Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

Le 10 cose che un papa non dovrebbe mai dire

Per i lettori distratti, si fa presente che il post è ironico.

La cultura moderna, rigorosa nel suo procedere, credo stia
dimostrando che è giunto il momento anche per i cattolici di ammettere che
il Papa, pur nella sua indiscutibile autorità religiosa, dovrebbe
smetterla di affermare cose che ultimamente non hanno più alcun senso. Nell’era della
tecnologia e della scienza, dubitare delle certezze morali e di etica
raggiunte dall’uomo in ogni angolo del mondo, che lo rendono libero e
felice, è anacronistico. In particolare:

1.  Non avrai altro Dio fuori di me.
E’ chiaramente indifendibile. Le persone oramai hanno diritto a crearsi
dentro di sé un Dio personale, a propria immagine e somiglianza. Credere che ne esista uno di fuori che affermi sempre le stesse cose
da millenni è una posizione scomoda e sostanzialmente fuori dal tempo.

2. Non nominare il nome di Dio invano.
Difficilmente condivisibile. Lo stesso Papa lo deve nominare molte
volte! Le signore perbene poi dicono in continuazione “Mio Dio” quando
si incontrano, per rendere più brillante la conversazione, per
apprezzare il nuovo taglio di capelli o commentare le notizie di
cronaca. Ultimamente la Citroen ha provato a sdrammatizzare la
controversia con “Oh My Gold”, una C3 sponsorizzata da D&G,
ottenendo un buon successo di vendita.

3. Ricordati di santificare le feste.
In tempi di crisi, la festa del lavoro (che peraltro consente un bel
giorno di ferie pieno, per chi ce l’ha, un lavoro), e la festa della donna hanno la priorità. E
anche la festa del papà, della mamma, di S.Valentino, delle forze armate, della liberazione, etc.
hanno un alto valore simbolico. Natale invece è diventato così consumistico..e non parliamo della
Pasqua! Diciamo la verità, è così noioso andare a messa, che
sinceramente ricordarsene pure.. Se capita, forse..per far contento il
parroco. Come, ogni domenica, siamo matti?

4. Onora il padre e la madre.
Mio Dio (vedi punto 2), che significato hanno queste parole dentro di
me nel XXI secolo? Non deve certo dirmelo qualche papa che i miei mi
vogliono bene e che li devo sopportare (“onorare”?, ma in che anno
vivi?). Certo, rompono, è chiaro, ma qualche volta mi aiutano, mi danno
dei soldi, un tetto dove dormire, e cibo e acqua fino a che non muoio
(beh, alcune leggi forse cambieranno questo aspetto). Ultimamente Telecom e Tim han provato a sdrammatizzare il ruolo del padre che rompe o è stupido, con alcune pubblicità di sottile ironia, ottenendo un buon successo di vendita.

5. Non uccidere.
Senza dubbio inapplicabile nel moderno contesto in cui siamo portati a
vivere. Un tempo si uccideva per molto meno, mentre nella liberale
civiltà in cui viviamo, scevra da qualsiasi ideologia, l’uccisione è
limitata a pochi ed ben definiti casi che vengono reputati giusti da
consessi di persone logiche e razionali, dopo un ampio dibattito. No, i feti non possono partecipare al dibattito per ovvi motivi.
Dopodiché si procede ad uccidere liberi da pregiudizi e rimorsi di
sorta. Pazzi a parte che sparano nelle scuole o uccidono i genitori (vedi punto 4), beninteso.

6. Non commettere atti impuri.
Questa non sarebbe neanche da commentare. Il sesso come liberazione da qualsiasi
imposizione religiosa e morale, è una
conquista recente
alla quale è impensabile rinunciare. Sembra evidente che tutti possano
fare sesso con tutti al di là di
qualsiasi impegno (non parliamo di matrimonio) e che questo non
comporta alcuna conseguenza. Recenti scoperte dimostrano anzi che ciò
libera il proprio io
profondo facendo scoprire il vero amore, possibile solo cambiando partner con una certa frequenza. Solo un papa può credere
ancora
che certi problemi dell’uomo e dell’amore si
possano risolvere e scoprire nella fedeltà o nella castità: eresie da medioevo. E che un papa
si metta a dire le stesse cose che diceva un suo predecessore, o un
altro predecessore, o uno qualsiasi di quelli che l’hanno preceduto, è proprio incredibile. Ogni volta è una sorpresa!



7. Non rubare
Ma che c’è bisogno di un papa per ribadire un concetto così elementare?
Non abbiamo già la nostra etica che ci impedisce di cadere in
così basse tentazioni? I cattolici non lo ammetteranno mai, perché i
tanti manager che dirigono le banche e le società finanziarie sono
persone che fanno molto sesso. Non si è
trovata correlazione tra le due cose, è vero, ma è questione di tempo: viene quasi voglia di riproporre titoli tossici a tutti i cattolici che depositano i propri risparmi.

8. Non dire falsa testimonianza.
Questa tendenza del papa di insistere sulla verità, è a tratti fastidiosa, quando non impossibile da realizzare concretamente. Senza tacere del fatto che la vera ingenuità è proprio riferire tutto. Il rispetto umano è così importante che non c’è Dio che tenga, se si devono dire falsità sul prossimo bisogna farlo! E’ per il suo bene!

9. Non desiderare la donna d’altri.
Chi, quella gran gnocca della Ubalda? E chi è quello, il suo padrone? Certo che ce ne vuole per affermare queste sciocchezze da trogloditi. Se a me piace la donna o l’uomo di un mio amico o amica, le recenti teorie psicologiche dimostrano invece il contrario: va data voce al proprio inconscio e urlare finalmente in faccia al caro competitor che vogliamo fare sesso (vedi punto 6) con la sua bella. Magari lei ci sta. D’altronde c’è pure il proverbio di saggezza popolare: “in amore e in guerra tutto è permesso”. Saggissimo.

10. Non desiderare la roba d’altri.
Suvvia, se diciamo che chi si appropria indebitamente della proprietà altrui lo fa solo in nome di un esproprio popolare che trova le sue radici nella lotta di classe, ideologia che se ben compresa è sempreverde, come non possiamo riposizionare l’invidia e l’avidità come categorie superate dalle quali prendere le giuste distanze? Cercare di ottenere le cose che un altro ha a volte sembra sacrosanto. Magari di uno che ci sta sulle scatole.

(fonte)

Post Scriptum. Se il lettore non ha compreso l’ironia del post, non è colpa mia, o forse si.

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Ma per Benedetto la vera urgenza è la fede, di Vittorio Messori (23/09/09, Corriere della Sera)

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