Rispondo a Leonardo di qua. Tanto non desidero confrontarmi col suo post (ed anche con Leo in generale non sarei capace) ma solo sottolineare due cose:
La maggior parte di noi lo fa è una cazzata. La maggior parte delle persone crede in un Dio, e una (grande) parte di queste nel Dio biblico.
Purtroppo per Babsi Jones (e per molti), non basta definirsi laici per esserlo. Un ateo che è convinto di avere assolutamente ragione non è molto più laico di un testimone di Geova che crede di avere assolutamente ragione. Entrambi portano la luce in un mondo di rincoglioniti.
(…)
Quel che mi è successo in questi giorni, è che ho capito che la mia generazione (la generazione che usa i blog) questa idea non l’accetta, magari la capisce, ma non la manda giù. Se credi in Dio sei un coglione, punto. Io non ho molta voglia di interessarmi alla tua particolare sensibilità di coglione superstizioso. Sei tu che devi imparare che le religioni sono una fregatura.
Il problema di generazionalità esiste, ma Leo non ne approfondisce (colpevolmente, forse) i presupposti e le motivazioni. Che sono questi: vivendo in un’epoca di pensiero debole, la generazione dei 30-40 enni, la religione, non la approfondisce e non la capisce, quindi la esclude o la deride. Semplicemente questo, non che ci sia un’interpretazione diversa. Solo, ignoranza e stupidità. Senza colpa, probabilmente: i tempi sono quelli che sono, e la televisione, o la cultura di massa di sinistra, effettivamente, non ha aiutato.
Tutto sommato, meglio non volerne sapere niente ma rispettarli, i credenti, che dire – alla Babsi Jones – che sono tutti ricoglioniti. Poi qualcuno potrebbe anche pensare che sia vero: sapete, no? il pensiero debole attecchisce rapidamente…
7 thoughts on “Pensiero debole”
Io scrivo enne pagine. Dico *molte* cose, e molto complesse, in forma di appunti; cito Camus e i totalitarismo, cito Dan Diner e la sclerosi del sacro. Qualcuno prende 3 righe, le stralcia e dice: “Babsi Jones ha detto che”. I tre post originali + commenti, per intero, nessuno li legge. Ci si limita a citare lo stralcio in loop, tanto per potermi dare dell’imbecille o dell’intollerante. Faccio presente la cosa a Leonardo, che mi risponde: c’est la vie, questa è la rete. Benissimo: prendo atto. Grazie anche a te, Luciano. Avanti così, verso la sintesi estrema del pensiero altrui, che è strumentale: ognuno di noi lo adopra per rendere credibili le proprie prese di posizione. Chissà perché scrivo pezzi così lunghi, quando basterebbe svegliarmi la mattina e cliccare il tuo blog o quello di Leo per sapere, finalmente e con sollievo, cosa penso.
sei così sicuro che la maggior parte della gente creda in un Dio? Io no. Sono convinto che la maggior parte della gente creda che magari esista un Dio, ma non si pone il problema.
è che con quel “la maggior parte di noi” non intendevo “la maggior parte di tutti”: mi riferivo solo all’insieme di persone che mi leggono, e che in maggioranza, secondo me, sono mangiapreti senzaddio.
Le cose, poi, sono molto più complesse, ma avevo fretta.
Ed ecco, come di prammatica, il 4° commento del mio post:-)
Babsi: hai ragione, hai ragione. Si, forse la rete è così, o così sono i blog, ma hai ragione: si chiama decontestualizzazione e ne abusiamo tutti. Il problema è che, forse, nella lettura veloce del blog sia ha l’impressione che l’antica pratica di estrapolare un pezzo da un contesto e da questo trarne conclusioni sia ancor più vera. Non solo leggendo Leo in ogni caso ne avevo avuto un’impressione negativa, ma anche dal fatto che sei stata citata altrove, e in questo altrove c’era un’impressione simile. Comprendo che però una cosa sono le “impressioni” un’altra è leggere attentamente i vari post. Leggerò tutto ed anche i commenti, promesso.
Mau: credo che la tua definizione sia più corretta. Non mi spingo a dire che volevo dire questo, anche se in effetti..:).
Leo: allora ok! In realtà non era comprensibile subito, e la mia interpretazione era “tutti” inteso come popolazione (italiana).
Luciano, no problem. Mettiamola così: prendendo *uno* stralcio da un mio lunghissimo commento che era a sua volta solo la coda di due lunghissimi post con relativi commenti, ci si è aspettati da me una “presa di posizione chiara” che contenesse idee precise, da approvare o da condannare. Ora, i miei post/appunti non sono mai mirati a costruire un discorso strettamente politico, né a dettare un manifesto: è narrativa, ho una categoria che si chiama “in dubbio” non a caso. Vado a sbattere contro un muro di questioni problematiche, che io ritengo non risolubili, e cerco di renderle “dicibili” finché posso, di proiettarle dal mio immaginario verso gli altri, usando registri diversi, che vanno dal surreale al comico, dal diaristico all’esposizione minimale. In questo flusso di appunti, ci entrano il mio ateismo, ma anche il mio senso del sacro; ci entrano le riflessioni personali e le idee che raccolgo in giro, spesso contraddittorie. Il problema è che il mio blog, e il mio modo di approcciare la scrittura, è diverso da quello di chi usa il blog (non è minimamente il caso tuo, ma è il caso di altri intervenuti nel dibattito in questione) con una finalità precisa. Io vedo blog che si muovono su cardini fissi: difendere l’Islam, difendere la guerra americana: vincere, convincere. Fare campagna elettorale, anche. Il mio è il blog di uno scrittore che mette online i propri appunti: se avessi voluto fare il politico o il sacerdote avrei seguito linee differenti. Ora, prendermi a modello come un esempio di “atea intollerante” è quanto meno affrettato, così come lo sarebbe prendermi a modello come “comunista rampante” o come “ottima cuoca”. O si segue il mio flusso di pensieri, che è impegnativo, noioso e anche poco coerente, oppure il rischio è di fare di me e di quello che scrivo un uso strumentale. Poi, siccome ho postato – su questa questione danese – riflessioni incerte ma scomode, che non compiacevano né accontentavano gli uni e gli altri, evidentemente a qualcuno è sembrato interessante far passare Babsi per un “ottimo esempio” o per un “pessimo esempio”. Vorrei dissociarmi dagli uni e dagli altri, tutto lì. (Per inciso, ho scritto: il laicismo è l’unica garanzia di convivenza, e poi ho scritto che, ihmo, credere in Dio/dio è una forma di rintronamento. Suppongo si capisca che *non* ho detto esattamente che il laicismo è sinonimo di ateismo. Può darsi abbia sbagliato io a sovrastimare la capacità altrui di leggere fra le mie confuse righe in un commento su Macchianera. Ogni volta che mi metto a interloquire su questo genere di questioni ‘capitali’, scopro che *non* mi è utile, che non lo trovo piacevole, che la sensazione che mi resta è di aver assistito a un gioco di cui qualcuno doveva risultare vincitore, che è quanto di più lontano possa esistere dalla letteratura, dalla narrativa e dalla drammaturgia, con relativi appunti e work in progress. Probabile, probabilissimo che dovrei astenermi dal dire la mia, o dovrei farlo a partita conclusa, e autocensurando tutto quello che può essere adoprato malamente. Di tanto in tanto ci riscasco. Il mondo è dei furbi, e io non lo sono. Grazie per l’ospitalità e per il diritto di replica 🙂
Babsi: prego, ci mancherebbe. Trovo i tuoi interventi molto interessanti, anche se logorroici 🙂 Ma il problema non è la quantità, ovviamente. La qualità, e la tua c’è sempre. Però fattene una ragione, la parola scritta del veloce mondo dei blog è un viatico per ottenere conclusioni fruibili per un altro post, per un altro commento, ecc. anche se si parla di conversazione distribuita, di fatto spesso assomiglia molto ad un colloquiale botta e risposta.
No, non me ne farò mai una ragione. Mi lamenterò ogni volta che accade. Se accade in buona fede, basta palesarsi e far presente il problema 🙂