Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

L’aborto spiegato a mia figlia

Chiariamo subito che l’intento di questo post non è (solamente) logico, nè polemico, ma anche un po’ personale. Non vorrei, infatti, solo ragionare sull’aborto (se sia un omicidio di fatto, se andrebbe vietato tout court oppure regolamentato come oggi o con modalità diverse), perché questo in realtà è un ragionamento che ho già fatto con diverse persone, e che chiunque dotato di onestà intellettuale deve affrontare prima o poi.
No, il post in realtà è anche un tentativo di fare breccia tra i miei lettori di sinistra, che da quanto vedo nei miei commenti sono la maggioranza. A volte non capisco perché arrivano qui, leggono e poi nei commenti si arrabbiano, e molto: io non so veramente che farci. Non sono un uomo di sinistra (nè di destra), non scrivo cose di sinistra, nè della mentalità corrente e men che meno della morale comune. Mi piace argomentare i miei ragionamenti e discuterci, uso l’arma del dialogo affinché possa confrontarmi con persone dotate della stessa buona volontà. E non amo nutrirmi di ideologia.
Dunque? Mistero. Devo aver scritto che ero d’accordo con Rutelli una volta e da lì si è creato un vortice spazio temporale dal quale non sono più uscito!
Coltivo la segreta speranza che mi commenti qualche blogger che almeno la pensi come me, o qualcuno della “coda lunga“, ma arrivano col contagocce.
Quindi, prendo la palla al balzo, e procedo col post serioso…. Non è prioritariamente un discorso sopra la 194, perché quella è una legge, ma più generale..
Il punto sul quale vorrei soffermarmi è se sia vita o no quella specie di nocciolina a forma di mora che si intestardisce ad attecchire nell’utero nei primi giorni della gravidanza. Un tema dibattutto, sicuramente, da persone molto più intelligenti di me. Ma che mi incuriosisce sempre molto negli effetti. Perché se sono molti ad essere d’accordo che a 90 gg. (il massimo teorico per la 194) un feto si riconosce quasi bene e sembra così terribile sopprimerlo, sono ancora di più quelli che pensano che all’inizio, beh si all’inizio può fare, non è ancora propriamente “vita”.
Manco per niente.
Il titolo del post nasce da quel famoso libro sul razzismo che reca l’omonima intenzione. Non ho una figlia, ma alcune sere fa ho provato a spiegare ad un mio amico del tutto ateo, liberista, ed amante della logica, che l’aborto non è solo quel male morale contro cui i cattolici periodicamente si stracciano le vesti e di cui gli atei vanno fieri come conquista della civiltà moderna. Quello sarebbe troppo facile, perchè si sa, la religione, l’ideologia, la libertà, il principio di autodeterminazione della donna, tutte parole che servono come steccati a dire io sto di qua, tu stai di là.
No, il difficile è dimostrare che l’aborto è semplicemente un omicidio, a tutte le latitudini ed in qualsiasi periodo della gestazione, prima o dopo.
L’ho convinto, senza imporre nessun punto di vista, ma in modo logico, proprio sul terreno su cui lui si sentiva più al sicuro.
Che cosa avviene quando si rimane incinte? Saltiamo tutta la parte dei preliminari (la più bella) e anche quella della fecondazione, e arriviamo subito all’impianto nell’utero, che avviene qualche giorno dopo. In quel momento inizia la produzione di un ormone (la gonadotropina corionica) che è presente nell’organismo solo in questa occasione (questo ormone è quello che, se presente, dà la positività al test di gravidanza, dopo qualche giorno di ritardo mestruale). Nell’utero l’ovulo è circondato da una sacca piena d’acqua, completamente chiusa. E’ collegato per mezzo di un cordone, il cordone ombelicale, alla placenta, a sua volta collegata alla madre. La placenta serve per nutrire il feto. E’, infatti, attraverso la placenta che il sangue porta il nutrimento necessario all’embrione prima ed al feto poi.
Apparentemente sembra tutta una cosa che fa la madre: crea le condizioni perché si sviluppi l’embrione, produce nutrienti, ecc. Quindi in buona sostanza, potrebbe essere ragionevole ritenere che qualora la madre decida di non voler sostenere una gravidanza, ne abbia piena facoltà (anche se la 194 dice un’altra cosa, la vedremo dopo, a margine).
Ora, osserviamo invece l’evento da un’altra angolazione: se noi togliamo il nutriente ad un embrione, cosa succede? Muore. Se noi continuiamo a dare nutrimento all’embrione cosa succede? Cresce. Autonomamente. In altre parole all’embrione non serve poi granchè tutta questo vortice di decisioni e di dubbi che sta dietro alla sua esistenza. Non serve neanche sapere se i genitori sono contenti, e se vogliono che lui in futuro abbia gli occhi azzurri o i capelli biondi. No, a lui serve soltanto avere da mangiare, perché lui, di fatto, ha già tutto il patrimonio genetico. Immaginate che per assurdo noi prendessimo un embrione e lo togliessimo da lì, nutrendolo: beh quello crescerebbe esattamente come prima. Cioè non è la madre che lo fa crescere bello e bravo, bensì il nutrimento.
Ora, cos’è quella cosa che se gli togli nutrimento muore e se gli dai nutrimento vive, indipendentemente da tutto il resto? Una vita completa, e completamente determinata.
Una vita che dipende dalla madre per 9 mesi circa perché la natura umana è fatta così. In alcuni mammiferi ci sono le uova, in altri escono fuori subito, in alcuni ci pensano i genitori, in altri ci pensano da soli, insomma la natura è varia ma il concetto rimane lo stesso: quanto tempo sta dentro un incubatrice e che forma e sostanza abbia, sempre ed esclusivamente di vita completa si tratta. Durante la gravidanza la madre non è che passa altre informazioni genetiche al figlio, no. Questo ha già tutto.
Ora, compreso che stiamo parlando di una forma di vita completa fin dall’inizio (e su questo inizio non mi soffermerò, visto che qui ognuno ha le sue idee, io mi limito a dimostrarlo dal passaggio in utero in poi), possiamo agevolmente arrivare al passaggio successivo: è questa forma di vita completa, che ha bisogno di cibo e di un ambiente confortevole per crescere, paragonabile ad una forma di vita sviluppata e visibile anche senza bisogno di un microscopio?
Beh sarebbe strano affermare il contrario. Giacchè infatti le forme di vita sono le più disparate, non è questione di dimensioni, ma di sostanza. Ok, siamo quindi in presenza di una forma di vita. In termini generici, se sopprimo una forma di vita, cosa compio? Beh, un’uccisione. Tendenzialmente, uccido un essere vivente, a meno che non sia già morto per cause naturali voglio dire..
Ma se questo essere vivente è della specie umana, cosa compio infine? Un omicidio. cvd.
Di rimando, alla luce delle polemiche di questi giorni che periodicamente ritornano, mi piacerebbe anche parlare del perché la legge 194, alla luce di queste considerazioni vada rivista (a quanto ne so, l’omicidio è sanzionato severamente dalla legge italiana), e che Ruini sulla 194 ha tutte le ragioni di questo mondo. Soprattutto quando dice che andrebbe quantomeno applicata. La legge, infatti, è nata per tutelare la salute fisica e mentale della donna, è una depenalizzazione dell’aborto, potremmo dire con fine terapeutico. La legge non afferma che una persona si sveglia la mattina va dal medico, gli spiega che ha deciso di rinunciare al figlio, e si fa prescrivere l’aborto. Non funziona così. Il fine della legge era, ed è, quello di evitare gli aborti clandestini e quelle morti sospette che c’erano ai tempi della sua stesura, e che fortunatamente si sono dimezzati. Ora, che questo intento, nel tempo, si sia trasformato in un comodo escamotage per sopprimere gravidanze indesiderate, è esclusivamente una stortura dovuta a motivi egoistici, ma questo non toglie che invece l’aborto sia una pratica da evitare, e da praticare solo ed esclusivamente al fine di proteggere la salute della donna. Altrimenti, per favore, pensateci prima, e non ammazzate un essere umano solo perché qualcuno vi ha detto che in fondo non è ancora “vita”. Non è vero. Lo è e va rispettata. Ci sono tanti metodi per non rimanerci, e non c’è sicuramente bisogno che ve li elenchi tutti.

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