Di fronte a errori di comunicazione di alcuni specialisti, come accade anche al virologo e immunologo più famoso d’Italia, Roberto Burioni, diversi personaggi pubblici già ondivaghi e ambigui si sono spostati su posizioni più o meno #novax (o boh-vax) e contro il #Greenpass.
In realtà, già orientati su queste posizioni, inducono le centinaia di migliaia di follower loro simpatizzanti, magari dubbiosi o scoraggiati, a “ribellarsi” – creando ancora più confusione, e sottovalutando la pericolosità di certe affermazioni. In particolare, viene invocato il principio (sempre molto apprezzabile) di dissenso.
Provo a fare chiarezza su alcuni aspetti.
Quando Burioni scrive in un tweet che i novax rimangono “agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci”, sbaglia e di grosso (e non è la prima volta). Non è, però, un problema di dissenso, bensì di comunicazione: esprime malamente un concetto piuttosto confuso senza pensare alle conseguenze.
Invece il problema è che c’è molta confusione su cosa sia il dissenso e cosa sia la ricerca scientifica.
Il dissenso nella comunità scientifica si svolge secondo modalità precise – scientifiche, appunto, e il mondo occidentale nel caso del covid non fa eccezione (salvo qualche caso di pubblicazioni scientifica poco ortodossa ma presto riconosciuta e smentita: il sistema, appunto, funziona).
Persone competenti in materia pubblicano paper scientifici in cui evidenziano, attraverso test di laboratorio e sperimentazioni secondo protocollo ripetibili e controllate, eventuali risultanze, che vengono poste all’attenzione della comunità scientifica e messe alla prova, verificate e monitorate nel tempo.
Non c’è, ad esempio, dissenso se il vaccino sia necessario o no o se sia efficace o no. Quello è un dato certo. Si può discutere sul modo di comunicarlo, non sulla sua efficacia. Neanche sul fatto che sia opportuno vaccinare la più ampia porzione di popolazione, di evitare la diffusione del contagio limitando l’assembramento in posti chiusi, dotare chi è vaccinato di un certificato che ne dimostri l’avvenuto completamento del ciclo.
Serve a evitare il contagio, a proteggere più persone possibile, in particolare quelle maggiormente esposte e deboli, e a diffondere la buona pratica della vaccinazione in prossimità delle vacanze e degli spostamenti.
Non è una questione di libertà ma squisitamente tecnica (o medica se volete): senza vaccino ci vuole più tempo per uscire dalla pandemia, senza contare i morti in più e i casi di long covid, e il Green pass serve a contagiarsi di meno perché consente di avere contezza delle persone che sono immunizzate. Non è poi che il vaccino “elimini” la possibilità di contrarre il covid, ma evita di far contrarre le forme più gravi del virus, quelle che finiscono in ospedale e non in casa per capirci. Ed è questo che è importante.
Chi si occupa di comunicazione e la studia, come me, può convenire che certe espressioni siano orribili e deprecabili, ma non bisogna confondere i piani.
Negli ultimi giorni ho sentito e visto le varie discussioni intorno, ad esempio, al video di Lucia Giovannini o alle stories di Arianna Porcelli Safonov. E sono purtroppo solenni sciocchezze. Queste sì espresse in modo scientifico, perché sono persone con grandissime capacità comunicative, e con grandissimo seguito. Ma sono opinioni personali, non suffragate da alcun dato scientifico.
E la libertà non è in discussione in questo caso. Vaccinarsi è un atto di responsabilità, per sé stessi e per gli altri, esattamente il contrario di quello che viene sostenuto. Dubitarne è assolutamente lecito così come è necessario informarsi e domandare, avanzare dubbi, chiedere. Il vaccino è sicuro? Una dose è sufficiente? Due dosi di differenti vaccini sono consigliabili? Quali gli effetti collaterali?
Ma non chiedendolo agli attori dello spettacolo o ai “life coach”. Bensì a chi fa questo di lavoro, a chi ha una formazione scientifica, neanche all’“amico medico” che magari ha il punto di vista solo dei pazienti o del proprio reparto, ma a chi nell’ambito di questo problema se ne sta occupando con una visione ad ampio raggio, e una competenza scientifica specifica.
Sul web c’è di tutto, ma ci sono anche molte fonti accurate e sicure che fanno informazione seria. Usiamole, e ne avremo tutti beneficio.
PS. Su Didattica live ne ho raccolti alcuni, di puntatori a fonti scientifiche – anche se di ambito più didattico. Comunque una buona selezione, se volete.
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