Me ne stavo in chiesa ad una funzione intento ad ascoltar Parola e il suo commento, insieme ad alcuni amici con cui condivido afflati e disposizioni d’animo. Tutto ciò sembrava giusto e instillava in noi una qual certa tensione interiore. In verità dentro di me c’era anche un’altra tensione prodotta dalla contingente situazione sentimentale, nonché disturbi vertiginosi vari, ma questo non è di interesse.
Mentre ciò avveniva, un di loro rientrava nel nostro banco dopo aver effettuato lettura. Egli era visibilmente scosso, e sbuffando e pronunciando parole incomprensibili mi causava una preoccupazione interiore frammista a stolida curiosità. Il movimento brusco del suo capo, il cenno di stizza, tutto sembrava voler dire che era successo qualcosa. Ma l’uomo ed amico, che ben conosco, non è solito a lasciarsi andare a manifestazioni tali, se non v’è reale necessità! Immaginavo quindi, tra me e me, che dovesse essere qualcosa di importante.
Non osavo chiedere, anche visto che la funziona scorreva nel suo silenzioso incedere, e quindi aspettavo il momento propizio, nell’attesa congetturando le più varie ipotesi: aveva forse visto nel telefonino una chiamata della lontana madre, ed era estremamente preoccupato del non poterla richiamare per conoscere le notizie; aveva forse avuto un breve quanto choccante dialogo con qualche altra persona presente sul lato altare, che gli aveva giurato eterna vendetta per quella volta che non l’aveva salutata; aveva ricevuto la richiesta – con un cenno del capo – di spostare tutte le parti pesanti della chiesa e di farlo entro la sera stessa, senza l’aiuto di nessuno; aveva visto una piccola bambina cinese rubare tutte le ostie e portarle fuori dal luogo sacro come souvenir…
Affastellate tutte queste ipotesi, ed attesa quindi una pausa di canto per rivolgermi a lui, visibilmente sbuffante e vieppiù nervoso, chiesi alfine: “Che è successo?”. Fu allora che mi sentii rispondere con sguardo severo e indisposto “Manca un bottone alla giacca!! Se ne saranno accorte tutte qui!!”
Per un momento il mio sguardo attonito deve essere stato prevalente. In ogni caso, non so perché le mie vertigini hanno improvvisamente avuto un’impennata, e ho dovuto lasciar la funzione anzitempo.
5 thoughts on “Attaccar bottone”
Strano che tu non fossi sull’autobus della linea S.
S come Serva.. S come Stronzo … 😕 😀 Perche’ S?
manchi di cultura. Guarda qua.
Ce l’hai? Me lo passi? 🙂
(il link scomparso era: http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?isbn=8806173251
ce l’ho, ma ti converrebbe cercare qualche romano, no?