Premetto, per correttezza, che Mediaworld mi ha riaccreditato i soldi, che erano stati erroneamente addebitati sul mio conto. Non so se ci sia stato un qualche cortocircuito online che abbia velocizzato le cose (non credo), di sicuro è stata necessaria una mezza dozzina di telefonate al Client Center, dopodiché si è tutto risolto con qualche email di scuse.
Dopo le mie rimostranze scritte sul blog, ho saputo da un responsabile di Conto Arancio che sono state apportate delle modifiche alla form online di iscrizione in modo che non si verifichino più gli inconvenienti capitati a me recentemente.
In questo caso il blog, forse, ha avuto una “funzione”. E’ stato utile.
E questo ci porta al post di Carlo di Treviso Blog, che cita alcuni blogger, tra cui me, nel tentativo di proporre una discussione sulla maturità dei blog, sulla loro importanza, e sul loro rapporto con il giornalismo “classico” (le virgolette sono mie).
Devo dire che il post merita un po’ di riflessione, e di valorizzazione, non fosse che un approccio del genere si presta a diverse intepretazioni e soprattutto è ancora molto attuale: i giornalisti, anche quelli tradizionalmente di impronta conservatrice ma attenti (vedi l’articolo di Civiltà Cattolica sui blog) infatti si approcciano sempre di più al mondo dei blog, e pur con diverse sfaccettature, ne parlano in modo meno approssimativo di prima.
Carlo, riprende l’argomento, specie alla luce dei recenti avvenimenti: il rapporto fra blogger, giornalisti e segreto professionale, soprattutto per coloro che hanno creato blog specificamente dedicati all’informazione.
La mia opinione è che i due mondi si parlino ma siano anche da distinguere: quello del giornalismo tradizionale, fatto di verifiche, di approfondimenti, e di lavoro sul campo, rimane in qualche modo intonso. I blog sono nati come diari online e, anche se qualche volta sono fatti molto bene e sono improntati ad uno spirito giornalistico, rimangono un tipo di prodotto “fresco”, veloce e poco controllabile. Spesso sono la prima e l’ultima fonte che noi consultiamo quando ci svegliamo e quando andiamo a dormire
Ultimamente sono nati dei blog “ibridi” nei quali ci si allontana un po’ dall’idea di diario personale e ci si avvicina più a quello di una testata giornalistica online, ma in questo caso non vedo qual è il problema. Mi viene in mente ad esempio la scommessa di Blogo.it, che consulto spesso e che trovo utile, appunto. Ma ce ne sono molte altre, e altre ce ne saranno, per chi lo fa nello spirito imprenditoriale, basta che vengano rispettati i parametri fondamentali: in pratica, che ci sia almeno pareggio tra le entrate e le uscite. Sono tentativi secondo me buoni.
Ci sono ancora molti aspetti che vengono messi in discussione e che provocano fiammate di polemica ridondante.
E’ ancora fresca, ad esempio, la reazione provocata dall’articolo al vetriolo a firma di Gianluca Nicoletti (il link è a un pdf). Uno che di community ci capisce. Però l’ha presa male, la blogosfera, e si vede.
Eppure quella delle presunte blogstar è una storia vecchia. Ripeto in questo post una cosa che ho scritto in diversi commenti in questi giorni: molta dell’acredine che si vede in giro nella blogosfera, deriva semplicemente dagli errori anche grossolani che si fanno nelle analisi, sia da giornalisti sia da addetti ai lavori (e in quest’ultimo caso, è ancora più grave, a mio avviso).
L’ultimo arrivato, in ordine di tempo è lo studio di Casaleggio e associati: un pasticciaccio, farcito di grafici e numeri, quindi che dà l’impressione di essere fatto di dati. In realtà sono solo “soggettive” di una blogosfera molto più complessa di quella che si tenta di disegnare. Se n’è parlato molto nei commenti al post di Massimo Mantellini (consiglio di leggere in particolare gli interventi di B.georg). Niente di male, per carità: ognuno ha il diritto di presentare ricerche e dati quando e come vuole, e sicuramente in quel di Casaleggio ci hanno messo impegno e serietà nel confezionare lo studio. Però qualcuno ha preso per oro colato quel che c’è scritto lì, e magari se l’è presa anche. E questo sinceramente è contrario alla vecchia regola dei blog: verificare, confrontare, discutere.
Forse il buon Nicoletti non l’ha fatto, e ha creduto che la blogosfera è fatta da 100 persone, e gli altri contano poco. E questo non solo non è vero, ma è tecnicamente assurdo solo pensarlo.
Sicuramente c’è del vero nell’osservare che ci sono degli hub (ovvero dei blog “concentratori”) che consentono uno scambio centralizzato di informazioni e di idee (oltreché di link), ma questo era già stato detto e ridetto, qualsiasi ricerca su Blog Notes di Giuseppe Granieri o su Google restituisce decine di risultati sull’argomento che sono più che chiarificatori (ne avevo parlato su Blogcafé, scusate senza il link ma attualmente il sito è in trasferimento).
Non è che la blogosfera è fatta solo dagli hub, però, e non è vero che ci sono pochi blogger a “condurre” il gioco ed a imporre una qualunque linea editoriale. Anzi, c’è una molteplicità di argomenti e di blogger che arrichiscono il flusso di pensiero della blogosfera in maniera vastissima ed eterogenea. Questo anche è stato già scritto, (scusate se mi cito ancora, ma è per invitare Nicoletti a leggersi la miniguida ai blog di qualche anno fa, insieme al vario materiale che c’è online sull’argomento).
Il discorso, casomai, va spostato sulla disponibilità degli strumenti adatti per consentire a tutti di evidenziare il proprio pensiero. E su questo si impone, storicamente, il lavoro di Granieri, che con la versione 3.1 di Blog Filter mi sembra, finalmente, abbia ripreso la strada giusta senza quei “giudizi” di autorevolezza e di “popolarità” che avevano contraddistinto la versione in alpha del Filter. Giusto per evitare la spiacevole sensazione della volpe che dice che l’uva è cattiva perché non ci arriva, mi sembra corretto dire che io stavo nei primi per autorevolezza e piacevolezza nel Blog Filter, ma che a me questo mi faceva sentire strano (e avevo criticato anche il metodo, se ricordate), e che preferivo un aggregatore “piano” basato più sui contenuti. Adesso che le “classifiche” sono scomparse mi sembra meglio.
Per ultimo, mentre stavo scrivendo questo post è apparso un articolo sul Corriere che parla ancora di blog. Sicuramente interessante, ma quel che più conta è la dimostrazione, se c’era bisogno, che i blog sono sempre meno una moda (ma lo sono mai stati?) e sempre più una realtà interessante e con la quale confrontarsi serenamente.
5 thoughts on “Blogosfera e dintorni”
Secondo me l’inchiesta di Casaleggio si basa su una serie di nomi che ormai fanno parte del “mito”. Persone che da molto tempo hanno un blog, e che immediatamente sono entrate in correlazione fra loro. Una sorta di “nocciolo duro” attorno al quale si sono sviluppati tutti gli altri. Ormai molte cose sono passate; infatti nell’elenco troverai blog chiusi, o che hanno cambiato indirizzo.
Ma forse la “pigrizia” dei ricercatori sull’argomento blog (giornalisti o altro che siano), o forse questa sorta di leggenda che probabilmente in modo giusto riveste i soliti nomi che tanto fanno arrabbiare qualcuno, fa in modo che al momento delle citazioni, delle ricerche e delle pubblicazioni i nomi citati siano sempre quelli, sempre gli stessi basandosi su una certezza ormai storica che va al dì là dei numeri degli accessi, al di là dell’effettiva conoscienza di tutti quelli che son venuti “dopo”, ignorando completamente altre realtà forse più vivaci e attive. Ma in fondo capita così in ogni ambiente: politica, arte, letteratura, pittura, musica. Ci si fossilizza su exempla. E’ naturale. E’ umano. Il tempo ridimensionerà e varierà le cose mostrando la realtà, forse. Ma in fondo, nel caso dei blog, è così importante?
Bacio
M
(felice di averti risvegliato dolci ricordi con Pistoia ;-**
Beh, si sono assolutamente d’accordo, d’altronde è proprio quello che volevo evidenziare e che giustamente poni in risalto. Considera comunque che nello studio Casaleggio ci sono anche limitazioni tecniche, per questo lo porto ad esempio: non solo limiti “concettuali” quindi.
Per i dolci ricordi, ebbene, grazie a te. in questo momento ne ho proprio bisogno.
molto giusto quello che dici mitì: ci si scorda che nei blog ci sono anche “sezioni” temporali. chi ha iniziato 3 o 4 anni fa quando i blog erano pochini, ha tra i suoi link in uscita spesso un sacco di blog nati nello stesso periodo, per ovvi motivi “generazionali”, anche se magari ne legge ormai la metà e legge invece altri. che ci vuoi fare? mica è un delitto. si può mica fare blogroll di due metri.
Quando poi la bolla si è espansa, forse è stato impossibile per questioni di progressione inarrestabile produrre altri grumi del genere: è vero che c’è sempre più gente, ma proprio per questo diventa sempre più improbabile che si concentri in un punto (semmai in un sacco di punti, basterebbe farsi qualche giro per rendersene conto). Ergo, quell’apparente concentrazione è secondo me un residuo, una fotografia scattata al passato e poco più. farsi un’idea di come funziona qui dentro seguendo i link è un’idea tanto elementare quanto fuorviante. E non è nemmeno così impermeabile come si vuole far credere: sono un sacco i casi di nuovi arrivati che per proprie capacità sono diventato relativamente noti in un nanosecondo (più che “relativamente” qui è impossibile: il confuso, cioè uno bravo che passa anche per supernotissimo, avrà un centinaio di link in entrata o poco più: che razza di percentuale è su 50.000? di che visibilità si parla? solo notorietà attribuita dai giornali, questa è il lato ironico del tutto. La maggioranza dei blogger manco l’hanno letto il confuso – che ora gli fischieranno le orecchie 🙂
oltretutto che i link in entrata non c’entrino nulla con gli accessi è un fatto quasi ovvio, basta guardare me 🙂
E non occorre scaldarsi tanto, prima o poi noi brontosauri chiuderemo e finalmente la Bpalla sarà libera e felice 😉
Viene molto difficile per un neofita come me, soltanto provare a criticare il tuo post.
Il tuo è un articolo ben articolato e soprattutto condivisibile al 100%.
Il fatto è che nel mio post, su Nicoletti e le stravaganti polemiche insorte di seguito al suo articolo, ho voluto sostenere la “difesa del diavolo”; mettermi dalla sua parte, non tanto perché ne condivido i contenuti, ma soprattutto per la stima che nutro per lui da anni, e anche per il fatto che è sacrosanto diritto di chiunque non condividere il processo che il Blogging ha avuto soprattutto negli ultimi tre anni.
Nella mia fulgida ignoranza in questo settore, penso che bisognerebbe accettare una realtà di fondo: la Stampa e i Media tradizionali in genere sono un mondo a sé, che non può essere paragonato a quello del Blogging. Così come penso che il mondo dei Blog sia o debba diventare sostitutivo o soltanto alternativo ai Media tradizionali; non penso che debba essere relegato ad uno strumento sussidiario e/o complementare ai Media tradizionali. Penso che il Blog (sempre che esista la concezione di Blog in senso monolitico) ha avuto un grande successo e un grande seguito, perché da troppo tempo vi è di fatto una crisi d’identità dell’informazione, soprattutto nel nostro Paese.
Se il mondo informativo e quindi tutto ciò che riguarda la libertà d’informazione e la libertà di critica, fosse ad un livello più o meno accettabile, forse i Blog continuerebbero ad essere dei semplici diari virtuali e basta.
Ma molto probabilmente mi sto sbagliando e di molto.
Beh, limitandosi all’impianto accusatorio di Nicoletti, a me è piaciuto lo stile, e, come anche ho scritto sui commenti a Massimo, non mi ha particolarmente turbato nei contenuti. Non sono d’accordo con quanto scrive sostanzialmente perché mi sembra troppo “scontato” e riferito a questa vecchia storia delle blogstar, il che lo rende un po’meno credibile di quanto avrebbe potuto essere. Le parole di B.georg sono sacrosante, anche in questi commenti. Resta il fatto che molte persone, blogger e non, ritengano ancora oggi che ci siano delle “elegie” di notorietà che sfumano nella casta, e che alla fine riescono a produrre una “blog-casta” che, invece, non c’è. O se c’è, è in continuo mutamento e in continua evoluzione, quindi è il contrario di quanto afferma Nicoletti, e, prima di lui,lo studio-pasticcio di Casaleggio e associati.
Non credo, peraltro, neanche al paradigma dei blog come “sostitutivi” della carta stampata o del giornalismo “classico”, ma più che altro come “integrativi” o meglio – complementari, in un approccio che li consideri come un utile strumento moderno e democratico, e semplice da usare, per dire la propria. Ma che i blog possano diventare IL giornalismo mi sembra sia eccessivo, ecco.