Il santuario del Divino Amore, situato sull’Ardeatina, fuori Roma, è famoso perché lì si venera un’immagine della Vergine in un culto particolarmente caro ai romani: nella concitata giornata del 4 giugno 1944 venne letto il voto dei romani alla Madonna del Divino Amore affinché la città venisse risparmiata dalla distruzione della guerra. La Madonna salvò Roma e da allora è detta “Salvatrice dell’Urbe”.
Dunque assume un duplice significato che Gianni Alemanno, il sabato della vigilia del voto che lo ha poi consacrato nuovo sindaco della Capitale, abbia compiuto il Pellegrinaggio notturno a piedi fino al santuario, seguendo alle 5 del mattino la Messa solenne, insieme alla moglie.
Da un lato dona una luce nuova e inattesa lo scoprire l’ardore mariano di Alemanno, che dimostra così di avere un carattere, anche religiosamente (aspetto sempre molto importante per i romani che sanno distinguere su quali ciottoli camminano), più netto rispetto al suo ormai ex sfidante – anch’egli cattolico. Dall’altro si potrebbe dire, anche dalle prime dichiarazioni del neo sindaco, che anche stavolta la Madonna ha salvato Roma.
Bisogna tuttavia continuare a pregarla.
Che ci aiuti ad emergere dal degrado e dallo stato di abbandono in cui versano specialmente le periferie. Che si riesca a fermare la crescente schiera di “invisibili” e la criminalità dilagante che di loro si serve.
Che si fermi il neo-sacco di Roma dovuto alla boria dei costruttori e delle amministrazioni compiacenti degli ultimi decenni che aggrediscono continuamente le periferie verdi dentro e fuori dal GRA, rendendole agglomerati di cemento senz’anima, non contenti del sacco di Roma perpetrato dai “palazzinari” dei primi ’60 che ha creato abitazioni spesso fatiscenti, pericolose, invivibili.
Se siete stupiti dalla puntata di Report di Domenica scorsa – si intitolava “I re di Roma” – lo sono stato anch’io. Si dice che non sia stata mandata in onda prima del secondo turno alle comunali di Roma, perché Rutelli avrebbe perso con un tonfo ancora più clamoroso. Nella trasmissione, si mostrava come grazie al trucco degli Accordi di programma attuati con il Piano Regolatore Generale approvato sotto la giunta di centro sinistra, un manipolo di costruttori ha cementificato vecchie e nuove borgate e l’agro pontino rendendole città fuori della città, spesso senza concederne la dignità, il ruolo, la sicurezza ed il livello dei servizi ad esse necessario.
Che si possa, infine, depurare dallo pseudo-culturalismo di sinistra, un po’ di matrice veltroniana, che riempie la pancia e lascia credere che tutto si può fare, che a tutto si può credere (quando la Verità, è una ed una solamente).
Al contempo, non vogliamo rinnegare quello che di buono ha fatto la giunta uscente (penso ad esempio all’aver eliminato le auto non catalizzate dalla parte più grossa di Roma), l’impegno certamente più gravoso è ancora cercare di far crescere l’Urbe in senso civico e in rispetto delle regole: ed anche qui, i problemi comunque restano notevoli.
Inutile elencarne ancora, sono peraltro sotto gli occhi di chiunque viva a Roma e abbia a cuore la città.
Speriamo che i miracoli si ripetano.