Chiariamo subito che l’intento di questo post non è (solamente) logico, nè polemico, ma anche un po’ personale. Non vorrei, infatti, solo ragionare sull’aborto (se sia un omicidio di fatto, se andrebbe vietato tout court oppure regolamentato come oggi o con modalità diverse), perché questo in realtà è un ragionamento che ho già fatto con diverse persone, e che chiunque dotato di onestà intellettuale deve affrontare prima o poi.
No, il post in realtà è anche un tentativo di fare breccia tra i miei lettori di sinistra, che da quanto vedo nei miei commenti sono la maggioranza. A volte non capisco perché arrivano qui, leggono e poi nei commenti si arrabbiano, e molto: io non so veramente che farci. Non sono un uomo di sinistra (nè di destra), non scrivo cose di sinistra, nè della mentalità corrente e men che meno della morale comune. Mi piace argomentare i miei ragionamenti e discuterci, uso l’arma del dialogo affinché possa confrontarmi con persone dotate della stessa buona volontà. E non amo nutrirmi di ideologia.
Dunque? Mistero. Devo aver scritto che ero d’accordo con Rutelli una volta e da lì si è creato un vortice spazio temporale dal quale non sono più uscito!
Coltivo la segreta speranza che mi commenti qualche blogger che almeno la pensi come me, o qualcuno della “coda lunga“, ma arrivano col contagocce.
Quindi, prendo la palla al balzo, e procedo col post serioso…. Non è prioritariamente un discorso sopra la 194, perché quella è una legge, ma più generale..
Il punto sul quale vorrei soffermarmi è se sia vita o no quella specie di nocciolina a forma di mora che si intestardisce ad attecchire nell’utero nei primi giorni della gravidanza. Un tema dibattutto, sicuramente, da persone molto più intelligenti di me. Ma che mi incuriosisce sempre molto negli effetti. Perché se sono molti ad essere d’accordo che a 90 gg. (il massimo teorico per la 194) un feto si riconosce quasi bene e sembra così terribile sopprimerlo, sono ancora di più quelli che pensano che all’inizio, beh si all’inizio può fare, non è ancora propriamente “vita”.
Manco per niente.
Il titolo del post nasce da quel famoso libro sul razzismo che reca l’omonima intenzione. Non ho una figlia, ma alcune sere fa ho provato a spiegare ad un mio amico del tutto ateo, liberista, ed amante della logica, che l’aborto non è solo quel male morale contro cui i cattolici periodicamente si stracciano le vesti e di cui gli atei vanno fieri come conquista della civiltà moderna. Quello sarebbe troppo facile, perchè si sa, la religione, l’ideologia, la libertà, il principio di autodeterminazione della donna, tutte parole che servono come steccati a dire io sto di qua, tu stai di là.
No, il difficile è dimostrare che l’aborto è semplicemente un omicidio, a tutte le latitudini ed in qualsiasi periodo della gestazione, prima o dopo.
L’ho convinto, senza imporre nessun punto di vista, ma in modo logico, proprio sul terreno su cui lui si sentiva più al sicuro.
Che cosa avviene quando si rimane incinte? Saltiamo tutta la parte dei preliminari (la più bella) e anche quella della fecondazione, e arriviamo subito all’impianto nell’utero, che avviene qualche giorno dopo. In quel momento inizia la produzione di un ormone (la gonadotropina corionica) che è presente nell’organismo solo in questa occasione (questo ormone è quello che, se presente, dà la positività al test di gravidanza, dopo qualche giorno di ritardo mestruale). Nell’utero l’ovulo è circondato da una sacca piena d’acqua, completamente chiusa. E’ collegato per mezzo di un cordone, il cordone ombelicale, alla placenta, a sua volta collegata alla madre. La placenta serve per nutrire il feto. E’, infatti, attraverso la placenta che il sangue porta il nutrimento necessario all’embrione prima ed al feto poi.
Apparentemente sembra tutta una cosa che fa la madre: crea le condizioni perché si sviluppi l’embrione, produce nutrienti, ecc. Quindi in buona sostanza, potrebbe essere ragionevole ritenere che qualora la madre decida di non voler sostenere una gravidanza, ne abbia piena facoltà (anche se la 194 dice un’altra cosa, la vedremo dopo, a margine).
Ora, osserviamo invece l’evento da un’altra angolazione: se noi togliamo il nutriente ad un embrione, cosa succede? Muore. Se noi continuiamo a dare nutrimento all’embrione cosa succede? Cresce. Autonomamente. In altre parole all’embrione non serve poi granchè tutta questo vortice di decisioni e di dubbi che sta dietro alla sua esistenza. Non serve neanche sapere se i genitori sono contenti, e se vogliono che lui in futuro abbia gli occhi azzurri o i capelli biondi. No, a lui serve soltanto avere da mangiare, perché lui, di fatto, ha già tutto il patrimonio genetico. Immaginate che per assurdo noi prendessimo un embrione e lo togliessimo da lì, nutrendolo: beh quello crescerebbe esattamente come prima. Cioè non è la madre che lo fa crescere bello e bravo, bensì il nutrimento.
Ora, cos’è quella cosa che se gli togli nutrimento muore e se gli dai nutrimento vive, indipendentemente da tutto il resto? Una vita completa, e completamente determinata.
Una vita che dipende dalla madre per 9 mesi circa perché la natura umana è fatta così. In alcuni mammiferi ci sono le uova, in altri escono fuori subito, in alcuni ci pensano i genitori, in altri ci pensano da soli, insomma la natura è varia ma il concetto rimane lo stesso: quanto tempo sta dentro un incubatrice e che forma e sostanza abbia, sempre ed esclusivamente di vita completa si tratta. Durante la gravidanza la madre non è che passa altre informazioni genetiche al figlio, no. Questo ha già tutto.
Ora, compreso che stiamo parlando di una forma di vita completa fin dall’inizio (e su questo inizio non mi soffermerò, visto che qui ognuno ha le sue idee, io mi limito a dimostrarlo dal passaggio in utero in poi), possiamo agevolmente arrivare al passaggio successivo: è questa forma di vita completa, che ha bisogno di cibo e di un ambiente confortevole per crescere, paragonabile ad una forma di vita sviluppata e visibile anche senza bisogno di un microscopio?
Beh sarebbe strano affermare il contrario. Giacchè infatti le forme di vita sono le più disparate, non è questione di dimensioni, ma di sostanza. Ok, siamo quindi in presenza di una forma di vita. In termini generici, se sopprimo una forma di vita, cosa compio? Beh, un’uccisione. Tendenzialmente, uccido un essere vivente, a meno che non sia già morto per cause naturali voglio dire..
Ma se questo essere vivente è della specie umana, cosa compio infine? Un omicidio. cvd.
Di rimando, alla luce delle polemiche di questi giorni che periodicamente ritornano, mi piacerebbe anche parlare del perché la legge 194, alla luce di queste considerazioni vada rivista (a quanto ne so, l’omicidio è sanzionato severamente dalla legge italiana), e che Ruini sulla 194 ha tutte le ragioni di questo mondo. Soprattutto quando dice che andrebbe quantomeno applicata. La legge, infatti, è nata per tutelare la salute fisica e mentale della donna, è una depenalizzazione dell’aborto, potremmo dire con fine terapeutico. La legge non afferma che una persona si sveglia la mattina va dal medico, gli spiega che ha deciso di rinunciare al figlio, e si fa prescrivere l’aborto. Non funziona così. Il fine della legge era, ed è, quello di evitare gli aborti clandestini e quelle morti sospette che c’erano ai tempi della sua stesura, e che fortunatamente si sono dimezzati. Ora, che questo intento, nel tempo, si sia trasformato in un comodo escamotage per sopprimere gravidanze indesiderate, è esclusivamente una stortura dovuta a motivi egoistici, ma questo non toglie che invece l’aborto sia una pratica da evitare, e da praticare solo ed esclusivamente al fine di proteggere la salute della donna. Altrimenti, per favore, pensateci prima, e non ammazzate un essere umano solo perché qualcuno vi ha detto che in fondo non è ancora “vita”. Non è vero. Lo è e va rispettata. Ci sono tanti metodi per non rimanerci, e non c’è sicuramente bisogno che ve li elenchi tutti.
13 thoughts on “L’aborto spiegato a mia figlia”
Penso che un aborto non sia mai una cosa facile per chi lo adotta, pertanto non mi sento di condannarlo e neppure di giustificarlo..
D’altro canto c’è da dire che VOLENDO al giorno d’oggi con tutti i metodi anticoncezionali in commercio (pillole, diaframmi, cerotti, profilattici, spirali, pillole del giorno dopo) dovrebbe essere più facile evitarlo che compierlo il concepimento.
Così però non è però. E perchè?
Perchè c’è una grossa disinformazione. Mai provato a leggere Cioè o robi simili? Bimbe che pensano che se si lavano subito dopo non restano incinte, altre che si fanno le paturnie per un bacio in bocca..
Nel mio blog ho trovato questa chiave di ricerca: “test di gravidanza rosa pallido.Sono tanto incinta?”
Sono cose che li per lì fanno sorridere. Ma poi pensi: quanta ignoranza c’è dietro? Quanti bimbi nei cassonetti, quanti aborti si potrebbero evitare con un pò di GIUSTA informazione?
Con un corso di educazione sessuale nelle scuole o semplicemente con un discorso da parte dei genitori ai figli adolescenti?
In fin dei conti, non è che se non se ne parla, nessuno fa sesso. O sbaglio?
Ciao, Mascia
Giusto per fare l’avvocato del diavolo, un punto debole ci sarebbe: la tua definizione di vita non è che mi convinca. La vita non è solo nutrimento. Se non ricordo male i tempi del liceo, la definizione di vita è nasce-cresce-si riproduce-muore. Il punto in raltà è proprio qui: quando nasce?
Al momento del concepimento? Al momento del parto? Al quarto mese?
Io non ne sono sicuro.
Quello di cui sono sicuro è che non lo deve decidere un prete.
Sulla questione del controllo delle nascite la chiesa sta facendo dei passi falsi, vedi le ultime dichiarazioni del Papa sull’AIDS.
Ci hanno messo 350 anni a capire che avevano sbagliato con Galileo, spero che stavolta se ne accorgano prima.
Mascia: perfettamente d’accordo con te.Fosse per me io insegnerei educazione sessuale ovunque, nelle scuole, nelle aule, ecc. Non se ne sa mai abbastanza. E se non sbaglio era inclusa anche nella famigerata 194 (e qui ritorna l’invito di Ruini..)
Andrea: quello che dimostravo nel post e’ proprio che la vita e’ definibile tale al momento in cui si forma un essere che ha tutto il patrimonio genetico necessario per crescere al di la’ del nutrimento di cui ha bisogno per svilupparsi. E’ un discorso di logica pura, certamente non e’ facile da intendere di primo acchito, pero’ se ci pensi bene…
Per quanto riguarda l’Aids, ti rimando a questo post di Duca de Gandia (che a sua volta rimanda ad un post molto più esteso):
http://www.bloogs.com/ducadegandia/2005/12/fiocco-fiacco.shtml
Casomai se ne riparla in un orario più consono, ma devo ammettere che leggere “Ruini” ed “educazione sessuale ovunque” nella stessa frase non mi suona benissimo.
Ruini non sta simpatico neanche a me, è furbo, ma non è stupido: non credo che nel perseguire un’ideale maggiore osservanza della 194, si metterebbe di traverso per l’educazione sessuale nelle scuole.
PS. Quella era la Jervolino! (credits to Duca)
Sono assolutamente d’accordo con te: ciò che dici in merito alla questione della vita l’avevo espresso al tempo del referendum sulla procreazione assistita, per il quale ero infatti per tre no ed un sì (http://fratelliditalia.iobloggo.com/archive.php?eid=734&keyw=fecondazione).
Ha ragione Ferrara quando dice che non dobbiamo tacerci che si tratti di “piccoli” omicidi. Moralmente omicidi, perché così non sono per la legge.
Nel 2004 ci sono state 136.000 interruzioni di gravidanza. Non pensavo così tante. Il corriere riporava anche la percentuale di donne che ricorrono due o più volte all’aborto e mi pare fosse attorno al 10%.
Non sono una donna e non ho avuto esperienze ravvicinate di aborti. Non me la sento di poter giudicare in merito, o sostenere che possa essere usata, e quanto, come una forma “alternativa” di “prevenzione”. Certo mi appare però che non può essere un giro di vite a ridimensionare il fenomeno. Come tu invece ben dici si dovrebbe puntare sull’informazione.
Però.
A questo punto però nasce il paradosso, perché l’unica informazione che tu dovresti dare ai tuoi figli, secondo la Chiesa, è non fare sesso prima del matrimonio o durante se non ha lo scopo di figliare.
Hai voglia che i ragazzi ti diano retta. Ecco questo è un punto fondamentale. Il Vaticano non ha ancora compreso (o non vuole comprendere) che la questione aborto è strettamente connessa con la questione della prevenzione.
Non puoi pretendere zero aborti se pretendi zero preservativi.
Un blogger di centro. (Laico, ma non del tutto).
Non fare figli.
Gianlu’ se sei arrivato fin qui solo per dirmi questa stronzata…te la potevi risparmiare. Da PP in poi che aspetto qualche tuo commento serio ma..
(invece spero di farne tanti, tiè 😉
La logica pura: un finto baluardo dove nascondersi, tanto più quando si cita Ruini!
Ho già lasciato un commento ad un post di http://xmau.com/notiziole sull’argomento.
Rimanendo nella laicità, la vita neanche un biologo te la sa definire, credo sia un assioma, come gli assiomi che ci sono nella matematica.
Quindi, per logica, ogni donna decide quando come e perchè ci sia veramente vita dentro di lei e cosa farne.
Lo so, sono molto brutale, ma basta con questa strumentalizzazione della morale, basta!
Scusami Luciano, non ce l’ho naturalmente con te, anzi ti ringrazio di questo piccolo spazio che mi dai per poter scrivere quello che sento.
Ciao!
Ecco, ti ringrazio molto Francesca di questo tuo intervento.
Il punto è proprio quello che tu dici: implicitamente, tu dimostri proprio ciò che esprimo nel post!
In una societa’ civile non dovrebbe assolutamente essere la donna che “decide come e perchè ci sia veramente vita dentro di lei e cosa farne”. Se c’è vita dentro una donna, ed abbiamo visto che e’ cosi’, e se uccidere un essere umano e’ un evento moralmente e legalmente inaccettabile, ed e’ cosi’, allora e’ conseguentemente un arbirtrio inaccettabile che una persona decida di togliere la vita ad un’altra persona.
Siccome cambiano le forme e le condizioni (un embrione non e’ un essere vivente visibile come lo conosciamo noi), molte persone si rifiutano di vedere la realta’ e ci girano intorno, ma la sostanza e’ questa.
Luciano, vorrei fare un’osservazione e porre una domanda. La logica moderna, quella post aristotelica, tanto per intenderci, ha una caratteristica peculiare: è totalmente separata dalla morale. Il termine “omicidio” è una categoria che attiene alla morale, non alla logica. Tant’è vero che quando un essere umano toglie la vita a un proprio simile non si parla di omicidio tout court, ma si indagano le circostanze e le si osserva dal punto di vista morale: se uccido senza motivo è omicidio, se uccido per non essere ucciso è legittima difesa, e la morale mi dice che ciò è giusto. Parlare di omicidio in relazione all’aborto mi sembra una stortura in termini: non puoi uccidere una vita che non è ancora pienamente realizzata, che è presente solo “in potenza”, e che non è neppure automatico che si realizzi pienamente (gli aborti spontanei sono facilissimi nei primi tre mesi di gestazione). Se così non fosse, dovresti ammettere di uccidere un pulcino ogniqualvolta mangi un uovo fecondato, eppure la logica ci dice che così non è. Ma al di là di ogni sofismo, la domanda che pongo è questa: te la sentiresti di mandare in galera una donna, che per i motivi più svariati non si sente pronta ad affrontare una gravidanza? E quando dico motivi più svariati, non mi riferisco a quelli socio- economici (che la 194 dovrebbe aiutare a superare) ma intendo quelli psicologici, che fanno leva sulle paure più profonde. Costringerla ad affrontare il parto, non equivarrebbe a una terribile violenza fisica e psichica? In quest’ottica, volendo ragionare con la logica (ma anche con la morale che tenga conto dello stato psicologico della gestante), impedire a una vita di svilupparsi pienamente equivale a salvare l’integrità mentale di una donna. E non mi pare cosa da poco.
Isidonia, la logica insegna che una vita e’ vita nel momento in cui non ha bisogno di altri elementi esterni per svilupparsi. Da questo si deduce che, essendo l’embrione dipendente solo da nutrienti, e’ una forma di vita completamente determinata. Dire “in potenza” e’ un comodo gioco di parole: tutto e’ potenziale quando si tratta di un feto, essendo ancora incapace di porre in atto azioni esterne al grembo materno, e lo continua anche ad essere per i primi mesi o anni di vita. Un bimbo che sa tenere il tempo e’ un direttore d’orchestra in potenza? Vedi come si usano facilmente le definizioni. Invece, sul fatto che sia vita completa e determinata, non c’è nulla da giocare.
Gli aborti spontanei sono certamente un rischio possibile, ma questo rientra nel disegno di Dio, nel destino, o nel fato, o nella psicologia della persona o della coppia, e quindi non puoi certo basarti su tali elementi per dire conseguentemente che si deve incentivare l’aborto perche’ tanto c’e’ il rischio di abortire comunque. Il principio e’ una cosa, l’eventualita’ e’ un’altra.
Il paragone con l’omicidio per legittima difesa non regge: gli embrioni non ti assaltano mica con una bomba a mano, e per quanto riguarda la salute della donna, lo scopo della legge e’ (era) esattamente questo, di salvaguardarla, e quindi nessuno vuole mettere in galera nessun altro. Anzi, al contrario, si tratta proprio di salvare maggiori vite (“in potenza” e non) facendo felici tutti ed evitando un trauma – questo si’ terribile, informati su chi ha gia’ vissuto tali esperienze – di aver ucciso un essere dentro di se’.
Invece, la situazione si e’ ribaltata: il tuo “non se la sente di sostenere una gravidanza” spesso e’ un salto mortale senza corda per un piu’ evidente “io questo figlio non lo voglio”. Continuare a difendere questo principio e’ un errore ed e’ ipocrita, e per questo va corretto. Se non si vuole un figlio, e non ci si e’ pensato prima, o non si e’ potuto, ci sono tante strade molto piu’ civili, lo si lasci adottare da qualcun altro, e non si trovi la comoda scusa che tanto era “in potenza”. Queste sono parole vuote.
Che la madre non passi informazioni genetiche al figlio è vero, ma gli passa tante altre cose, anche la sua disperazione.
Per questo si dice che le madri in attesa devono star tranquille e vivere la gravidanza serenamente per il bene del bambino, non è fantascienza, è provato che una gravidanza mal vissuta abbia ripercussioni sul bambino.
E comunque, se vuoi paragonare una madre ad un’incubatrice, benissimo, la madre può decidere se è il caso di incubare o no un figlio che potrebbe avere problemi, fisici, mentali o esistenziali.
Quando poi dici “comodo escamotage” tocchi davvero il fondo.
Hai mai abortito?
Pensi sia davvero comodo?
Simona