Image by mkarco via Flickr
Stiamo assistendo a scene di guerriglia estremamente gravi che coinvolgono alcune città in Italia, in particolare Roma.
Gruppi organizzati di violenti rischiano, a quanto pare con un colpevole silenzio di una parte parlamentare, di portare il Paese (e specialmente la Capitale, sede di tutte le istituzioni, oltre che della Chiesa) verso un pericoloso ambito da "guerra civile" e di contrapposizione tra frange di estremisti, le cui conseguenze sono impossibili da prevedere.
Si dovrebbe comprendere, insieme a tutta una serie di responsabili pensatori di sinistra, di destra o di centro, giornalisti, radicalisti, e maître à penser votati all'ordine morale, che comunque la si veda la priorità di qualsiasi agenda politica dovrebbe essere ridurre questo rischio.
Per certi versi, il problema nasce proprio in questa società "liquida" (cfr. Z. Bauman) e precisamente in una certa riconfigurazione ideologica e valoriale nella quale è immersa: se il problema sociale diviene più drammatico, è un dovere etico e morale dello Stato porvi rimedio. Ma non sembra affatto il primo obiettivo politico; per alcuni il primo obiettivo politico è "abbattere Berlusconi", per altri - specularmente, "difendere Berlusconi" (dall'altra parte dello schieramento, ovviamente). Capire che riducendo tutto soltanto a questo (senza dubbio l'argomento comprende anche una crescente inadeguatezza di Berlusconi, ma nelle vicende storiche e politiche di una nazione non è mai un singolo a creare tutto il problema) si alimenta lo scontro ideologico, di piazza, oltre che sui media (e naturalmente su Internet, dove è tutto un proliferare di attacchi e difese, in uno schema di aggressività crescente che rischia di devastare il buono che c'è nel Web: il dialogo e il confronto però spesso sembrano l'ultima delle fiaccole in grado di illuminare le menti.
Affrontare il problema alla radice significa, in realtà, affrontare un'era di decadenza civile e morale che ci attanaglia dagli anni '80 (oserei dall'edonismo reaganiano in poi, ma credo che anche prima si possano trovare molti prodromi..), e questo non lo può fare nessun governo e nessuna opposizione perché non ne hanno gli strumenti, quantomeno non univoci. Eppure l'unica strada, l'unica via, l'unico percorso possibile è favorire l'educazione delle coscienze, investire nella cultura, nel ritorno alla formazione, ad un'etica ed una civiltà di convivenza e dialogo che sta diventando sconosciuta non soltanto dentro i palazzi del potere, ma fuori.
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