Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

Blogosfera e dintorni

Premetto, per correttezza, che Mediaworld mi ha riaccreditato i soldi, che erano stati erroneamente addebitati sul mio conto. Non so se ci sia stato un qualche cortocircuito online che abbia velocizzato le cose (non credo), di sicuro è stata necessaria una mezza dozzina di telefonate al Client Center, dopodiché si è tutto risolto con qualche email di scuse.
Dopo le mie rimostranze scritte sul blog, ho saputo da un responsabile di Conto Arancio che sono state apportate delle modifiche alla form online di iscrizione in modo che non si verifichino più gli inconvenienti capitati a me recentemente.
In questo caso il blog, forse, ha avuto una “funzione”. E’ stato utile.
E questo ci porta al post di Carlo di Treviso Blog, che cita alcuni blogger, tra cui me, nel tentativo di proporre una discussione sulla maturità dei blog, sulla loro importanza, e sul loro rapporto con il giornalismo “classico” (le virgolette sono mie).
Devo dire che il post merita un po’ di riflessione, e di valorizzazione, non fosse che un approccio del genere si presta a diverse intepretazioni e soprattutto è ancora molto attuale: i giornalisti, anche quelli tradizionalmente di impronta conservatrice ma attenti (vedi l’articolo di Civiltà Cattolica sui blog) infatti si approcciano sempre di più al mondo dei blog, e pur con diverse sfaccettature, ne parlano in modo meno approssimativo di prima.
Carlo, riprende l’argomento, specie alla luce dei recenti avvenimenti: il rapporto fra blogger, giornalisti e segreto professionale, soprattutto per coloro che hanno creato blog specificamente dedicati all’informazione.
La mia opinione è che i due mondi si parlino ma siano anche da distinguere: quello del giornalismo tradizionale, fatto di verifiche, di approfondimenti, e di lavoro sul campo, rimane in qualche modo intonso. I blog sono nati come diari online e, anche se qualche volta sono fatti molto bene e sono improntati ad uno spirito giornalistico, rimangono un tipo di prodotto “fresco”, veloce e poco controllabile. Spesso sono la prima e l’ultima fonte che noi consultiamo quando ci svegliamo e quando andiamo a dormire
Ultimamente sono nati dei blog “ibridi” nei quali ci si allontana un po’ dall’idea di diario personale e ci si avvicina più a quello di una testata giornalistica online, ma in questo caso non vedo qual è il problema. Mi viene in mente ad esempio la scommessa di Blogo.it, che consulto spesso e che trovo utile, appunto. Ma ce ne sono molte altre, e altre ce ne saranno, per chi lo fa nello spirito imprenditoriale, basta che vengano rispettati i parametri fondamentali: in pratica, che ci sia almeno pareggio tra le entrate e le uscite. Sono tentativi secondo me buoni.
Ci sono ancora molti aspetti che vengono messi in discussione e che provocano fiammate di polemica ridondante.
E’ ancora fresca, ad esempio, la reazione provocata dall’articolo al vetriolo a firma di Gianluca Nicoletti (il link è a un pdf). Uno che di community ci capisce. Però l’ha presa male, la blogosfera, e si vede.
Eppure quella delle presunte blogstar è una storia vecchia. Ripeto in questo post una cosa che ho scritto in diversi commenti in questi giorni: molta dell’acredine che si vede in giro nella blogosfera, deriva semplicemente dagli errori anche grossolani che si fanno nelle analisi, sia da giornalisti sia da addetti ai lavori (e in quest’ultimo caso, è ancora più grave, a mio avviso).
L’ultimo arrivato, in ordine di tempo è lo studio di Casaleggio e associati: un pasticciaccio, farcito di grafici e numeri, quindi che dà l’impressione di essere fatto di dati. In realtà sono solo “soggettive” di una blogosfera molto più complessa di quella che si tenta di disegnare. Se n’è parlato molto nei commenti al post di Massimo Mantellini (consiglio di leggere in particolare gli interventi di B.georg). Niente di male, per carità: ognuno ha il diritto di presentare ricerche e dati quando e come vuole, e sicuramente in quel di Casaleggio ci hanno messo impegno e serietà nel confezionare lo studio. Però qualcuno ha preso per oro colato quel che c’è scritto lì, e magari se l’è presa anche. E questo sinceramente è contrario alla vecchia regola dei blog: verificare, confrontare, discutere.
Forse il buon Nicoletti non l’ha fatto, e ha creduto che la blogosfera è fatta da 100 persone, e gli altri contano poco. E questo non solo non è vero, ma è tecnicamente assurdo solo pensarlo.
Sicuramente c’è del vero nell’osservare che ci sono degli hub (ovvero dei blog “concentratori”) che consentono uno scambio centralizzato di informazioni e di idee (oltreché di link), ma questo era già stato detto e ridetto, qualsiasi ricerca su Blog Notes di Giuseppe Granieri o su Google restituisce decine di risultati sull’argomento che sono più che chiarificatori (ne avevo parlato su Blogcafé, scusate senza il link ma attualmente il sito è in trasferimento).
Non è che la blogosfera è fatta solo dagli hub, però, e non è vero che ci sono pochi blogger a “condurre” il gioco ed a imporre una qualunque linea editoriale. Anzi, c’è una molteplicità di argomenti e di blogger che arrichiscono il flusso di pensiero della blogosfera in maniera vastissima ed eterogenea. Questo anche è stato già scritto, (scusate se mi cito ancora, ma è per invitare Nicoletti a leggersi la miniguida ai blog di qualche anno fa, insieme al vario materiale che c’è online sull’argomento).
Il discorso, casomai, va spostato sulla disponibilità degli strumenti adatti per consentire a tutti di evidenziare il proprio pensiero. E su questo si impone, storicamente, il lavoro di Granieri, che con la versione 3.1 di Blog Filter mi sembra, finalmente, abbia ripreso la strada giusta senza quei “giudizi” di autorevolezza e di “popolarità” che avevano contraddistinto la versione in alpha del Filter. Giusto per evitare la spiacevole sensazione della volpe che dice che l’uva è cattiva perché non ci arriva, mi sembra corretto dire che io stavo nei primi per autorevolezza e piacevolezza nel Blog Filter, ma che a me questo mi faceva sentire strano (e avevo criticato anche il metodo, se ricordate), e che preferivo un aggregatore “piano” basato più sui contenuti. Adesso che le “classifiche” sono scomparse mi sembra meglio.
Per ultimo, mentre stavo scrivendo questo post è apparso un articolo sul Corriere che parla ancora di blog. Sicuramente interessante, ma quel che più conta è la dimostrazione, se c’era bisogno, che i blog sono sempre meno una moda (ma lo sono mai stati?) e sempre più una realtà interessante e con la quale confrontarsi serenamente.

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