Premessa. Questo è un post un po' cosi', giusto per dirvelo prima.
Triste, dato l'argomento, intimistico e spero non cupo, un po' insopportabile, assolutamente personale, di scarso interesse se non per quei buoni amici che mi leggono in rete, con i quali ormai ho un rapporto di stupore continuo ("Tu veramente mi leggi? Ah.")
Domani è un anno che è scomparso mio padre. Così, freddo, lo scrivo subito così lo dico a me stesso e poi a voi.
Il suo ricordo nel mio cuore è sempre vivo, e soffro sempre di più ogni volta che ripenso a quanto sarei potuto essere migliore, con lui, quando lui c'era.
Non so che tipo di purgatorio lui stia facendo, ma sicuramente gli sarà servito tantissimo tutto il casino che gli ho fatto passare in vita. D'altro canto penso che ormai abbia finalmente capito che gli volevo un bene dell'anima, sebbene non riuscissi poi a dirglielo. E questo, sinceramente, è Male.
In genere, ogni volta che accade qualcosa di importante, c'è parimenti un aneddoto da raccontare. La voglia di raccontare io non ce l'ho poi tanto, ma ...l'aneddoto è molto semplice.
Oggi stavo al telefono con un mio amico, e gli ho ricordato 'Sai, domani è un anno che..'. E lui mi ha detto 'E' già passato un anno.' Un po' incupito. Mi chiede 'Tu l'hai sentito quest'anno?'
Io ovviamente gli ho risposto di si. Per me questo è stato un anno vissuto intensamente, molto difficile, molto denso e...molto sofferto. Prima la scomparsa di mio padre, poi una storia sentimentale che mi ha segnato, insomma, un casino.
Eppure, questa sua domanda mi ha fatto riflettere. E' passato un anno. E, a parte le sofferenze, il dolore per la scomparsa delle persone amate, cosa è successo?
Nei dialoghi tra Morpheus e Neo, nel bellissimo Matrix (il primo), c'è questa frase che è una di quelle che più mi ha colpito:
"E' tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo. Non sai bene di che si tratta ma l'avverti, è un chiodo fisso, da diventarci matti".
Qualcosa che non quadra nel mondo. E' vero, è tutta la vita che ce l'ho.
Chissà quanti di noi hanno pensato lo stesso, e continuano ad avere questa stessa sensazione, come l'ho avuta io.
L'avvertiamo quando vediamo la sofferenza sul volto degli altri, quando vediamo un'ingiustizia su un fratello, quando pensiamo ai soprusi ma anche quando ci sentiamo in colpa, per avere più di quello che ci spetta, e ci chiediamo che senso abbia questa disparità. L'avvertiamo quando leggiamo i libri di storia, quando assistiamo alle catastrofi naturali, quando vediamo impotenti la cattiveria umana, quando subiamo un torto, quando, in fondo, non riusciamo a capire la logica che c'è dietro a tutto questo.
Eppure sappiamo già la risposta: proprio come in Matrix, il problema è la domanda. Ognuno si dà la propria risposta, la chiave di vita, il modo per andare avanti: chi cerca di credere nelle leggi immutabili dell'universo, come se fosse una cosa che sta lì da sempre, chi si professa religioso...
Abbiamo le religioni, che forniscono le risposte. Gesù, in particolare, fu molto preciso e rivelò, qualcosa di sconvolgente su quella ebraica (ma non è di questo che volevo parlare).
Quando cerchi di porti quella domanda, finisci sempre per illuderti di scoprire qualche rivelazione nuova. Nel film l'emaciato Keanu Reeves chiederà "Cos'è Matrix?" e l'illusione sarà che in fondo si tratta di una macchina, magari anche un po' mistica, ma sempre cattiva. La macchina ha sostituito l'uomo, e tendenzialmente cerca di usarlo per il solo scopo di esistere.
Nella domanda c'è quindi il paradosso di sapere che spesso la risposta è dentro di noi. Il che è se vogliamo banale, scontatissimo, ma anche corretto teologicamente.
Orbene, se posso dire di aver fatto qualcosa in questo anno, questo è la ricerca interiore. Affrontare se stessi, credetemi, è la cosa più difficile. Spesso lottiamo contro di noi e, ovviamente, siamo il nostro nemico più subdolo e peggiore. Forse sono cresciuto un po' interiormente, o forse sono solo un anno più vecchio.
Mi piace aver scoperto questo motto proprio ieri, leggendo per caso una frase di Hermann Hesse. 'Se odi una persona, tu odi qualcosa di lui che è parte di te stesso. Ciò che non è parte di noi stessi, non ci disturba.'
Luciano mi hai trovato completamente daccordo su tutte le considerazioni finali del post.
Volevo solo dirtelo.
Un abbraccio Sgru
Grazie Sgru, :-)