Il messaggio del Pontefice sulla Intelligenza artificiale. E cita anche il problema del ‘deep fake’: “È capitato anche a me di esserne oggetto”
Da come sarà gestita nei prossimi anni, “capiremo se l’intelligenza artificiale finirà per costruire nuove caste basate sul dominio informativo, generando nuove forme di sfruttamento e di diseguaglianza; oppure se, al contrario, porterà più eguaglianza, promuovendo una corretta informazione e una maggiore consapevolezza del passaggio di epoca che stiamo attraversando, favorendo l’ascolto dei molteplici bisogni delle persone e dei popoli, in un sistema di informazione articolato e pluralista. Da una parte si profila lo spettro di una nuova schiavitù, dall’altra una conquista di libertà; da una parte la possibilità che pochi condizionino il pensiero di tutti, dall’altra quella che tutti partecipino all’elaborazione del pensiero”. Sul tema “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana” interviene così Papa Francesco nel suo messaggio per la 58esima Giornata Mondiale Delle Comunicazioni Sociali che quest’anno si celebra, in molti Paesi, il 12 maggio 2024.
“La risposta non è scritta, dipende da noi. Spetta all’uomo – prosegue Bergoglio – decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore, senza il quale non si cresce nella sapienza. Questa sapienza matura facendo tesoro del tempo e abbracciando le vulnerabilità. Cresce nell’alleanza fra le generazioni, fra chi ha memoria del passato e chi ha visione di futuro. Solo insieme cresce la capacità di discernere, di vigilare, di vedere le cose a partire dal loro compimento. Per non smarrire la nostra umanità, ricerchiamo la Sapienza che è prima di ogni cosa, che passando attraverso i cuori puri prepara amici di Dio e profeti: ci aiuterà ad allineare anche i sistemi dell’intelligenza artificiale a una comunicazione pienamente umana”.
“In quest’epoca che rischia di essere ricca di tecnica e povera di umanità”, la riflessione del Papa si incentra sul “cuore umano”, che va “inteso biblicamente come sede della libertà e delle decisioni più importanti della vita, è simbolo di integrità, di unità, ma evoca anche gli affetti, i desideri, i sogni, ed è soprattutto luogo interiore dell’incontro con Dio”. Senza questa sapienza del cuore “l’esistenza diventa insipida, perché è proprio la sapienza – la cui radice latina sapere la accomuna al sapore – a donare gusto alla vita”.
Il Pontefice pone anche degli interrogativi: “L’evoluzione dei sistemi della cosiddetta intelligenza artificiale sulla quale ho già riflettuto nel recente Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, sta modificando in modo radicale anche l’informazione e la comunicazione e, attraverso di esse, alcune basi della convivenza civile. Si tratta di un cambiamento che coinvolge tutti, non solo i professionisti. L’accelerata diffusione di meravigliose invenzioni, il cui funzionamento e le cui potenzialità sono indecifrabili per la maggior parte di noi, suscita uno stupore che oscilla tra entusiasmo e disorientamento e ci pone inevitabilmente davanti a domande di fondo: cosa è dunque l’uomo, qual è la sua specificità e quale sarà il futuro di questa nostra specie chiamata homo sapiens nell’era delle intelligenze artificiali? Come possiamo rimanere pienamente umani e orientare verso il bene il cambiamento culturale in atto?”.
Papa Francesco cita anche il problema del deep fake: “È capitato anche a me di esserne oggetto”, dice. Diverse sono state infatti le immagini costruite su di lui, e circolate in rete, mentre indossa un piumino o guida una moto, per fare un paio di esempi, l’intelligenza artificiale, della quale il Papa non nega le opportunità, può dunque diventare strumento di “inquinamento cognitivo“, di “alterazione della realtà tramite narrazioni parzialmente o totalmente false eppure credute, e condivise, come se fossero vere. Basti pensare al problema della disinformazione che stiamo affrontando da anni – sottolinea il Pontefice nel Messaggio – nella fattispecie delle fake news e che oggi si avvale del deep fake, cioè della creazione e diffusione di immagini che sembrano perfettamente verosimili ma sono false (è capitato anche a me di esserne oggetto), o di messaggi audio che usano la voce di una persona dicendo cose che la stessa non ha mai detto. La simulazione, che è alla base di questi programmi, può essere utile in alcuni campi specifici, ma diventa perversa – afferma Papa Francesco – là dove distorce il rapporto con gli altri e la realtà”.
E visto come “ogni altra cosa uscita dalla mente e dalle mani dell’uomo anche gli algoritmi non sono neutri” invoca la necessità di “agire preventivamente, proponendo modelli di regolamentazione etica per arginare i risvolti dannosi e discriminatori, socialmente ingiusti, dei sistemi di intelligenza artificiale e per contrastare il loro utilizzo nella riduzione del pluralismo, nella polarizzazione dell’opinione pubblica o nella costruzione di un pensiero unico”.
Nel suo discorso non è mancato un accenno al ruolo del giornalismo e dei giornalisti: “L’informazione non può essere separata dalla relazione esistenziale: implica il corpo, lo stare nella realtà; chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze; esige il volto, lo sguardo, la compassione oltre che la condivisione. Penso al racconto delle guerre e a quella ‘guerra parallela’ che si fa tramite campagne di disinformazione. E penso a quanti reporter sono feriti o muoiono sul campo per permetterci di vedere quello che i loro occhi hanno visto. Perché solo toccando con mano la sofferenza dei bambini, delle donne e degli uomini, si può comprendere l’assurdità delle guerre”.
(link originale: https://www.rainews.it/articoli/2024/01/il-papa-uomo-non-diventi-cibo-per-gli-algoritmi-la-comunicazione-resti-umana-72a910b5-aeb5-46cb-94c6-88028fe58b64.html)