Visto che siamo in tema, un po' di storia del nonnino del nord col camauro in testa non guasta!
Babbo Natale è la risultante di ogni mito: un po' gnomo, un po' nonno, un po' Gesù Bambino, Ceppo, Befana.. Nei paesi di lingua inglese si chiama Santa Claus, storpiatura vernacolare per Saint Nicholas, il nostro San Nicola, vescovo di Myra e patrono di Bari.
La leggenda più famosa di San Nicola lo vede penetrare furtivamente di notte nella casa delle tre giovinette povere per donare ad ognuna una palla d'oro e impedire così che il padre, povero e gaglioffo, le mandi a battere il marciapiede per procurarsi il pane.
San Nicola porta doni, Santa Claus porta doni! Ma è presumibile che San Nicola si vestisse come conviene ad vescovo, con mitra e piviale, tonaca e pianeta. La veste di Santa Claus è diventata invece un giubbotto rosso stretto in vita, pantaloni rossi orlati di pelliccia bianca e un cappellone floscio, anch'esso con finiture in pelliccia. Porta un sacco sulle spalle, pieno di cose belle, e se ne va in giro volando su una slitta trainata da renne.
L'iconografia succitata noi la dobbiamo pressoché interamente ad un geniale disegnatore americano della seconda metà dell'ottocento, Thomas Nast, che pubblicò nel 1890 il suo più famoso libro, Christmas Drawings for the Human Race, una raccolta dei disegni comparsi negli anni precedenti su 'Harper's Weekly'. Thomas Nast, che era nato in Germania nel 1840 ed emigrato bambino negli Stati Uniti, creò a poco a poco tutto l'immaginario che ruoterà per sempre intorno a Babbo Natale: la fabbrica di giocattoli al Polo Nord, il rapporto specialissimo con i bambini, la slitta, le renne, il camino.
Il libro di Nast, si è detto, è del 1890. Babbo Natale allora non beveva certo Coca. Avrà imparato a farlo più tardi, ben dentro il XX secolo, ma da quando l'ha assaggiata non se ne è certo più staccato, al punto che a lungo è stata fatta circolare la voce che l'immagine che tutti conosciamo (si torna alla domanda di partenza: chi ha inventato Babbo Natale?) fosse dovuta ad una trovata geniale, appunto, della Coca Cola. O perlomeno a quella di un illustratore delle sue campagne pubblicitarie, Heddon Sundbloom che nel 1931 disegnò il primo dei suoi Santa Claus pubblicitari, prendendo a modello l'aspetto di un vicino di casa bonariamente grassoccio.
Il resto della storia è mitologia che le Pubbliche Relazioni di Coca Cola ha diffuso in tutto il mondo. Nast viene del tutto eclissato per creare una nuova tradizione che fa datare al 1931 l'invenzione del 'nostro' Babbo Natale. Non è affatto vero, naturalmente ma Coca Cola ci crede e, quello che è più importante, lo fa credere a tutti, in un astuto altalenare di 'mezze verità'. Un po' lo stile degli avvocati della Walt Disney che, nel 1981, diffidarono gli organizzatori del 'Centenario di Pinocchio' dall'usare il nome 'Pinocchio' per le manifestazioni perché, come per loro era pacifico, 'Pinocchio' era un copyright Walt Disney, registrato e protetto!
(tratto da Social Design Zine)
Segue commento: Il Santa Claus di Nast è evidentemente il prototipo cui si è ispirato Sundblom e che è all'origine di tutti i 'Babbi Natale' possibili. In Italia la diffusione della figura è recente, all'incirca data al secondo dopoguerra. Prima di allora la tradizione italiana preferiva demandare la consegna dei doni agli altri 'testimonial' del Natale (il Ceppo, Gesù Bambino ecc.). Qualche accenno ad un vecchio 'Natale' che porta doni, nella neve e con una similslitta, si trova nel Corriere dei Piccoli (un disegno di Carlo Bisi per una tavola del 1928, 30 dicembre). Il vestito è però diverso. Non segue la lezione di Nast, né per l'aspetto né per i colori (è giallo con grandi stelle). Segno che a quel momento la figura di Babbo Natale, in Italia, non si era ancora consolidata.
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