I weblog sono nati per comunicare, per informare, e per
condividere: tre caratteristiche che li rendono ottimi per l’ambiente aziendale
e scientifico.
Ora che il fenomeno dei blog ha
superato la massa critica e si avvia verso una fase di consolidamento, alcuni
si chiedono quali istanze di cambiamento possono portare, i blog, nella funzione di Internet da un punto di
vista aziendale e scientifico. Una possibile risposta a questa domanda può
venire dai “k-blog” (o “k-log”) cioè “knowledge blog”, una forma di blog
orientati all’azienda e, in parte, alla comunità scientifica. I k-blog sono
destinati alla formazione, appunto, della conoscenza. Detto così può sembrare
altisonante, ma in realtà essi nascono sotto la grande famiglia del Knowledge
Management, il settore professionale che si occupa, letteralmente, della
gestione della conoscenza, ovvero di quell’insieme di processi che vanno dalla
raccolta di dati e informazioni alla loro classificazione ed integrazione, ed
alla loro distribuzione in modo coerente.
Il problema della gestione delle
informazioni, sia per quanto riguarda l’ambiente interno all’azienda – i
dipendenti – sia quello esterno – i fornitori, finora è stato risolto
prevalentemente con l’utilizzo delle e-mail, in genere appesantite con
allegati da inviare da una parte all’altra della rete aziendale oppure
organizzate in mailing list o digest curati da persone che si occupano
di uno stesso problema. Quando lo scambio di e-mail su un argomento si fa
troppo massiccio, la palla in genere passa alla Intranet, il totem
aziendale che – almeno in teoria – serve ad organizzare i dati ed a facilitarne
la consultazione. Ma non sempre è così: l’esperienza condivisa da molti
dipendenti si riassume nel “girovagare” per l’Intranet alla continua ricerca di
questo o quel documento, o di quel messaggio con i chiarimenti che,
tipicamente, il progettista capo ha deciso di inserire nel settore più annidato
della rete. Il tutto si conclude inesorabilmente con la “riunione” nella
quale si mettono sul tappeto tutti i problemi inerenti uno o più aspetti. Alla
riunione in genere non possono partecipare tutti, a causa di motivi geografici
od organizzativi, il che si traduce in una struttura decisionale che,
probabilmente, è sì in grado di procedere, ma nella quale mancano due categorie
importanti: l’allineamento, e la condivisione. L’allineamento è
determinante nell’ambito di progetti e nei gruppi di lavoro nei quali più
persone devono sapere, con ragionevole precisione, a che punto si trova il
lavoro degli altri e come varia, e se varia, la strategia dell’azienda su un
dato aspetto. Se non c’è allineamento, è possibile andare avanti lo stesso benissimo,
ma bisogna di volta in volta ricalibrare “a mano” le conoscenza degli
interessati e dei tecnici che lavorano su uno stesso progetto, in genere
tramite gli strumenti informatici già noti: Intranet ed e-mail, come detto, o
fisici, come le riunioni. Il che comporta una spesa di tempo, e sovente
impedisce che il comparto avanzi “come un sol uomo”, nell’ottica aziendale.
Il problema della condivisione
Un tipo di problema irrisolto
dall’approccio “classico” è che solo una parte delle persone coinvolte in un
determinato progetto o ricerca visita regolarmente la Intranet, e consulta i
documenti aggiornati. Inoltre, i settori di un’azienda o di un progetto di
ricerca spesso non “dialogano” tra loro, rendendo meno efficace la
disponibilità di dati e di informazioni che, in qualche modo, finiscono per non
essere mai confrontate tra loro.
Quasi mai, infine, uno o entrambi
di questi strumenti consentono di “catturare” la conoscenza insita nelle
informazioni e nelle opinioni che ognuno dei soggetti interessati ha sugli
argomenti di interesse.
In altre parole il problema è
nella condivisione della conoscenza. E qui i weblog sono venuti in
aiuto: sembrano una soluzione perfetta. In effetti l’approccio garantito da un
blog, applicato ad un contesto aziendale o di ricerca, consente di condividere
i dati e le informazioni, e a questo punto anche le opinioni, in modo coerente.
Il weblog si apre su un determinato progetto, o per un gruppo di lavoro, ed i
singoli interventi sono organizzati cronologicamente, in automatico. I dati
sono disponibili subito in modo orizzontale, e il “flusso” di messaggi è
pubblico, in modo da facilitare ed invogliare la lettura e la condivisione da
parte di tutti, mentre la scrittura, a differenza dei weblog personali, è
affidata a tutte le persone che partecipano a quel progetto.
L’approccio “intelligente”
Per capire a fondo i k-blog in
maniera affine al tema “conoscitivo” che stiamo percorrendo, però,
dobbiamo fare una piccola digressione, in particolare sull'”intelligenza
collettiva” teorizzata da Pierre Lévy.
Qui infatti scopriamo, e forse
già lo sapevamo, che le nuove tecnologie di comunicazione aprono prospettive e
possibilità molto interessanti da un punto di vista sociale, culturale e
politico, anche se a volte meno gradite da un punto di vista del controllo. Un
esempio positivo ci è dato dall’informazione: tutti abbiamo sperimentato quanto
ci appaia libera su Internet, dove ci sono molti siti in cui il flusso
informativo è “condiviso”. Scopriamo cioè che le idee complementari si possono
incontrare e confrontare fino a formare un’intelligenza reticolare, non
semplicemente basata su un atto operativo ad esempio di giornalismo, o di
tecnologia.
Torniamo all’approccio aziendale.
Appare chiaro che, laddove all’interno dell’azienda non sia ritenuto
vantaggioso condividere le informazioni in un modo “aperto”, magari per la
tipologia di progettazione svolta, o per la mentalità aziendale che vuole
sempre e comunque i manager “infallibili” (cfr. Paolo Valdemarin), i
k-blog non sono probabilmente visti come la soluzione migliore, perché sono in
grado di alterare la struttura di controllo delle informazioni, nonchè dei
ruoli. Il “problema”, come dire, è sentito soprattutto in Italia. A mio avviso,
una tale impostazione può essere rivista: ci sono vari gradi di condivisione, e
gli strumenti attuali consentono di
creare k-blog ristretti a gruppi di lavoro o di utenti. Inoltre, possono essere
definiti relativamente ad un argomento e non all’intera azienda. Ciò che
impariamo dal contesto scientifico e universitario, dove il problema della
suddivisione dei “ruoli” riveste minore importanza rispetto ai valori di
competenza e creatività, è che la condivisione genera valore. In effetti, i
k-blog sono quanto di meglio si possa sperare nell’attività lavorativa di
questa categoria almeno quanto quella del contesto progettuale.
Conclusioni
Abbiamo visto cos’è un k-blog, le
sue caratteristiche: struttura, collaborazione, complementazione e
condivisione. I k-blog sono i blog in cui, una volta strutturati a dovere, le
conoscenze delle persone che li consultano e li scrivono si complementano fino
a creare nuova conoscenza. Bisogna tenere a mente il focus del blog, che è
aziendale o scientifico. Attenzione al fatto
che la confusione con i forum è sempre in agguato. In un blog, e in un k-blog,
permane una gerarchia tra chi scrive e chi commenta molto diversa di quella tra
chi inizia un thread e chi risponde. Un k-blog non dovrebbe essere
orientato al confronto, ma è utile soprattutto per diffondere informazioni e
opinioni, e per mantenere un proficuo allineamento tra chi segue uno stesso
progetto o strategia. Un forum, invece, è più utile per discutere qualcosa che
per venirne a conoscenza.
Abbiamo accennato alle barriere
di tipo sociologico o ..culturale che sono una presenza talvolta ingombrante,
ma da affrontare con serenità e buon senso: se ad esempio il dipendente non
vuole esporre il proprio metodo di lavoro nel k-blog perché ha timore che
qualcuno lo “sostituisca” dopo, non è il caso di insistere, perché in ogni caso
non c’è necessità di condividere tutti i trucchi del mestiere: lo scopo del
k-blog è sì la conoscenza, ma nel rispetto delle peculiarità di tutti.
Cosa non è un k-blog: non è
“racconto”, ad esempio, e si differenzia nettamente dai blog
personali. Raccontare un’esperienza di vita aziendale può essere gratificante,
ma inopportuno in un k-blog. Meglio il blog personale, tenendo a mente che se
dovete parlar male del vostro capo, almeno non fatelo in orario di ufficio!
Per approfondire
Per approfondire il tema dei
k-blog, consiglio una visita a Blogroots, che se ne occupa in modo
diffuso nel capitolo 8 “Using Blogs in Business“
Per i gruppi di discussione sui
k-blog, il posto da cui partire è sicuramente la mailing list klog attivata
su Yahoo!
In Italia, due dei blogger
che han più contribuito al dibattito sui weblog e sui k-blog sono rispettivamente quelli di Giuseppe
Granieri, e di Paolo Valdemarin,
quest’ultimo in particolare su Articolo K-logs.
Un blog “paletto” per
capire il mondo dei blog e delle proposte che ci girano intorno è Merzlog
di Gino Roncaglia, docente all’Università della Tuscia (Viterbo) ed
esperto di ipertesti e strumenti di comunicazione.
Infine, nel blog dell’autore è dedicata una sezione sul presente articolo.
Strumenti per i k-blog (e non solo)
Sebbene le piattaforme per i
weblog abbiano ormai superato di slancio la dozzina, quelle che consentono
un’efficace gestione di utenti, gruppi di lavoro e…conoscenza sono poche, e
quasi tutte appartenenti alla categoria dei software installabili. La ragione è
ovvia: quasi sempre un k-blog andrà ad inserirsi nella Intranet aziendale, ed
in tale ambito l’amministratore vorrà avere il maggiore controllo possibile sul
software che gira. Le più diffuse piattaforme weblog usate in ambito aziendale
sono perciò la coppia Manila/Radio UserLand
e Movable Type, due software ormai
utilizzati con profitto da migliaia di blogger e di gruppi di discussione in
tutto il mondo. La loro complessità è pari alla comprovata robustezza ed alle
possibilità di configurazione che sono molto estese.
Per chi, invece, vuol far da sè, un’ottima alternativa è
costituita da Slashcode, il codice sorgente e
database che è stato utilizzato originariamente per creare Slashdot.org.
Recentemente è stato rilasciato sotto licenza GNU, ed unisce le caratteristiche
di robustezza ed efficienza al supporto esteso.
Ma anche l’apprezzato Drupal è tra i
contendenti, da alcuni è considerato un’ottima piattaforma proprio per il
k-blog ed è anch’esso opensource
Lato client, invece, la
piattaforma più diffusa è, e rimane, Blogger,
recentemente acquistato da Google, che però sconta una metodologia di
condivisione poco sofisticata, dedicata evidentemente ai blog personali più che
a quelli aziendali. E’ comunque un ottimo strumento per iniziare, ed è
relativamente semplice da utilizzare, il che può rivelarsi un vantaggio in
quelle realtà aziendali nelle quali i dipendenti non hanno nessuna familiarità con
i weblog. Esiste per la verità anche una versione aziendale di Blogger,
chiamata “Enterprise Blogger”, che però è stata diffusa solamente in alcune
aziende (tra cui Cisco) e non ancora resa pubblica.
Articolo pubblicato sulla rivista Internet News N.12/03