"Doveva essere una festa per la partenza di un Mondiale MotoGP mai così spettacolare. Invece il fine settimana di Suzuka si è trasformato in una tragedia. Proprio nella MotoGP. Prima la paura per Melandri, caduto e fratturato venerdì. Poi il dramma di Daijiro Kato, 26 anni, in lotta per la vita. Il pilota bambino, che sorride sempre ma non parla quasi mai, ha fatto un volo terribile alla fine del terzo giro, nel punto di frenata per la prima delle due chicane che immettono sul rettilineo del traguardo. Una caduta inspiegabile. Si può solo ipotizzare un contatto con un avversario o una ruota finita sulla riga bianca di bordo pista al momento di impostare la curva."
Inizia cosi' un articolo, uno qualsiasi, sulla prima giornata della classe regina del motociclismo, la MotoGP. Le immagini che qualche tg (pochi) hanno mandato in video erano agghiaccianti. ..E si' che con la guerra dell'America all'Iraq, in questi giorni, di scene raccapriccianti ne vediamo tante, troppe. Eppure vedere un pilota che si schianta su un muretto fa sempre male, specialmente per chi e' appassionato di motociclismo, di piloti, di gare di coraggio e tecnica. Scene gia' viste, eppure che non vorremmo vedere mai piu'. Il grande Ayrton Senna, per come la vedo io, era morto per "colpa" di uno di questi muretti di cemento. Kato ci e' andato a sbattere e ora lotta tra la vita e la morte, in coma profondo all'ospedale di Yokkoachi. Ma la cosa peggiore non e' questa: "Purtroppo è stata riscontrata - spiega il dottor Claudio Costa, medico dei piloti - una lussazione tra la prima e la seconda vertebra cervicale che rende il quadro clinico di Kato temibilissimo; (...) se si salva - ha proseguito Costa - Kato sarà tetraplegico dal collo in giù e senza respiro. Non sarà autonomo sia come movimento di braccia e gambe, sia come funzione respiratoria che dovrà essere svolta con l'ausilio di macchine".
Perche'?
Nelle gare e' stato da decenni capito che la "via di fuga", ovvero, per dirla bene, l'ampia zona che contiene l'insieme delle tangenti alla curva nei vari punti in cui essa si dipana, e' essenziale per la sicurezza dei piloti. Essa permette al mezzo che perde il controllo di fermarsi per attrito e di scaricare l'energia cinetica in modo graduale. Fermandosi improvvisamente su un muretto di cemento, invece, l'energia si distribuisce su mezzo e pilota. Se e' una macchina, il pilota (forse) si salva perche' le Formula 1 moderne hanno un abitacolo praticamente indeformabile, e comunque la decelerazione e' talmente forte da causare traumi importanti anche se spesso invisibili. Ma se e' una moto, probabilmente no. Kato ha avuto la sfortuna di provare ancora una volta che il teorema della via di fuga non e' un optional: e' un obbligo che dovrebbe essere esteso a tutte le piste del mondiale. Ma cosi' non e'. Orbene, non si dovevano costruire muretti di cemento allora, non devono esserci a maggior ragione oggi, quando si e' ormai stracapito che la causa di incidenti gravissimi in gara e' dei muretti in cemento laterali. Nel bordo esterno di una curva di un circuito non ci deve essere un muretto di cemento laterale. E basta.
Rossifumi cerca di fare "sindacato" per cambiare le cose, e in particolare per non correre piu' nella pista di Suzuka, dove c'e' piu' di un tratto pericolosissimo. Spero che ce la faccia. Dietro una pista coi "muretti di cemento" si dipanano interessi ecomonomici di vario genere: dalla possibilita' di progettare tribune piu' remunerative in punti piu' strategici agli interessi piu' o meno nascosti delle grandi case a correre comunque e sempre, anche se in condizioni pericolose.
Per quanto ancora?
Add New Comment