Recentemente mi è stata chiesta una consulenza per la gestione sui social network, e sul Web in generale, dell’immagine di un politico o di un soggetto politico. D’altronde, dopo la strepitosa vittoria di un Obama 2.0 negli Stati Uniti, anche da noi si sta diffondendo gradualmente (con calma) la convinzione che l’utilizzo dei nuovi strumenti “sociali” sia una eccezionale opportunità per raggiungere molte persone e per convogliare consenso e confronto da parte di chi si occupa di politica.
Mi son trovato, per l’occasione, a stilare una sorta di piccolo vademecum sul corretto uso che secondo me può essere fatto di questi strumenti, quelli cioè che consentono una relazione comunicativa con le persone – in questo caso il potenziale elettorato – non in modo “broadcast” ma partecipativo, come la democrazia digitale consente in tempi elettorali, e di quali limiti affrontare e quali errori eventualmente evitare, in fase di elaborazione e di campagna.
Sapendo bene di non essere certo il primo ad affrontare tale tema, infatti, condivido con chi mi legge queste idee anche per stimolare un confronto su quali possano essere ulteriori o diversi modi di intendere la comunicazione 2.0 dell’agenda politica magari italiana, così peculiare rispetto ad altre.
1) Come prima cosa partirei dalla logica che c’è dietro ad un contesto di comunicazione politica. Il processo di base, secondo me, di una corretta strategia dovrebbe procedere (ma questo a prescindere dal contesto online stesso) su due binari: un primo binario di principi, che il soggetto politico contiene al suo interno, composto poi dalle idee e dai valori di chi si rifà a quei principi e dagli indirizzi culturali, sociali ed etici che il percorso politico evidenzia. Un secondo binario è quello dell’azione concreta, che prende spunto e linfa dai principi anzidetti. Le due componenti, a mio avviso, non possono mancare e dovrebbero essere il più equilbrate possibile. Senza i principi, infatti, l’azione concreta del politico appare svilita nel suo procedere: sono quegli ideali il motore dell’azione, dei quali poche forze riescono a farne a meno, dai più classici come quelli patriottici ai valori di una cultura religiosa. Altresì, la politica è anche e soprattutto un processo di potere, che si sostiene e trova la sua ragion d’essere nel legiferare e nel governare la nazione. Dunque il binario di azione concreta deve essere presente, con le proposte di legge, a livello politico o amministrativo, e con le proposte concrete di cambiamento, di miglioramento, ovvero di mantenimento delle tradizioni culturali o sociali. Questi due binari costituiscono la strada che il politico deve intraprendere anche sulla rete.
2) Chiariti e stabiliti i due binari di principio e di azione, la seconda scelta che lo staff politico deve fare riguarda gli strumenti veri e propri da utilizzare. Ma non è subito l’utilizzo degli strumenti 2.0 che vorrei prendere in considerazione. Prima di elencarne i principali e quelli più utili (nei prossimi punti), all’interno di questo percorso è importante il “presidio” dei nomi. Non sempre, infatti, è disponibile il nome che, fatta eccezione per Facebook che utilizza un identificativo numerico, è invece importante per riconoscere esattamente la figura di riferimento. Chiaramente, se un politico si chiama “Asdrubale Quintigernissimenti” (ho inventato – spero) sarà facilissimo trovare liberi i nomi nei vari servizi su Internet. Viceversa, per un “Mario Rossi” no. Dunque una prima azione dell’azienda che si occupa di curare l’immagine sarà registrare o impegnare il nome e cognome del politico (o la sigla del soggetto politico) in questione sui vari strumenti Web.
3) Dando per scontato che il politico abbia un sito (e purtroppo non è
così scontato…) ben fatto e navigabile con facilità da tutti, contenente tutti i dati che hanno rilevanza elettorale (proposta e
programma politico, biografia, eventuale passato politico o
imprenditoriale, esperienze sociali e culturali, aggregazioni politiche di appartenenza, etc), faccio ancora una premessa. L’utilizzo di Internet serve per comunicare velocemente e quotidianamente e per stabilire un contatto ed un feedback con i propri potenziali elettori. Questo fissare gli obiettivi di sollecitazione e risposta è importante perché Internet è la metafora di una piazza virtuale, dove la platea può diventare estremamente vasta (come anche rimanere molto piccola), e come nella piazza reale, bisogna essere pronti al confronto ma anche agli scontri (ovviamente verbali) ed alle discussioni, e bisogna saper rispondere con la dovuta serenità e con la forza delle proprie opinioni, e con i fatti concreti e le proposte di cambiamento (le famose “promesse elettorali”). Cosa importante, Internet è soprattutto una grande memoria che tiene traccia di tutto quello che viene scritto, ed è dunque importante scrivere tenendo a mente che ciò che viene memorizzato su siti, blog, e quant’altro, può essere consultato con estrema facilità anche a distanza di anni e generalmente rimane di pubblico dominio – o può essere ripubblicato su altri siti o blog, spesso all’insaputa del politico stesso. Tenere traccia di tutto il flusso informativo è un compito estremamente oneroso, e diventa impossibile spesso cambiarlo a posteriori. Se può avere un senso, per l’azienda che cura l’immagine del politico, avere un riscontro del feedback ed organizzarlo per poterlo gestire al meglio ed intervenire dove serve, è sconsigliabile cercare di modificare quanto si è già scritto per evitare “brutte figure”. Molto meglio, in caso, ammettere un errore di valutazione e confrontarsi in un dialogo aperto e franco con chi esprime delle critiche motivate (auspicando sempre una forma rispettosa delle istanze di dialogo di tutti) ed esprimendo anche online quel “tavolo di confronto” che è il pane quotidiano di ogni politico di mestiere.
4) Veniamo dunque alla scelta degli strumenti 2.0, perché sebbene la teoria sia importante, è anche vero che bisogna poi regolare gli interventi anche sul tipo di strumento che andiamo ad utilizzare, ricordando che abbiamo già un sito di riferimento.
4.1) Il primo strumento che incontriamo è ovviamente il blog.
Facciamo qui subito attenzione al fatto che questo strumento non
dovrebbe essere confuso con “il sito”, perché sono due oggetti
contenutisticamenti diversi. Mentre sul sito, infatti, dovrebbero
esserci i dati e le informazioni sostanzialmente “statiche” del
politico, corredati da qualche articolo di approfondimento su tematiche
di ampio respiro magari anche lunghe e corpose, il blog invece è uno
strumento di diaristica se non quotidiana, quasi. La differenza è anche
a livello di target e di formato: il blog è di fatto lo strumento che
crea una fidelizzazione con il potenziale elettorato e deve essere
composto da interventi brevi, spesso tagliati sull’attualità, e
dovrebbe invitare al confronto, mentre il sito è consultato più una
tantum da chi è specificatamente interessato ad avere notizie sulla
persona. Nulla toglie che sito e blog risiedano sullo stesso indirizzo
fisico ovviamente (tipicamente, il nomecognome.it o .com della persona,
mentre il blog ad esempio potrà risiedere all’indirizzo
blog.nomecognome.it oppure nomecognome.it/blog), ma è importante
rendere al lettore una differenziazione tra le due sezioni.
4.2) Dopo il blog, gli strumenti di comunicazione social attualmente considerati più utili sono senz’altro:
- Twitter. E’ una
piattaforma cosiddetta di microblogging, che consente di scrivere (o
ricevere, via cellulare nei paesi abilitati o via web) piccoli messaggi
di testo (attualmente limitati a 160 caratteri, come gli sms) che
mantengono la loro permamenza sul Web con un indirizzo univoco. Essendo
una piattaforma social, c’è il meccanismo di iscrizione e di iscritti.
Molto utile per conoscere sensazioni, opinioni veloci e dati e fatti di
rilevanza come posizioni geografiche o avvertimenti, non consente
commenti ma “repliche”, che costituiscono elementi Twitter esse stesse.
Nonostante la limitatezza intrinseca, è uno
strumento molto usato per la sua facilità, pervasività ed immediatezza: un interessante articolo
sul tema Twitter, un esempio di politico qui e di istituzione che non ti aspetti qui. - Friendfeed. E’ un
aggregatore, molto esteso, che consente di visualizzare in un unico
flusso tutti gli interventi che un dato soggetto effettua attraverso
gli altri strumenti social. Ad esempio si vedrà cosa ha scritto su
Twitter, cosa ha postato sul blog, etc. Ogni singolo elemento, poi, può
essere commentato e annotato come piacevole e può essere inserito anche
direttamente dalla piattaforma, come un messaggio di stato o una foto.
Anche qui, la socialità viene caratterizzata in più dal meccanismo di
iscrizioni e di iscritti e dalla possibilità di visualizzare contributi
di persone cui non siamo iscritti ma che “piacciono” a persone cui
siamo iscritti. Molto utile per avere un “polso” sugli avvenimenti
della giornata e per discutere su argomenti di stretta contingenza, è
anche molto dispersivo perché su singoli elementi si possono
concentrare moli di centinaia di commenti in un andamento esponenziale. - Delicious.
E’ una piattaforma di social bookmarking, ovvero è un aggregatore che
consente di tenere traccia delle pagine (articoli, siti web, video,
etc) che una o più persone hanno salvato per poterle rivedere in seguito. Più
persone segnalano una pagina, maggiormente questa diventa “sociale”
ovvero sale all’attenzione delle persone che consultano il servizio,
diventando più letta. Lo strumento è particolarmente utile per tenere
traccia secondo un ordinamento per parole chiave (“tag”) di elementi
che si vogliono consultare, o segnalare ad altre persone, anche in un
secondo momento, e consente sia di effettuare ricerche su queste parole
chiave, sia di annotare anche il “buzz” ovvero il grado di attenzione
che tali elementi sono in grado di determinare sul pubblico.
Anche qui, vi è un meccanismo di iscrizioni e di vicinanza che consente
di seguire persone delle quali ci interessa conoscere gli elementi
salvati.
4.3) E veniamo a Facebook
che è un tema a parte. A differenza di tutti gli strumenti che abbiamo
visto finora, Facebook è una piattaforma “social” chiusa e limitata,
che però offre una grandissima opportunità di comunicazione per la
enorme quantità di iscritti da tutte le parti del mondo (soprattutto in
Italia è la più usata), e per le modalità e gli strumenti che offre: si
va dallo “stato” con cui descriviamo un evento o una sensazione che
condividiamo con altri, agli amici ed ai loro profili pieni di
informazioni, ai gruppi di interesse, tra i quali ovviamente quelli
politici, all’organizzazione di eventi, alle pagine di promozione
personale, e di fan group, etc. il tutto secondo un’interfaccia
ordinata e regole di utilizzo gestite dallo staff di Facebook. Le
potenzialità di Facebook sono evidenti a partire dal fatto che ogni
persona è presente col proprio nome e cognome e dunque si mette in
gioco personalmente: vi sono informazioni riguardanti la propria età,
interessi, e di norma anche posizioni politiche o religiose. La privacy
è uno temi più scottanti per la presenza su Facebook, ma questo
naturalmente non solo è l’ultimo dei problemi di un politico che vuole
sfruttare tale piattaforma, ma ne è anzi la maggiore attrattiva.
Infatti, dovendo la sua azione essere il più trasparente e pervasiva
possibile, la piattaforma Facebook sembra costruita apposta per
consentire il massimo passaggio di informazioni personali – in questo
caso politiche – che il candidato esprime, e d’altro canto permette al
politico stesso, ed in questo caso al suo staff, di sapere con maggiore
precisione quali sono le persone interessate alla sua attività
politica.
(1 – continua nella seconda puntata)
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La gestione del politico 2.0 (2 – occhio al messaggio)
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