Sono addolorato per quanto sta succedendo e sono sempre più convinto che il titolo del mio post appena appresa la notizia sia quantomeno azzeccato: morti sulla coscienza del Presidente del Consiglio. Perché è sbagliato prendersela con “chi comanda” quando le responsabilità sono di terzi esattamente quanto è coerente farlo nel caso questi abbia le responsabilità politiche di quanto avviene. Se, come si sarebbe capito, noi non saremmo affatto dovuti andare in Iraq, noi non siamo lì per la pace, noi non capiamo bene cosa succede ma facciamo i burloni in giro per l’Europa a dire che “facciamo il nostro dovere”, allora va iscritta a questo governo l’ennesima morte di un civile. Che, poi, la morte di questo civile sia più importante delle altre morti degli altri civili o anche degli altri soldati caduti, non è vero, ovviamente. Solamente che in questo caso noi abbiamo visto il suo volto sorridente raccontarci delle storie, in questo caso era un blogger, abbiamo appreso la storia appassionante ed a tratti eroica di un reporter che racconta il mondo e abbiamo visto le facce dei due figli di poco maggiorenni mettersi in tv con composta fiducia, e rispetto agli altri casi in cui c’erano mogli e parenti, questo non ha fatto che rendere ancora più doloroso l’epilogo. Perché in fondo noi italiani abbiamo un cuore d’oro, non riusciamo mai a rimanere freddi e impassibili di fronte a tutto questo. E sono questi ragazzi, che prima di qualsiasi altra persona sono stati presi in giro: massacrati, stritolati, illusi e poi alla fine informati da una persona addetta dell'”Unità di Crisi” della Farnesina che il loro papà era stato assassinato. Anche loro, nel meccanismo che sfugge sia alla semplice comprensione sia alla più difficile gestione, in primis, al nostro Buffone di Corte, sono vittime. Vittime di una guerra in corso, che è talmente diluita e comunicata, cioè non vissuta direttamente, da risultare difficile riconoscere appieno. Oggi c’è uno spezzone di intervista sul Corriere della Sera a Carlo Lizzani a proposito di “Farenheit 9/11”, dove -tra l’altro- dice: (il giornalista chiede “Perchè l’adesione della folla?”) “L’11/9 è stato come il colpo di pistola di Sarajevo, l’inizio ufficiale della III Guerra mondiale”.
Ecco, una guerra partita in sordina, forse. Perchè noi ci aspettavamo bombe nucleari e catastrofi di immane portata, dichiarazioni di guerra e nazioni che si mobilitavano di fronte alle assemblee riunite.. E invece si è cominciato con un colpo di pistola.