Appena ho visto che il documentario era stato cambiato, grande è stata la mia delusione. Quando ho visto i primi fotogrammi, la trasmissione di Santoro è iniziata, per come ero pronto a vederla, anche peggio di come avevo scritto: più che ad assistere ad un attacco contro la Chiesa cattolica ordito sulla base di un documentario spazzatura prodotto dalla Bbc, ho pensato che invece avrei assistito ad una buffonata all’italiana, in cui praticamente per paura di mandare in onda una serie di sciocchezze ampiamente sbugiardate su Internet il “buon” Santoro per non perdere la faccia avesse modificato il documentario stesso. Di fatto, così è stato: la censura che era stata fatta su alcune parti, dopo quando è stato trasmesso “per intero”, ha mostrato un documentario diverso, non quello che gira su Internet ma uno dove sono state tolte delle parti (ad esempio quelle dove si fa credere che Ratzinger abbia prodotto o promulgato o coperto il famoso documento “segreto” voluto invece da Giovanni XXIII, come ha fatto notare un ragazzo in studio. Una cosetta da nulla…), e dove è stata rifatta la traduzione in italiano edulcorando e rivedendo alcuni passaggi completamente fallati nell’originale in rete.
A quel punto rimanevano in piedi due accuse: la segretezza e il fatto che la Chiesa non faccia nulla contro i preti pedofili. Senza scomporsi tanto e mostrando un’invidiabile calma di fronte alla quantità di personaggi che il Conducator aveva chiamato all’attacco, Mons. Fisichella ha detto che la segretezza è processuale, esattamente come accade in qualsiasi ambito processuale (perché stiamo parlando di diritto canonico, giova sempre ribadirlo). E lì è finita la prima grande accusa come una bolla di sapone. Sulla seconda, per quanto possa essere vero, anche se relativamente, che fino ad un certo punto la Chiesa di Roma non si fosse resa bene conto di alcune pieghe che stava prendendo il fenomeno, è altrettanto vero, contrariamente a quanto tutti si affrettavano ad affermare, che ha poi preso provvedimenti, e che è stato proprio Ratzinger ad affrontare la situazione e ad avocare al Vaticano le cause in corso, invocando e dimostrando coi fatti una severità molto maggiore per tutti quelli coinvolti nella vicenda, altro che segreto e omertà.
Questo per quanto attiene al documentario in sè. Per il tema in generale, alla fine sono d’accordo con Fisichella, si prova solo una profonda tristezza per tutto quanto accaduto e soprattutto, come ha giustamente ribadito queste persone non dovevano diventare preti. C’era poco da dire che la Chiesa si dovrebbe vergognare, quando i presenti hanno introdotto questo pretestuoso argomento (che credo fosse il leit motiv su cui voleva basarsi Santoro) giustamente c’è stata una reazione forte del prelato: siamo orgogliosi del lavoro che facciamo e si va a testa alta. Certamente, però, si tratta di agire con maggiore determinazione su due campi: la selezione all’ingresso di persone con problemi sessuali, che non possono accedere al sacerdozio, e la severità con cui si puniscono gli eventuali abusi su bambini.
In ogni caso, Santoro ha mantenuto uno stile piuttosto morigerato, è stato a tratti perfino corretto e pacato, e non ha indulgiato sullo scontro verbale e fazioso come in genere fa. Sarà stato un miracolo, chi lo sa…
Odifreddi un po’ una nullità, soprattutto quando si mette a parlare di cose di chiesa, ma questo già si sapeva, e Don Di Noto sembrava un po’ “prete de strada” ma nient’affatto ingenuo. La Borromeo molto carina vestita di nero.
Finisco linkando la “pagella” di Massimo Introvigne sulla trasmissione, che non manca di spunti di interesse e di riflessione.
3 thoughts on “Ancora sul video della BBC / 4 (the end)”
Bravo luciano. bel post!
grazie!
Sono d’accordo: quelle persone non dovevano scegliere di diventare preti! E sicuramete necessitano di una qualche terapia.
Non potrebbe, forse, essere il momento opportuno per incominciare a invertire una prassi dei media, dando meno risalto ai fatti deprecabili e mettendo in maggior luce gli atti degni di lode che avvengono nel mondo? Oltre a questo processo di disgregazione mondiale esiste, anche se minoritario e silenzioso, un processo edificatorio a cui varrebbe pena dare il dovuto risalto.