Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

Moto e ricordi

Oggi è stato un giorno stancante, in mezzo a tutto il solito casino, mi sto orientando per comperare una nuova moto. D’altronde la vecchia la vendetti nel 2001, quando mio padre aveva iniziato a stare un po’ male, anche per non creargli ansie. La diedi via a malincuore:
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Era una Kawasaki ZR7, l’avevo comprata al volo nel 1999, dopo che per un mio errore dovetti rinunciare ad una splendida Ducati ST4 argento metallizzato, che all’epoca costava la bellezza di 24 milioni di lire. Troppi, lo so. Infatti non se ne fece nulla. “Ripiegai”, se così si può dire, sul 7 e mezzo Kawa, di cui sapevo poco, ma che prometteva bene. Dal motore robusto e collaudato, all’ergonomia perfetta, è stata infatti tutto una piacevole sorpresa, che mi ha accompagnato nel mio viaggio in Sardegna in compagnia di un Ducati 999 e un Ducati ST2 dei miei due amici.
Mi girava di fare qualche riflessione. La moto è una passione, inutile girarci intorno. Dopo un po’ che sto senza, percepisco l’astinenza, le guido da quando avevo 14 anni. Nel mondo delle moto le cose sono cambiate molto meno che nelle automobili. Forse l’unica grande novità è che adesso le moto sono catalizzate, il che è una gran bella notizia, specie in città come Roma. L’olfatto dei romani si è modificato geneticamente negli ultimi anni, da quando le auto non-catalitiche sono vietate in tutto l’anello interno, oramai la puzza di un auto non Euro 2+ la sento subito. Quasi come le auto a gas, che nonostante inquinino meno, continuano a puzzare di gas in modo estremamente fastidioso.
L’elemento umano conta ancora tantissimo, nelle moto. L’ABS sta cominciando timidamente a fare la comparsa adesso, ma, come i motocicilisti sanno, sulle moto conta molto di più la sensibilità delle dita del pilota, rispetto alla pedata da panico di una frenata di emergenza in auto. Comunque si diffonderà, ed in fondo è meglio così. Vedendo le moto di oggi, rispetto a quelle vendute sei anni fa, le differenze finiscono qui.
La grande differenza se vogliamo, è che continua inarrestabile l’avanzata degli scooter e degli scooteroni, che sovrastano le vendite delle moto vere. Il mezzo in sé non è disdicevole, ma l’uso che spesso se ne fa si: oggi mi trovavo in una concessionaria storica di Roma, tra motociclisti, e ci si è ritrovati tutti subito d’accordo nel riconoscere che gli scooteristi sono per la maggioranza dei casi sempre un po’ più maleducati, un po più impreparati, e un po’ più strafottenti dei motociclisti. Non si sa da cosa derivi questa tendenza che ho riscontrato anch’io. Il mezzo dicevo, non dovrebbe essere una causa, ma non si può non osservare che uno scooterone per uno che ama le due ruote è come un panino al MacDonald per uno che ama la buona tavola. Mi perdoneranno gli scooteristi, ma ci sono ragioni tecniche che giustificano queste scelte, prima che personali.
Quindi, sarà per l’impostazione di guida incredibilmente scorretta (la posizione a schiena dritta e manubrio verticale tipici degli scooter sono un eccellente viatico per un’andatura sbilenca e per soffrire mal di schiena), sarà che per guidare gli scooter non serve nessuna competenza particolare (salvo poi accorgersene alla prima manovra di emergenza), sarà che molti pensano di essere superiori alla guida, a Roma tutti sti scooteroni finiscono per rimanere antipatici (tranne forse a quelli che li guidano). Non so, non mi va di generalizzare, ma di sicuro una considerazione facile da fare è che sono una massa oramai enorme. Dal mio piccolo giro delle capitali europee, e da quel che leggo, credo quasi sicuramente che Roma sia la capitale col più alto numero di due ruote in circolazione ogni giorno. E girando per le strade non si stenta a crederlo!
Mi chiedo cosa farò quando mi ritroverò di nuovo in moto nel traffico di Roma. Tra i motociclisti esistono “tradizioni” che spesso sono completamente ignorate dai “nuovi”: ad esempio dare la precedenza, essere educati con gli altri, non creare inutilmente pericolo e non cercare per forza di passare avanti a tutti (non serve, se hai un mezzo a due ruote).. Civile convivenza, nel traffico di Roma per alcuni si trasforma in lotta di sopravvivenza.
In compenso, tornando ai ricordi, ho scoperto un sito dove vendono la replica, ovviamente non identica, del mitico Caballero: per chi se lo ricorda, è un tuffo nel passato dei due tempi “regolarità”.
La versione odierna è tutta un’altra cosa, a vederla:
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Il Caballero originale lo scoprii che correva l’anno 1984, ed allora i 2 tempi che si trasformavano erano la Vespetta (la Special, che per me rimaneva mistero: come potevano andare a folle velocità con quei trabiccoli con le ruotine!) e queste grosse moto da cross modificatissime. Ora le cose non sono molto diverse, a parte il fatto che i 14enni modificano sostanzialmente degli scooter invece che moto fatte per ospitare motori più potenti. Io avevo la prima moto, un’Aprilia RC che grosso modo era molto simile al Caballero, anche se meno famosa: robusta, grossa, pesante. Con questa ci andavo a fare motocross con un mio amico che invece aveva il Caballero, nei campetti vicino casa. Ricordo che mentre io montavo un carburatore del 19″ in luogo del 14/12 standard, lui osava addirittura montare un 22″, cosa che su un motore da 50cc significava uno spunto inesistente, ma una volta presa velocità…
Per finire, una citazione di Giovanni di Pillo (tratto da Nuvolari)

Inoltre, come troverai in molti testi di psicologia moderna, oltre che nel manifesto del futurismo, il motociclista viene visto come l’erede naturale del cavaliere di ventura. Ovvero un moderno Lancillotto ,che vive in sella al suo destriero in cerca di avventure e pronto ad aiutare tutte le persone più deboli e bisognose. Una persona leale e decisa, spontanea e diretta che non ama le mezze misure o i compromessi. Vivere con il manubrio in mano insegna ad affrontare ostacoli e decisioni in prima persona e in tempi rapidissimi.

Insomma chi ama la moto ama la vita e i sentimenti veri e le passioni forti ed è disposto a prendersi dei rischi calcolati per perseguire quello che ritiene giusto e vero.
Quindi in fondo in fondo non siamo solo apparentemente dei pazzi autolesionisti monotematici………… ma se ci rifletti siamo al contrario dei monaci Zen che affrontano una durissima disciplina mentale e fisica che si chiama moto e che non è solo un volgare mezzo di trasporto, ma un incredibile mezzo per mettersi in gioco e misurare continuamente il proprio valore.

Com’è che si diceva..ah si, un lampeggio a tutti! 🙂

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