(video originale su YouTube)
Ratzinger è sicuramente un grande papa, ma mi sembra che abbia una caratteristica che lo rende quasi unico: la capacità di scegliere sistematicamente i momenti e le occasioni meno opportune per fare particolari affermazioni o adempiere particolari uffici del suo ruolo.
A voler essere maliziosi, si potrebbe dire che è mal consigliato. La storia dei pontefici, in effetti, non è così peregrina di occasioni del genere, anche molto tragiche: come non ricordare, una su tutti, la bruciante esperienza di Giovanni XXIII che credette alle storie raccontategli da mons.Pietro Parente e diede seguito alla dolorosissima persecuzione di Padre Pio. Solo la formula si vera sunt quae referentur (se è vero quanto riferito) rimette forse al giusto posto le tremende esperienze indotte al santo di Pietrelcina.
Ratzinger conosce bene sia gli errori del passato, sia la storia che sta dietro a questa dolorosa frattura della corrente di pensiero lefebvriana.
L’arcivescovo Marcel Lefebvre, pace all’anima sua, sul finire del 1988 fu infatti scomunicato da Giovanni Paolo II, dopo i molti tentativi (condotti insieme all’allora prefetto card. Ratzinger) di evitare quest’atto estremo. Il prelato francese, però, ce la mise veramente tutta: oltre ad aver creato sacerdoti, essersi rifiutato di sottomettersi a papi ed altre cosucce tra cui celebrazioni proibite alla presenza di decine di migliaia di fedeli, nominò anche 4 vescovi, disobbediendo ad un preciso ordine e ponendosi fuori dalla legge canonica della Chiesa cattolica.
Comunque, anche se non si capisce se poi rimase scomunicato in punto di morte, e che scomunica c’era, al di là degli aspetti squisitamente legislativi, Lefebvre fu un uomo profondamente conservatore, un ultratradizionalista e sostanzialmente uno strenuo oppositore delle istanze da lui considerate “distruttive” introdotte del Concilio Vaticano II. E questa sua ostilità e le successive conseguenze sono note, in fin dei conti, a tutti.
Meno noto è che tra i vescovi da lui nominati a suo tempo, c’era un certo Richard Williamson, che è un negazionista non da poco: va affermando (e lo ha ribadito in un’intervista del 2008, vedi video all’inizio post) che nei campi di concentramento nazisti sono morti 200-300.000 ebrei, nessuno dei quali nelle camere a gas.
Ora, togliere la scomunica il 24 Gennaio, cioè tre giorni prima della Giornata della Memoria degli ebrei, ai vescovi lefebvriani tra cui Williamson stesso, che dice cose simili a un altro personaggio che incidentalmente intende azzerare Israele, e per di più da un papa tedesco, sembra quantomeno un po’ “azzardato”.
Il fatto è che papa Ratzinger, a quanto pare, non si sta più preoccupando di quel che pensa la gente – cosa in sé non nuova peraltro, di un papa. E fa anche benissimo, verrebbe da dire.
Solo che in quella gente ci sono anche i cattolici, che rimangono frastornati da procedimenti che si fatica a comprendere. Va bene ricomporre la frattura con i vescovi che attendevano nell’anticamera scismatica da decenni, va bene l’unità della Chiesa universale, ma per i cattolici che in quanto tali, per primi, hanno scelto di non abdicare dalle proprie facoltà intellettuali e religiose, l’interrogativo sulla contradditorietà di alcune scelte rimane tutto.
Se si legittima (perché quantunque la si rigiri, quello che conta è la legittimazione in iure di un vescovo nella Chiesa cattolica romana) un vescovo che nega una realtà storica tanto tragica quanto storicamente dimostrata, insieme ad altri che hanno in coscienza un rifiuto netto e categorico delle istanze conciliari, si rischia di innescare una pericolosa frattura tra il sentire del popolo cattolico e la Chiesa.
Si comprende l’imbarazzo di padre Lombardi, gesuita di buon senso, nel ripetere una frase come “non c’entra niente” ai giornalisti che lo assediano sulla difficoltà della scelta fatta: sicuramente non sono cose sullo stesso piano, ha ragione, ma è proprio l’effetto perverso di dare di nuovo “pieni poteri” a chi afferma simili cose a creare il cortocircuito mediatico: è il messaggio in sé ad essere straordinariamente contraddittorio. “Ma come, non erano ultratradizionalisti? Il papa ci vuole riportare indietro di 50 anni? E poi quel vescovo che nega l’Olocausto…”
non sono pensieri dei soliti materialisti atei, ma le voci dei cattolici che in questi giorni mi è capitato di ascoltare, e nel mio stesso pensiero risuonano questi dubbi.
Aspettiamo di vedere i prossimi accadimenti.
Di sicuro è evidente a tutti il difficile ruolo svolto dalla Chiesa in questo momento storico. Ma questo sarà materia per un prossimo post, forse.
Per il momento, l’ultima intervista è quella del Corriere della Sera del 28 gennaio a Williamson, di Lorenzo Salvia: “Sulle camere a gas non cambio idea”..
Lefebvriani, Williamson: «Non ritratto
Servono prove sulle camere a gas» (Il Messaggero, 07/02/09)
«Williamson ritratti parole sulla Shoah» (“Il Vaticano ha sottolineato che il Papa non era al corrente delle dichiarazioni negazioniste del vescovo Williamson, al momento della remissione della scomunica a quattro vescovi della Fraternità San Pio X.” nota della Segreteria di Stato Vaticana, Corriere.it, 04/02/09)
Vescovo negazionista, la Merkel attacca: «Il Papa chiarisca» (Corriere.it, 03/02/09)
Lefebvriani e Shoah , nuove polemiche: «Camere a gas? Usate per disinfettare» (Corriere.it, 29/01/09)
Benedetto XVI: «Solidarietà agli ebrei,
no al negazionismo e al riduzionismo» (Corriere.it)
4 thoughts on “Lefebvre 2009”
>ma è proprio l’effetto perverso di dare di nuovo “pieni poteri”
Comunque la sospensione “a divinis” dovrebbe essere rimasta, non gli sono stati di nuovo i poteri
Credo che tu abbia ragione. La sospensione “a divinis” era stata comminata da Paolo VI ed essendo solo stata tolta la scomunica dovrebbe rimanere la limitazione di non amministrare i sacramenti. Solo che la parola “sospensione” introduce un fattore di tempo che mi va venire altri dubbi..
Su questo argomento si può scrivere molto, personalmente ho letto con attenzione il testo della prolusione di Bagnasco al Consiglio Permanente CEI, e oggi anche le parole di Bernard Fellay, Superiore Generale della Fraternità S. Pio X, il 27 gennaio 2009
“Le affermazioni di Mons. Williamson non riflettono in nessun caso la posizione della nostra Fraternità. Perciò io gli ho proibito, fino a nuovo ordine, ogni presa di posizione pubblica su questioni politiche o storiche.
Noi domandiamo perdono al Sommo Pontefice e a tutti gli uomini di buona volontà, per le conseguenze drammatiche di tale atto. Benché noi riconosciamo l’inopportunità di queste dichiarazioni, noi non possiamo che constatare con tristezza che esse hanno colpito direttamente la nostra Fraternità discreditandone la missione”.
Ciò non toglie che la lettura dei segni dei tempi sia particolarmente difficile in questo momento storico.
Sento puzza di zolfo, diceva Paolo VI
“Mi è stato detto che seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema. Ne traggo la lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo prestar più attenzione…