chiesa «spetta promuovere la ricerca di soluzioni nuove e colme di spirito cristiano. Una visione dell’economia e dei problemi sociali, dalla prospettiva della dottrina sociale della Chiesa, porta a considerare le cose sempre dal punto di vista della dignità dell’uomo, che trascende il semplice gioco dei fattori economici. Bisogna, quindi - suggerisce il pontefice -lavorare instancabilmente a favore della formazione dei politici, come anche di tutti i brasiliani che hanno un determinato potere di decisione, grande o piccolo che sia, ed in genere di tutti i membri della società, in modo tale che assumano pienamente le proprie responsabilità e sappiano dare un volto umano e solidale all’economia».
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