Dopo attenta osservazione, confortato da una certa esperienza personale, ed allertato da qualche delusione in alcuni (ex) blogger amici, ho dedotto che nella odierna gestione dei blog non basta più averne uno, ma la configurazione ottimale sembra essere di tre:
– un blog principale, pubblico, nominativo, nel quale scrivere di cose pubbliche, ma più che altro di blog, con tanti link, eventi blog, blogosfera, citazioni blog e recensioni di cose tecnologiche. In alternativa, di libri. In estrema alternativa, di film. Ma solo se ci sapete veramente scrivere. Oppure siete lei.
– un blog secondario, privato, nel quale scrivere delle vostre cose private. Ad accesso, ça va sans dire come direbbero gli italiani, protetto da password, solo per gli amici.
– un blog anonimo, pubblico, completamente scollegato dalla vostra persona – leggendo il quale anche il vostro amico fraterno avrebbe difficoltà a riconoscervi – dove potete scrivere di tutto quello che vi passa per la mente, ma consigliatamente dei vostri problemi e conflitti interiori. Il cui indirizzo, naturalmente, non va dato agli amici (ma per un motivo valido: sennò poi che gli raccontate di persona?)
Il primo è l’interfaccia pubblica tra voi e l’orbe telematico. Il secondo è l’interfaccia privata tra voi e i vostri amici vicini e lontani (un modo per tenerli al corrente delle vostre cose, se vogliono leggerle), mentre il terzo avrà accessi e commenti superiori ai primi due.