Vent’anni fa succedeva il disastro di Chernobyl. Tutti ce lo ricordiamo, ed anche io, che allora stavo al liceo. Quello che forse non tutti sanno è che è stata una tragedia largamente annunciata e (involontariamente) provocata, tanto dalla scarsa preparazione del personale addetto, quanto dalla mentalità “da guerra fredda” dell’allora regime sovietico, che imponeva direttive pesantissime sull’arricchimento di uranio e ignorava volutamente qualsiasi principio basilare di sicurezza. Sul sito Fisica-mente c’è la sequenza che ha portato al disastro.
(…)
Il reattore RBMK è diviso in due sezioni, ciascuna delle quali collegata ad un turbogeneratore (Figura 1). Con tale disegno è possibile fermare metà reattore con il suo turbogeneratore. Eravamo in questa condizione di fermo al 50% il 25 aprile 1986, per operazioni di normale manutenzione dell’Unità 4. Si pensò di sfruttare questo fermo per fare l’esperimento seguente: nel caso si fosse avuto un qualunque abbassamento di potenza, la turbina e l’alternatore funzionanti al minimo sarebbero stati in grado di dare potenza elettrica sufficiente per mettere in funzione i dispositivi di emergenza, le pompe per il raffreddamento dell’acqua del nocciolo, fino a che non si fossero messi in funzione i generatori diesel che avrebbero provveduto allo scopo?
Il fine di questi test era il determinare se il raffreddamento del nocciolo sarebbe stato assicurato lo stesso nel caso di abbassamenti fortuiti di potenza. Già si erano fatte precedenti prove, in altri periodi di fermo parziale del reattore, ma non si era addivenuti a conclusioni soddisfacenti. La ripetizione dell’esperimento si originava ora per aver aggiunto al sistema uno speciale generatore di campo magnetico, appunto, da provare.
Quando si decise di mettere in pratica il test non vi fu coordinamento tra coloro che dovevano fare l’esperimento e coloro che erano incaricati degli impianti di sicurezza del reattore.
Questi ultimi non erano stati avvertiti del test e del suo pericolo potenziale. Il programma dell’esperimento prevedeva la chiusura dei sistemi di raffreddamento di emergenza del nocciolo (ECCS), sistemi che avrebbero fornito l’acqua in caso di emergenza. Questa cosa non ebbe poi grande rilevanza per il succedersi degli eventi catastrofici, ma mostra a quale livello di incoscienza si operava relativamente a questioni di sicurezza.
(ANSA)
Pochi anni più tardi avrei parlato a lungo del problema con un ingegnere nucleare, il cognato della mia fidanzata di allora. Diceva: “Il problema non sono le centrali in sè. Ma come vengono costruite e gestite. Una centrale può essere sicura, oppure no, ma dipende solo dalla volontà politica e dalla disponibilità economica e tecnologica del paese. La tecnologia già oggi permette di avere questa sicurezza. Certo, poi c’è il problema delle scorie. Ma le centrali sovietiche sono pericolose, costruite male e gestite peggio, lo sanno tutti ma nessuno osa mettere bocca, d’altronde lì non puoi muoverti.”
Poi hanno scoperto che il reattore RBMK, quello di Chernobyl, e di tutte le centrali costruite in USSR, è difettoso. E, almeno relativamente a quelle installate nella zona Nord-Est dell’Unione Europea, questa chiede a chi vuole entrare in Europa che siano chiuse le centrali che usano questo tipo di reattore. Di queste solo una ha ancora un reattore attivo di questo tipo: la Lituania (già in Europa insieme alle altre due repubbliche Baltiche dal 2004): ha promesso che nel 2007 lo spegnerà definitivamente.
One thought on “Promemoria nucleare”
Ed e’ per questo che sono fortemente contrario al nucleare in Italia. Guardo le nuove stazioni della metro, finite qualche anno fa, che colano acqua da tutte le parti. E penso ad un reattore nucleare italiota, coi secchielli messi a raccogliere la roba fluorescente che cola dalle crepe.
immaginatamente,
Cthulhu