Paul Auster in una puntata di Che tempo che fa del 12 ottobre scorso rilasciò al conduttore Fabio Fazio questa dichiarazione: «Lei pensi che in America più del 40% della gente crede che il mondo sia stato creato in 6 giorni. Crede che si possa parlare con persone che hanno questo tipo di convinzione?» Il famoso scrittore aveva tutta l’aria di voler dire che “credono ancora a queste favole”, ma probabilmente si trattenne, sebbene ben supportato dalla faccia di Fazio…
In un articolo del 19 maggio scorso, il Corriere della Sera intitolava pomposamente “Uomo e scimmia, ecco l’antenato comune“: si dava conto di “un fossile trovato in Germania che potrebbe dare nuove risposte sull’evoluzione umana”. Il «completo e spettacolare fossile del possibile antenato», come l’ha definito Gingerich, «mostra una giovane femmina di Adapide vissuta 47 milioni di anni fa ed è stato scoperto un paio d’anni fa a Messel Shale Pit, una cava abbandonata vicino a Francoforte.»
Sul numero 45 di Radici Cristiane, altresì, la teoria dell’evoluzione delle specie, applicata alla specie umana, viene definita come «aberrante», mentre nella stessa rivista un articolo di Francesco Agnoli (“Bugie neodarwiniste e verità…infinite“) indica la difficoltà di inserire un discorso sulla fede nelle teorie scientfiche e nella confusione intorno a Darwin.
La lista potrebbe continuare all’infinito, con sostenitori di una parte e dell’altra, ma ci fermiamo qui.
A mio parere, porre la questione come una guerra di incompabilità tra chi crede nella creazione e chi sostiene l’evoluzione dell’uomo, è drammaticamente fuorviante e se c’è una favola ben confezionata, temo, sia proprio questo antagonismo. Il problema è che si ragiona su due piani diversi, mischiandoli: il piano scientifico e il piano filosofico, la teoria scientifica di Darwin e il darwinismo (ad esempio una sua degenerazione come il darwinismo sociale).
La questione mi sembra affrontata egregiamente dal filosofo Rocco Buttiglione, nel suo articolo su Liberal di marzo 2009, “Darwin e darwinismo” che con il cortese permesso dell’autore qui si ripubblica.
Rocco Buttiglione
L’anniversario della nascita di Darwin ha dato occasione ad un gran numero di convegni e di pubblicazioni di ineguale valore. Forse è bene fare il punto sulla discussione in atto che, a volte, rischia di uscire dal seminato.
Il primo tema che vogliamo affrontare in questo articolo è: in cosa propriamente consiste la teoria scientifica di Darwin?
Darwin osserva che:
a) In tutte le specie animali o vegetali non tutti gli individui che nascono giungono a maturazione e solo un numero limitato di quelli che giungono a maturazione riesce a riprodursi. Esiste una competizione per le risorse che consentono la maturazione e la riproduzione di ciascun individuo. In questa competizione vince chi è più adattato all’ambiente, cioè chi è più capace di sfruttare le risorse dell’ambiente determinato in cui si trova a vivere.
b) In tutte le specie animali compaiono periodicamente degli individui anomali con caratteristiche parzialmente diverse da quelle degli altri membri della specie. Queste varianti in genere non rappresentano un vantaggio per il loro portatore che quindi si estingue senza riprodursi. Talvolta invece esse sono adattive, cioè favoriscono un migliore adattamento all’ambiente. In tal caso il portatore della variante si riprodurrà più ampiamente degli altri membri della specie e, con il tempo, cambierà la morfologia della specie o anche nascerà una nuova specie animale.
c) La chiave per comprendere il cambiamento delle specie animali è dato dalle trasformazioni dell’ambiente. L’ambiente cambia e gli individui (le specie) capaci di cambiare con esso sopravvivono e si diffondono, quelli che non ne sono capaci regrediscono o scompaiono.
In modo semplice ed elegante Darwin spiega il fenomeno dell’evoluzione, attestato da molti ritrovamenti paleontologici: sono esistite sulla terra diverse specie che successivamente sono scomparse, spesso lasciando il posto ad altre con molte caratteristiche simili che è ragionevole siano derivate dalle prime per evoluzione.
Darwin non è stato il primo a parlare di evoluzione. Questa teoria era stata presentata da molti prima di lui. Ricordiamo qui in particolare il Lamarck. Qual è la differenza fra Darwin e Lamarck? Lamarck pensa che esista un finalismo intrinseco per cui una determinata specie tende a svilupparsi in una certa direzione. Per comprendere l’evoluzione è necessario presupporre una finalità immanente per la quale, ad esempio, i mammuth tendono a diventare elefanti, ovvero anche tutte le forme animali evolvono l’una dall’altra per arrivare infine alla loro configurazione presente. Era facile aggiungere un passo ulteriore: se c’è una finalità intrinseca ci deve essere Qualcuno che questa finalità deve avere messo all’inizio nei primi esseri viventi e questo Qualcuno può solo essere Dio. La teoria di Darwin non si presta ad una facile utilizzazione apologetica. Certo: è possibile che tutto il processo sia guidato da un disegno intelligente che fa evolvere le specie animali verso una direzione prestabilita. Ma è anche possibile che l’intero sviluppo sia semplicemente casuale e privo di senso. La teoria scientifica di Darwin su questo punto non ci illumina. Non ha la funzione di istruirci su Dio ma quella di spiegare l’evoluzione.
Come non dimostra l’esistenza di Dio così la teoria scientifica di Darwin non dimostra nemmeno la sua non/esistenza. Darwin era agnostico. Lo spiega lui stesso a Marx in una lettera che gli scrive per rifiutare la dedica del Primo Libro del Capitale. Guardando allo sviluppo di tutte le specie animali e vegetali il credente vi vedrà il dito di Dio, ed il non credente, però, rimane libero di non vederlo. Ha scritto una volta Pascal che al mondo c’è abbastanza luce perché quelli che amano Dio lo possano vedere, e abbastanza oscurità perché quelli che non lo vogliono vedere non siano obbligati a vederlo. Pascal non conosceva la teoria darwiniana ma il suo commento le si applica in modo perfetto. Pascal non conosceva Darwin ma sapeva che cosa è la scienza. Sapeva che la scienza, per principio, non dimostra verità ultime ma organizza in modo razionale un insieme definito ( e quindi concettualmente delimitato) di fenomeni.
E’ la scoperta di Darwin in generale contraria al cristianesimo? Qualcuno sostiene di si perché la Bibbia dice che Dio creò il mondo con tutte le specie animali e vegetali in sei giorni e non in una lunghissima evoluzione che si stende per milioni e milioni di anni. E, soprattutto, la Bibbia non ci dice che l’uomo discende dalla scimmia.
Questi argomenti sono però mal costruiti. Come Darwin non costruisce la sua teoria per insegnarci qualcosa su Dio, così l’autore della Bibbia non la scrive per insegnarci la biologia. Il messaggio che ci vuole comunicare è che Dio ha fatto tutte le cose e che l’uomo ha una dignità particolare che lo eleva al di sopra di tutte le cose create.
Cosa dobbiamo pensare della teoria del “disegno intelligente”, cioè della idea che l’evoluzione sia guidata da un fine che Dio ha posto nella materia fin dall’inizio e che l’evoluzione non si può spiegare solo con il caso? Io penso (da filosofo) che questa teoria sia vera e sono pronto ad argomentare (in filosofia) a favore della sua verità. Si tratta, però, di una teoria filosofica ma non scientifica. Usa i materiali della biologia come punto di partenza per riflessioni che vanno di molto al di là dei limiti della scienza. Per questo non mi sembra che sia da sostenere la tesi che il disegno intelligente debba essere insegnato nelle scuole in alternativa all’evoluzionismo nelle ore di biologia. La controversia sul darwinismo si risolve facilmente se siamo capaci di comprendere esattamente la differenza fra scienza e filosofia. Ogni scienza ha un suo “oggetto formale” che le è proprio e considera la realtà attraverso concetti che si collocano ad un certo livello di astrazione. E’ sempre sbagliato chiedere alla scienza di rispondere a domande che si collocano al di là dei suoi confini.
Non ci pone dunque nessun problema oggi la teoria scientifica di Darwin? La teoria scientifica di Darwin no, il darwinismo invece si.
La teoria scientifica di Darwin è, appunto, una teoria scientifica. Se sia vera o no è cosa che devono dirci i biologi, i quali in maggioranza propendono nel ritenerla vera. E’ bene comunque non dimenticare che le teorie scientifiche non possono mai essere considerate “vere” in modo definitivo. E’ sempre possibile che esse vengano falsificate da esperienze successive e che i dati da esse organizzati trovino differente e migliore sistemazione in teorie successive. Questo è uno dei motivi per cui è pericoloso oltre che scorretto, per i credenti come per gli atei, il tentativo di “provare” la propria convinzione con argomenti scientifici. Il darwinismo invece è la costruzione filosofica che alcuni hanno voluto erigere sulla base del pensiero di Darwin. Nel darwinismo Darwin non è più considerato come uno scienziato ma come un filosofo ed alla teoria scientifica si sostituisce una rozza metafisica materialista che pretende di mettere l’evoluzione al posto di Dio. La cosa non deve stupire troppo. Molti scienziati hanno la tendenza a pensare che la teoria che funziona nel loro ambito disciplinare debba funzionare in generale e da questo nasce una “filosofia spontanea degli scienziati” che è fonte di errore sia in filosofia sia anche in tutte le scienze diverse da quella nella quale il singolo scienziato è uno specialista. Nella seconda metà dell’ottocento dominava in generale una filosofia positivista convinta di potere mettere la scienza al posto della filosofia e della religione. Per essa la scienza offriva l’unica conoscenza vera a cui potesse appoggiarsi la umana ricerca di senso e di verità. E’ stato Karl Popper, più tardi, a partire dagli anni ’30 del secolo XX a insegnarci una migliore comprensione della scienza, che non può mai fondare una filosofia proprio come la filosofia non può mai diventare scienza. Per la verità Darwin è stato molto cauto nel trarre conseguenze di carattere generale dalla sua teoria scientifica. Altri però lo hanno fatto.
Il darwinismo, in realtà, lo hanno fondato Spencer e Haeckel. Spencer, per la verità, aveva cominciato ad elaborare la sua filosofia prima che i risultati di Darwin fossero noti, anche se poi di tali risultati si avvalse per corroborare la sua visione. Con loro la teoria di Darwin diventa da scienza filosofia materialista.
Il primo paralogismo (ragionamento sbagliato) su cui essi si basano è, più o meno, il seguente: se non abbiamo bisogno di una ipotesi finalista (Lamarck) per spiegare l’evoluzione, allora Dio non esiste. L’evoluzionismo spiega senza residui tutta la realtà e rende superflua sia la filosofia che la teologia. Un Dio creatore è impossibile (S. Bonaventura farebbe notare che c’è pure sempre una materia prima originaria a partire dalla quale si sono sviluppate tutte le forme viventi e non viventi) .
Il secondo paralogismo è che se l’uomo discende dalla scimmia allora l’uomo non è altro che una scimmia e non esistono differenze qualitative fra l’animale e l’uomo. E così finisce la dignità trascendente della persona umana.
Il terzo paralogismo è che la competizione fra gli uomini vada considerata allo stesso modo di quella che avviene all’interno delle specie animali e fra le specie animali. E’ legge di natura che i migliori e più adattati all’ambiente debbano sopravvivere e gli altri debbano perire. E’ sbagliato ed antiscientifico tentare di salvarli. I poveri, i disabili, i meno efficienti è bene che muoiano. La stessa cosa vale nei rapporti fra le diverse razze umane. Alcune (cioè gli ariani) sono migliori di altri, hanno il diritto di pretendere per se il meglio dei beni della terra, è bene che si accoppino solo fra loro per produrre infine una nuova razza di superuomini che sarà di tanto superiore agli uomini di adesso di quanto gli uomini di adesso sono superiori alle scimmie. Tutto questo vi suona un po’ nazista? Avete ragione, ma non del tutto. Se leggete le opere del britannico Galton, cugino di Darwin e fondatore della eugenetica, troverete concetti non molto diversi da quelli che vi ho illustrato. Naturalmente il nazionalsocialismo ha attinto a piene mani al darwinismo inteso come ideologia ed in particolare al darwinismo sociale . Può essere interessante ricordare che, poco più di quindici anni dopo la pubblicazione della Origine della specie di Darwin, O. Beta pubblica a Berlino Darwin Deutscheland und die Juden oder der Judajesuitismus in cui ritroviamo già gran parte delle teorie che condurranno poi allo sterminio degli ebrei. Certo: esisteva da sempre in Germania (purtroppo) un antiebraismo cristiano. Per passare però dall’ostilità culturale allo sterminio razzista era necessaria una base (pseudo)scientifica. Quella che i nazisti ritennero di trovare in Darwin.
Ha avuto ragione la Chiesa nel condannare la teoria scientifica di Darwin? Certamente no, prima di tutto perché non era competenza sua il farlo, e questo è un errore che oggi le viene continuamente rinfacciato. Ha avuto ragione nel condannare la metafisica darwinista ed il darwinismo sociale? Certamente sì e questo è un merito che raramente le viene riconosciuto.
Certo, i monsignori dell’epoca non seppero fare la corretta distinzione fra teoria scientifica e filosofia scientista. A loro discolpa bisogna ricordare che, all’epoca, anche i loro avversari non erano in grado di fare questa distinzione.
Infine ci proponiamo una domanda che negli anni passati ha fatto molto discutere: è giusto insegnare la teoria scientifica di Darwin nelle scuole? Certamente si. E’ bene però che esso ven ga insegnata da professori che sanno distinguere fra la scienza vera e la cosiddetta concezione scientifica del mondo e non vendano agli studenti come scienza una discutibile metafisica ed una orribile teoria sociale.
In molte celebrazioni italiane la complessità del fenomeno Darwin che ho cercato di illustrare non la si ritrova. Si inneggia ai meriti scientifici di Darwin, lo si difende contro polemiche ingiuste ma anche si torna a riproporre acriticamente, sulla base di una corretta teoria scientifica malamente intesa, una metafisica rozza ed una teoria sociale pericolosa.
(*) L’articolo è disponibile anche sulle note Facebook del profilo dell’on. Buttiglione, che qui si ringrazia per la concessione.
6 thoughts on “Darwin e il darwinismo (*)”
ciao Luciano,
mi rivolgerò a te dando per scontato che condividi la pubblicazione dell’onorevole.
partendo dal presupposto che sono uno scettico del tipo “un drago nel mio garage” , spero chesia chiaro cosa intendo,
ci sono un paio di punti da chiarire secondo me sulla questione scienza e filosofia(teologia?).
come dice correttamente Buttiglione è sempre sbagliato che la scienza si ponga iterrogativi che asulano dal suo ambito e questo un buon scenziato deve saperlo altrimenti diventa un ciarlatano.
ma a questo punto mi chiedo, può la filosofia entrare in quel campo proprio della scienza negandone i
riusltati o modificandoli a proprio piacimento?
non è il caso della teoria di darwin in effeti ma è una domanda comunque importante.
l’altra domanda che mi pongo è questa,
esattamente sul confine tra i due mondi,
se la teroia darwiniana è corretta, tenendo conto che ogni teoria è giusta nel suo ambito e con il suo
margine di errore e che può sempre essere migliroata, a che punto dell’evoluzione l’uomo a gudagnato l’anima?
dichiarare che l’uomo non discende dalla scimmia è evidentemente un ivasione di campo e allora come si fà a
rispondere a questa domanda senza negare la scienza o senza negare la fede? (non nella sua interezza si
intende).
saluti
Damiano
Mi permetto di rispondere a Damiano. Darwin non ha detto che l’uomo discende dalla scimmia, ma che eventualmente l’uomo e la scimmia discendono dallo stesso mammifero.. ma evoluzione non è sinonimo di progresso. 🙂
Ribadisco, visto che il post lo afferma chiaramente che il problema non è la visione evoluzionistica di Darwin, ma l’uso del progresso scientifico a fini ideologici!
L’anima dei mortali è un concetto teologico, che nulla ha a che fare con l’evoluzionismo. Per la teologia cattolica l’anima è infusa direttamente da Dio al momento del concepimento, ragion per cui la maggiore o minore scimmiottaggine dei due genitori è ininfluente.
Lungi da me permettere che si usi le teorie darwiniane per dimostrare che la selezione “naturale” sia il modo più corretto di decidere che è degno o no di vivere , figurarsi! sarei morto di asma eoni fà!
il dubbio sorgeva da un evidente ignoranza da parte mia, non conosco sufficentemente la teologia cattolica.in effetti la scimmiottagine di un genitore da questo frangente non deve essere importante, un giorno qualsiasi deve essere nato un uomo con l’anima da due creature non meglio definite (non è importante) senza l’anima.
però a questo punto non capisco bene perchè discutere di applicazioni sbagliate di una teroia nella società assieme alla possibilità che una qualsivoglia teoria scientifica nel suo proprio ambito possa negare “verità” teologiche.
Siamo tutti daccordo nel condannare l’idea che le teorie di darwin possano essere applicate alla nostra società, ma questo significa anche che nessuna teoria scientifica (sempre nel suo ambito) possa permettersi di scontrarsi con la teologia?
anche per questa domanda perdonate l’ignoranza, sicuramente c’è qualcosa che mi sfugge nel filo conduttore del discorso.
Beh, mi vien quasi voglia di dire che buttiglione dà più o meno ragione all’ospite di fazio e a “credono ancora a queste favole”.
Il problema è che si deve decidere cosa insegnare nelle scuole nell’ora di scienze, non è possibile mettere a confronto una teoria scientifica (rivista, migliorata, modificata, discutibile, imperfetta e tutto quello che volete – ma neanche troppo- ) con quello che uno crede perchè c’è scritto in un libro, perchè così sente o perchè cos’ VUOLE. Esistesse una seria teoria di creazionismo e portasse qualche prova o qualche base, allora se ne potrebbe anche discutere, ma gli scienziati creazionisti si contano sulle dita di una mano e le loro tesi sono veramente ridicole (almeno quelle che conosco… ad es il famoso “collo della giraffa” di Hitching, -che tra l’altro era anche un rabdomante, ma lasciamo stare.)
A favore del crezaionismo si contano, invece, molti scrittori, o filosofi, o teologi, ok… ma non è che una cosa è vera o falsa perchè piace o non piace o perchè ha più o meno fans (è il discorso del naso dell’imperatore).
Il punto è che la stragrande maggioranza delle persone che rifiutano la teoria evoluzionistica, lo fa o per interpretazione letterale delle scritture o perchè la teoria a loro non piace. non piace loro l’idea di discendere da una bestia pelosa. se poi ci si mettono anche gli alti porporati…
(vedere il filmato intorno a 0:50)
“ma lei, si sente discendente da uno scimpanzè?” no? quindi la teoria di darwin deve proprio essere fasulla…
e se io non mi sentissi di discendere da una costola?
Sonja…infatti potrei essere d’accordo con lei. Il problema, come diceva un mio caro amico, è che noi ci immaginiamo l’uomo fin da subito come dei bellissimi esseri biondi e di belle fattezze, perché questa è l’iconografia classica. Ma.. è proprio così? Ovviamente no. Magari i primi uomini caduti dal Paradiso terrestre assomigliavano molto a delle scimmie 😉
Potrebbe essere d’accordo con me, ma…?
Io, e penso che l’avrà capito (ma non possiamo darci del tu?), uomini che cadono dal paradiso terrestre non me ne immagino.
Io posso dire che i primi uomini (per niente biondi e di bell’aspetto ma simili a una scimmia) sono stati portati sulla terra dagli elohim del decimo pianeta… o creati su un’isola di sale nel mare del giappone…
Ha ragione, stiamo ragionando su due piani differenti.
Ma a me sfugge come sul piano che lei chiama filosofico si arrivi a capire che l’uomo è stato creato e, soprattutto, da chi. Perchè, mentre se sul piano scientifico ho modo di discriminare la validità o meno di una certa teoria, come potrei scegliere di abbandonarmi con un atto di fede alla cosmogonia raeliana piuttosto che a quella cristiana?
La mia impressione è che tutti gli antievoluzionisti che ho conosciuto non stessero cercando una verità, ma stessero cercando di dimostrare o giustificare una loro volontà. cioè il volere che le cose fossero proprio così.
tchuss