Appunti, note e suggerimenti per un candidato al Campidoglio (diverso da Alemanno)
(il testo è stato aggiornato dopo la pubblicazione)
Il 26 e il 27 maggio si vota per le comunali a Roma.
Ecco tutte le liste e i candidati, per chi fosse interessato: si va da Repubblica Romana a Militia Christi, 22 18 candidati alla poltrona di sindaco, ma sostanzialmente sono tre i “big” in lista (più un quarto incomodo): Ignazio Marino, per il PD, Gianni Alemanno, per il PDL, sindaco uscente, Alfio Marchini, outsider rappresentante il centro, e Marcello de Vito, del Movimento 5 stelle.
Come si evince dal titolo, non voterò Alemanno, perché non lo ritengo adatto al governo della città, nonostante l’invito di molti amici che – a mio avviso erroneamente – puntano a farne una battaglia ideologica o addirittura religiosa. L’amministrazione di questi anni ha, invece, profondamente deluso su molteplici aspetti, e su questo i miei amici sanno che non faccio sconti. Non mi soffermerò sugli aspetti più discussi della sua amministrazione, da quello sulla criminalità nella Capitale alla polemica sulle assunzioni facili (la cosiddetta Parentopoli capitolina), o più peculiari come la nevicata a Roma del 2012 di cui ancora si parla, o come l’idea di abbattere il gigantesco quartiere di Tor Bella Monaca per ricostruirlo (…), o ancora come il deprimente abbandono del bikesharing (diffuso capillarmente in qualsiasi grande città d’Europa). C’è davvero una letteratura sterminata sulle cose fatte e non fatte (o dette e non dette) a Roma in questi anni: si può far riferimento agli innumerevoli articoli che si trovano sulla rete, o la puntata di Report per le questioni più critiche, intitolata “Romanzo capitale” (che non ha mancato di sortire il relativo strascico polemico).
Non è una questione personale, tutt’altro. Stimo la persona e non ho problemi a dire che nel 2008 l’ho anche votato, perché unica alternativa credibile all’evanescente Rutelli (uno che – tra le altre cose – aveva fatto costruire l’inutilissimo e dannoso tunnel stradale sotto il Gianicolo, quello di Cavalleggeri, e che invece di fluidificare il traffico a Castel S. Angelo, è stato capace di inventarsi un’incredibile contorsione viabile di cui ancora oggi paghiamo i costi ─ per non parlare della orribile Teca di Meier!). Mi dispiace, ripeto, per gli amici che sostengono la candidatura di Alemanno, così come la richiesta di una “fiducia in bianco”: personalmente ritengo che sia ora di voltare pagina.
Prima di elencare alcuni punti per un candidato sindaco, mi piacerebbe però fare una piccola premessa sul peggioramento di un aspetto a mio avviso importante, forse più di quello che sembra, e mi riferisco al degrado urbano. La situazione in cui volge Roma è tremenda. Negli ultimi anni sono peggiorati molti aspetti fondamentali della Capitale ma il degrado urbano è aumentato a livelli inimmaginabili per una metropoli di stampo europeo, come più volte sottolineato anche dalla stampa (sia nostrana sia soprattutto estera). Una delle cause principali è da ricercarsi nell’abusivismo, esploso negli ultimi anni, con il devastante impatto provocato dalla deregulation avviata nel 2009 con una scriteriata delibera (la 37) che, pur proponendosi di gestire una serie di settori difficili, ha lasciato campo aperto alle varie camarille operanti nella città, che hanno approfittato del caos per conquistare spazi e gettarsi nell’illegalità.
Tutto l’aspetto dell’educazione civica di Roma e del rispetto delle regole, pilastro fondamentale per la buona fruizione di una città e storicamente punto debole della Capitale, è andato a farsi benedire, caduto sotto i colpi inferti da una serie di scelte sbagliate. Ne hanno approfittato un po’ tutti, dalle ditte e società abusive ai ristoranti, dalle affissioni pubblicitarie dei maxi-cartelloni sulle strutture stradali, dai camion bar ai pullman, in un crescendo che ha trasformato e sfigurato quasi tutti i quartieri di Roma. Questa trasformazione in “brutto” ha certamente consolidato una tendenza al lassismo ed alla mancanza di controlli che ha finito per peggiorare ancora di più, se possibile, le cose.
Per la precisione, una delle componenti dell’abusivismo più odiosa e capillare è costituita dalla cosiddetta “cartellopoli”, una vera e propria mafia – com’è stata definita dallo stesso sindaco Alemanno, che si fa beffe del Campidoglio. Il “degrado delle regole” da questa portato è stato ben documentato da una serie di siti web: il primo storico sito è stato Cartellopoli, (da cui il nome), ma iniziative dei cittadini e delle associazioni indignate per il diffondersi del malaffare si sono moltiplicate nel tempo da Cittadinanzattiva, a Bastacartelloni, da Degrado Esquilino, a RiprendiamociRoma, solo per citarne alcune.
Il problema della sicurezza è il più importante, subito prima del problema del “Brutto”. Il decuplicarsi di cartelloni in zone vietatissime da multipli articoli del Codice della strada (oltre che dal buon senso) ha prodotto in questi anni un numero elevatissimo di incidenti stradali, dovuti a varie concause, tutte legate alla pratica abusivista: cartelloni che coprono i semafori, cartelloni che coprono la segnaletica, cartelloni che coprono la visuale, che coprono i pedoni, che coprono gli incroci, e via dicendo, in un florilegio di illegalità che lascia sconcertati anche i più distratti. Basta farsi un giro per uno qualsiasi dei blog suddetti per farsene un’idea.
Il problema, già noto nel 2010, nonostante le dichiarazioni dei responsabili, ha continuato a peggiorare notevolmente fino ad arrivare all’oggi, dove una quantità inimmaginabile di cartelloni di tutte le fogge e dimensioni riempie praticamente ogni spazio libero in città (fatta eccezione per il Centro storico, dove c’è un controllo diverso…) e in periferia, in spazi per la maggior parte abusivi. E’ una selva senza soluzione di continuità che unisce il brutto al degrado, l’illegalità al pericolo.
E’ necessario cercare di avvicinare Roma non alle favelas di Rio ma alle capitali europee come Vienna, Parigi, Londra. E su questo aspetto ci siamo allontanati pericolosamente proprio negli ultimi anni.
La maleducazione e la prepotenza, come si sa, sono di casa a Roma, ed è preciso compito di un’amministrazione non assecondare ma contrastare, con la dovuta efficienza, le cattive abitudini, l’abusivismo, le camarille, specialmente quando sconfinano in un problema di sicurezza, di illegalità e di degrado urbano. E le cose spesso sono collegate: non c’è rispetto delle regole solo per un aspetto, bisogna impegnarsi per farle applicare in modo coerente e consistente ai vari livelli, e nel tempo, dando il buon esempio e contrastando sul territorio chi non rispetta i diritti degli altri.
Bene. Fatta questa doverosa premessa, su un aspetto che per un romano che vuole bene a questa città non può essere taciuto, passo la “parola” al caro amico Giuseppe Sbardella, come sempre controcorrente e proiettato verso i giovani, che mi ha consigliato il giovane Andrea Lemma, che ho conosciuto come candidato autorevole in Scelta Civica, e che oggi corre alle comunali per la lista collegata ad Alfio Marchini. Ad Andrea dunque mi rivolgo idealmente per una personale lista di proposte che io adotterei “se fossi sindaco”.
Le 3 cose che un sindaco di Roma dovrebbe fare subito
Questi 3 punti in realtà, per chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui, non sono che un’ovvia conseguenza di quanto detto finora: dal ripristino della legalità ad ogni livello e grado, alla lotta all’abusivismo ed al degrado urbano, sono fattori irrinunciabili per una città che possa definirsi moderna e capitale allo stesso tempo.
1. Lotta al degrado urbano. E’ necessario riqualificare tutti gli aspetti urbanistici a partire dall’abbattimento del 90% della cartellonistica pubblicitaria (specialmente i maxi-cartelloni abusivi) non a norma, e contestuale ripristino di quella stradale e semaforica, controllo delle regole di attuazione con personale adeguato e diffuso sul territorio e procedura di bando degli spazi pubblicitari autorizzati sul territorio comunale. Devono essere autorizzate ad operare poche, selezionate ditte che rispettino i protocolli di sicurezza e le regole del decoro urbano e non le centinaia di ditte senza controllo com’è attualmente. Ogni installazione abusiva dev’essere immediatamente rimossa e la sanzione deve interessare sia chi ha l’effettuata sia il committente (politico, azienda o ente che sia, inclusa la stessa amministrazione), con importi adeguati e non ridicoli, e con database delle sanzioni progressivo: alle ditte recidive che continuano nell’illegalità dovrà venir tolta la possibilità di affissione.
2. Contrastare le “cattive abitudini” dei romani, che devono essere progressivamente ridotte attraverso una duplice direzione. Da una parte un capillare servizio di controllo e di prevenzione, dall’altra con un altrettanto capillare rispetto delle regole. A questo proposito è fondamentale avere un corpo dei vigili urbani che risponda ai più rigidi protocolli di serietà e di applicazione delle norme, senza eccezioni. E’ altrettanto importante che in modo ordinato vengano ripristinate tutte le condizioni di legalità e di diritto che in questi anni si sono calpestate, dalla guida “alla romana”, alle licenze abusive, all’arroganza dei furbetti e via dicendo.
3. Gestione del traffico e della viabilità, appunto. Roma anche da questo punto di vista non è ingovernabile, è solamente malgovernata. Le cattive abitudini di cui al punto 2 sono declinate poderosamente nell’odierno caos che regna per le strade dell’Urbe. In realtà anche qui vige il principio amministrativo di applicazione ordinata di tutte le norme con buon senso ed efficacia. Qualche anno fa un lungo articolo dell’Ordine degli Ingegneri esaminava tutte le problematiche della viabilità di Roma e le soluzioni possibili ed attuabili. Uno degli ostacoli principali alla scorrevolezza del traffico è dato dalla sosta selvaggia. Basta un cafone (e Roma ne è purtroppo piena) e il flusso del traffico specialmente nelle vie principali, ne risente. Flotte capillari di vigili in motorino che scoraggino la sosta selvaggia potrebbero fluidificare efficacemente il traffico; poi l’istituzione di vie ad alto scorrimento (in Inghilterra si chiamano red routes, strade rosse) nelle quali sia tassativamente vietato sostare e fermarsi, pena multa o rimozione immediata; installazione di telecamere ad ogni incrocio e semaforo principale; stop ai pullman che entrano dentro Roma girando per le vie più belle e creando disagio, inquinamento e traffico, ecc.
Ok, è chiaro che oltre a queste 3 cose ce ne sono di molte altre, sicuramente anche più importanti (il diritto al lavoro, alla salute, la situazione sanitaria, l’ordine pubblico, l’attenzione alle fasce deboli, ecc.), ma le dò quasi per scontate. Invece, aspetti che apparentemente sembrano meno importanti, come il degrado urbano o la “illegalità delle piccole cose”, secondo me danno proprio l’idea e hanno conseguenze indirette ma incisive sulla qualità della vita di una grande città come Roma.
Se già solo si attuassero questi pochi ma essenziali punti, si farebbe un balzo in avanti. Perché i romani non sono differenti dagli altri, sono forse un po’ più pigri e maleducati, ma basta che sia dato il buon esempio e si facciano rispettare le regole in modo ordinato e coerente, e anche gli indisciplinati “risentono” positivamente del clima cambiato e si adeguano. Viceversa, se il romano vede che c’è uno smottamento delle regole di civile convivenza, automaticamente si adegua “all’ingiù”. Insomma come diceva un mio amico, “è molto facile prendere le cattive abitudini, il difficile è prendere quelle buone”, e per questo ci vuole costanza e pazienza, e un’amministrazione all’altezza, senza tentennamenti e pericolose passività. Coraggio!
Aggiornamento
Sembra che dopo la pubblicazione di questo post qualcosa si sia iniziato a muovere, soprattutto grazie alle associazioni e ai comitati che operano attivamente per questa scandalosa situazione. In particolare l’arch. Bosi con Bastacartelloni.tv hanno promosso questa conferenza stampa sul PrIp molto importante alla quale hanno partecipato diverse realtà, sia associative sia istituzionali. Inoltre Cartellopoli ha pubblicato anche un importante aggiornamento sempre sul PrIp dal significativo titolo Si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel. Speriamo sia davvero così!