Molti di voi forse sospettano che il “Codice Da Vinci” sia una summa di cretinate spacciate per verità storiche. Lo so, me lo sento.
Beh, non ci crederete, ma è mia convinzione, e di questo vi informo, che sia proprio così 🙂
Lanfranco ha messo sul suo blog l’articolo di Massimo Introvigne sul libro di Dan Brown: da leggere.
Per la neonata (?) rubrica la Blogcitazione del Giorno non poteva mancare la risposta stranamente asciutta (quasi gradevole) di Gianluca Nicoletti al post mega-polemico del buon Mantellini che a sua volta cercava di spegnere le polemiche.
Sono contento che possa nuotare nella direzione che preferisce.
Tendenzialmente, mi sembra che la blogosfera si stia malamente inacidendo anziché procedere garbatamente verso una sostenuta, ma più alta, discussione. In questo, ognuno ha le sue colpe (anch’io, nel mio piccolo, mannaggia).
10 thoughts on “Il Codice Da Vinci è una cag…”
La blogosfera, che non esiste, non si sta inacidendo, e le critiche sono critiche: come tali devono essere prese. Non è un sintomo di grande eleganza neutralizzare le critiche con battute da qualunquisti, Luciano. Se vuoi argomentare argomenta pure, e se vuoi una discussione più alta non hai che da girare nel mio blog (o in altri) anziché linkare uno dei post più insignificanti. Ma probabilmente non mi hai mai letto, oppure ti esprimi in maniera avventata…
Mai sottovalutare l’effetto potenzialmente negativo di un link. Effettivamente pensavo che il post di Roquentin (che invece leggo), fosse “acido”, ma non volevo certamente offenderti. Se così è mi scuso.
Leggevo però cose come
“Facciano il possibile per salvare la rete dall’invasione di queste locuste, è un flagello che si attacca all’immagine di ogni scrittore che, per puro caso, abbia avuto la sventura di esser definito blogger”
e ho pensato ad una connotazione fortemente negativamente della blogosfera (cioè, banalmente, come io chiamo l’insieme degli “scrittori di blog”).
Leggo anche:
“Ma con il mio cieco ottimismo continuo a riconoscere alla rete un alto valore, e ad alcune persone che scrivono in rete un grandissimo talento: in più, sono liberi di scrivere ciò che vogliono, se non vengono presi da certi pescatori di scritture.”
il che mi sembra ci riavvicini quantomeno nel voler dare un'”altezza” maggiore a questa benedetta rete.
Io credo nel valore dei weblog ed anche ad iniziative come Sacripante, nate assolutamente dal basso e senza nessuna pretesa letteraria: il fatto che abbia dei limiti, ché sicuramente ne ha, non mi sembra così grave da generare un titolo così negativo. Ovvio che ognuno poi abbia modalità e diritto di esprimere il parere che voglia. Osservavo che il tuo post, forse a me solo, ha creato un senso di disagio nella forza della stroncatura, tutto qui.
Il Codice Da Vinci è probabilmente costruito su dati assolutamente non comprovati, e la Chiesa ha fatto bene a ribadirlo, avendone la possibilità. Resta però il fatto che è uno dei thriller più interessanti e ben costruiti che io abbia letto di recente…!
Un saluto
Ho letto l’intervista e l’ho apprezzata. Il grande successo del libro, che a mio giudizio è scritto e strutturato molto bene, è dovuto anche all’interesse di ricercare diverse interpretazioni e verità in un passato remoto e pagano, al quale tutti siamo in qualche modo collegati. Non concordo con l’autore che sostiene che viviamo in una fase di anticattolicesimo galoppante. Certo una lettura del genere (ma chi, leggendo “Il Codice Da Vinci”, (me compresa), non ha pensato che fosse una teoria fantasiosa e radicale, ma del tutto opinabile?) può stimolare un’indagine storica relativa ai riti sincretici ed alle figure femminili nelle religioni antiche. Ma non credo sia rappresentativa di anticattolicesimo. Più che altro il romanzo sembra un bel packaging pubblicitario: tra sètte, misteri e viaggi oltremanica, si passa un pò di tempo nel regno della fantasia. Un regno che si apre ai nostri occhi per mezzo del filo conduttore dell’arte di Leonardo e del suo Uomo Vitruviano, il che è molto interessante.
Per quanto riguarda la Chiesa, io da cattolica devo sostenere che questa, nei secoli, è mutata: la chiesa del XVI secolo non è quella del XVII secolo, e questa non è quella di oggi, soprattutto con la grande apertura di Giovanni Paolo II. E bene che questo fatto venga posto in evidenza. Ma in ogni caso chi leggerà il libro si accorgerà che esso non è che un thriller fanstastico.
Non mi sono offeso per nulla, non è questo il punto. Il flagello è Sacripante, per come la vedo io. E’ l’idea di una persona che ha rinunciato a scrivere su Sacripante già dal primo numero (quando gli inviti erano privati) in nome della serietà. Questa banale deduzione pare che non riesca a farla nessuno. La connotazione negativa è solo per gli “impostori”, per dirla con Sartre. Non apprezzo il termine blogosfera proprio perché, nelle difese più estreme (e spesso più comiche e ardite) viene tirato spesso fuori come salvacondotto, o se vuoi come jolly: nessuno può, a ragion veduta, avercela con la blogosfera, sarebbe come avercela con il mondo intero. Nulla ci riavvicina perché non c’era alcuna distanza: perché, come dicevo, non ho niente contro chi scrive in rete (altrimenti, perché mai scriverei in rete?). Tutt’altro…Ma “chi” scrive in rete non è “sempre la stessa persona”, e il luogo non determina alcunché nell’autore (al contrario di ciò che afferma qualche testa bacata). Sono la vita, la lettura, il talento, la dedizione, i calli che contano. Il luogo è un semplice substrato come un altro. Io credo nel valore delle iniziative “come” Sacripante, ma non credo proprio a “questa” iniziativa, Sacripante. Mi sono dilettato a leggere i vaneggiamenti di gente che ignora letteralmente un secolo di cultura e che ripete in malo modo discorsi già fatti, che propone problemi già risolti, e che riguardavano la scrittura. Ogni tanto, tuttavia, m’indigno. Credo sia naturale. Il fatto che Sacripante rispecchi formalmente un modello o un approccio che apprezzo non significa che io apprezzi acriticamente Sacripante. Peggio, mi fa schifo. Dai un’occhiata ai miei ultimi post, io non volevo stroncare nessuno, e c’è una lettera di Strelnik a cui risponderò domani. Mi spiegherò piuttosto bene, per l’occasione, magari glissando sull’ipocrisia di alcuni, visto che non è tema poi così interessante.
Ma dai, quel tono acido, il dare del lei con tono professorale, sarebbe questa la risposta asciutta e quasi gradevole? Be rispetto agli attacchi precedenti è un passo avanti
Avevo pensato (sia su Cips che su Blogcafé) che quello di Nicoletti fosse “un esperimento”.
Pare che sia riuscito…
Il Codice da Vinci all’Indice? Si Protesta?
Lo so che arrivo in ritardo (e nemmeno di poco), pero’ partecipo!
Roquentin: sono d’accordo che la blogosfera, come in fondo la rete in generale, sia uno strumento e non un fine, non un “luogo” che – in particolare – formi per diritto gli scrittori. Sono e rimango dell’idea che se uno sa scrivere e sa cosa scrivere, lo sa fare indipendentemente dai blog. Tuttavia, non sono d’accordo con la fatwa che lanci contro quella iniziativa in particolare. Sono strumenti ed occasioni, quindi un impegno che se viene apprezzato, e non genera mostri della conoscenza, non dovrebbe essere criminalizzato aprioristicamente. Voglio dire,tu te la prendi con Sacripante quando sono in giro cose come i libri di Dan Brown, tanto per rimanere in tema 🙂 Avevo letto i tuoi post successivi, anche prima di postare il mio e ho infatti apprezzato il tentativo di sdrammatizzare. 🙂
Tant: Rispetto allo stile arzigogolato di Nicoletti, lo è!
P.S. Ma “Tant” che significa? 🙂
Cips: Mmmhh..alla tesi del bel gioco che è riuscito mi piacerebbe tanto crederci anch’io, ma ho i miei dubbi… 😉
Io parlo di Sacripante così come parlerò di Dan Brown, non appena uscirà il prossimo best seller (non suo ma dello stesso genere, con la parola magica “CODICE”; che è in fieri, attendi qualche mese, e desterà un po’ di scandalo per motivi su cui non mi intrattengo). La differenza è che leggere Dan Brown è una faticaccia (ho qui il libro), mentre leggere Sacripante lo è di meno (e sto rinviando); ultimo dettaglio, a margine: parlo del mondo che mi circonda, e prima del mondo “che mi è vicino”. Sono in corrispondenza con molte persone che scrivono su Sacripante, e perciò ho l’occasione di fare un “discorso politico”, mentre non sono in rapporti con l’editore americano di Dan Brown…