Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

The Passion 2

L’attuale “guerra al terrore” si presenta come difesa della democrazia, ma in realtà scherza col fuoco. Lo aveva previsto con chiarezza un secolo fa G.K. Chesterton, che nel suo Ortodossia sottolineava l’impasse fondamentale di tutti i critici della religione: “Gli uomini che cominciano a combattere la chiesa in nome della libertà e dell’umanità finiscono per gettar via libertà e umanità pur di combattere la chiesa. Se può confortarli, i laicisti non hanno distrutto il divino, bensì il secolare”.
Recentemente il presidente del Senato Pera in visita al candidato americano John Kerry, ha dichiarato che l’antisemitismo in Europa è ancora molto forte. Ciò mi ha fatto ripensare a The Passion (che ho finalmente visto).
Beh, se c’era qualche dubbio che una delle parti più spregevoli di tutta la vicenda di Gesù fosse stata quella dei sacerdoti ebrei, questo film lo spazza via completamente. E’ con una netta percezione che sono uscito dalla sala: il film, a un non cattolico, deve apparire violentemente antisemita.
Per i cattolici, che lo inquadrano nella corretta prospettiva, il discorso è diverso: tutto quello che hanno fatto di spregevole gli ebrei lo hanno fatto per volontà o disposizione di Dio e quindi ce la facciamo andare bene così. Ma a mio avviso il film di Gibson è come se trattasse due storie parallele, una sorta di duplice film per due tipi di spettatori: un primo tipo, cattolico cosciente e acculturato, effettua automaticamente la correlazione tra quello che vede sullo schermo e quello che teologicamente significa. Un secondo tipo legge gli eventi sullo schermo per quello che essi realmente sono: percepisce spietatezza, crudeltà, ignoranza, falsità. E questo secondo tipo può non interpretare correttamente il film.
Perché il film di mel Gibson non è realista, ma tradizionalista (che non è necessariamente un pregio, anzi..): solo chi conosce l’iconografia cristiana (a cui Gibson si rifà fedelmente in tutto il film) può capire ad esempio un episodio come quello del serpente, su cui sbaglia perfino Leonardo quando scrive che “uccide il serpente di tacco” è una scena totalmente inventata. Invece niente di tutto ciò. In realtà è una classica scena sacra che fa riferimento nella Genesi al cosidetto “Protovangelo”, cioè il primo annuncio della futura redenzione che Dio fa subito dopo il peccato originale. Parlando al serpente “io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la sua stirpe e la tua stirpe. Questa (cioè la stirpe) ti schiaccerà la testa e le insidierai il calcagno”. Tutto ciò è rappresentato nella famosa Madonna dei Palafrenieri di Caravaggio (nell’immagine sopra).
Per il resto, Caifa è perfetto come attore e come ricostruzione. Ma fa presto Gibson a ripetere come un mantra che chi dovrebbe sentirsi offeso da questo film sono i romani: i romani “cattivi” nel film sono solo i militari di bassa lega, mentre Pilato sembra quasi un galantuomo. I “cattivi” veri, nel film, sono mostrati chiaramente nei “mandanti”.
Comunque la polemica, più che contro il film di Gibson – che si può criticare ampiamente per l’eccesso di realismo e di brutalità nel descrivere flagellazione e crocifissione, ma che segue il racconto di Matteo, Marco, Luca e Giovanni – sembra spostarsi sottilmente proprio sui testi che raccolgono le notizie sulla vita e gli insegnamenti di Gesù: i Vangeli. Gli ebrei contemporanei (ad esempio Leon Wieselter, filosofo dell’ebraismo) dicono che “i Vangeli non sono documenti storici sicuri e affidabili”.
La mia opinione è che si dovrebbe mostrare molta più prudenza verso certe affermazioni. Paolo VI, il papa “conciliare”, forse il più progressista che abbiamo avuto, fece inserire nella Dei Verbum la frase “[la Chiesa] ritiene con fermezza e con la più grande costanza che i quattro Vangeli di cui afferma senza esitazione la storicità trasmettono fedelmente quanto Gesù..operò ed insegnò” e non lo fece per scrupolo quanto perché storici di ogni ordine e grado hanno nei secoli dimostrato che tutto quanto è riportato nei quattro Vangeli è realmente avvenuto senza sbavature.
In ogni caso, al di là delle polemiche, chiarissimo è nel film che ciò che grava sul Cristo e lo riduce in quello stato non è la colpa di questo o di quello, “bensì tutto il peccato di tutti gli uomini, nessuno escluso”. E questo è ciò che conta.

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