«In Silvio io ormai non ho fiducia», dice – schiettamente? – Pierferdy.
(fonte: Corriere.it 17 febbraio 2008)
Bene. Sono d’accordo con lui.
Resta da vedere:
a) Se queste parole dureranno anche dopo il voto
b) Quanti voti guadagnerà o perderà così l’UDC
c) La Rosa bianca, un neo-partito che intercetta i moderati cattolici, che farà?
E infine, i cattolici, questa massa molto eterogenea, l’ha capito qualcuno che dei due poli si sono stufati? Non credo veramente al bipolarismo all’italiana, per gli stessi motivi che Leonardo tenta di spiegare da mesi, se non da anni: non siamo un popolo che può avere due (soltanto) macroaggregazioni. Siamo spezzettati, litigiosi, infinitesimali, individualisti. Eppoi però ci piacciono le semplificazioni, dunque il centro-sinistra e il centro-destra, che però non risolvono nulla: l’uno cambia le cose che fa l’altro. Anche questa è una semplificazione, ma serve a rendere l’idea. Per il resto, a parte mettere subito le persone di fiducia nei posti che contano, tappare i buchi di bilancio, riuscire a non essere divorati dal gigantesco debito pubblico, soddisfare gli interessi clientelari, nessun problema viene risolto, nessun nodo affrontato seriamente. E allora?
A mio avviso, servono tre aggregazioni: una a destra, una a sinistra, ed un centro moderato che riequilibra le spinte centrifughe. In entrambi gli schieramenti, infatti, ci sono gli estremisti, un elemento reale, non una parola vuota. Sono quelli che amano lo scontro (verbale o fisico) e che vogliono cambiare le cose secondo una personale ideologia. Agli estremisti può fare però da contrappeso il centro: è un principio logico. A patto che il centro faccia il suo dovere di ago della bilancia, e che non si lasci sedurre da questa o quella sirena ogni volta composta di poltrone, di facili vittorie, di comodi dialoghi. Tale centro riprenderebbe i voti dei cattolici veri (cioè quelli che prendono decisioni e fanno scelte), che in Italia sono molti di meno di quelli che si dichiarano tali “per cultura” o per comodo.
La via di un centro moderato cattolico “puro” è percorribile, ma è una via stretta, impervia, e difficile. Proprio quello dovrebbe essere il sentiero giusto per ogni cattolico, peraltro.
Temo che rimarrà inattuato ancora per molto tempo a venire, nella politica italiana, un tale principio. Ma quello di Casini (& Co.), anche si incompleto e probabilmente imposto, è già un primo piccolo, timidissimo passo nella direzione giusta.