Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

Epilogo

E così, come doveva essere, con La Ragazza delle Scuse è definitivamente finita. Non tramite cena, ma con una più prosaica telefonata.
In effetti in questi giorni è stato il gelo, tra noi, fino a ieri sera. Oggi l’ho chiamata, e mi ha richiamato lei dopo mezz’ora. Non ci ha girato troppo intorno e dopo qualche frase di circostanza ha detto “..penso..che è meglio se non ci vediamo a cena..”
Era dispiaciuta, soprattutto perchè sapeva che stava dicendomi un fatto che preludeva ad un altro: lei da poco sta con uno. Anzi “esce con uno”, nella sua delicata e blanda terminologia. Questo ovviamente chiarisce anche il perché del suo cortese rifiuto: questo altro non gradirebbe una cena di lei con me.
Ed ecco come finisce un racconto durato forse fin troppo. Lei, com’era prevedibile, alla fine esce di scena garbatamente, così com’era entrata: le ho detto che non ci potrà essere amicizia tra noi, e questo, come previsto, è stato duro da accettare, per lei, lo sarebbe per chiunque. Gli amici è bello trovarli, più che perderli.
Qualche passaggio è stato rimarchevole: ha detto che riuncerebbe a far parte del gruppo, se questo potesse farmi stare meglio. E’ una cosa che ho apprezzato, ma naturalmente le ho detto di no (non posso chiederle questo). Magari sarò io meno presente.
Insomma, è come se fosse finito “qualcosa” (non una storia, ma comunque un impegno: almeno di tempo). Dopotutto, diciamo, cos’è l’illusione di poter vivere se non quella di poter amare? (non sto citando, e’ una banalità che mi è venuta adesso).
Adesso parlo così, penserà il lettore, perchè ho delle ferite aperte. Ma le ferite di questo genere sono SEMPRE APERTE, per le persone come me, soggiacenti in un’imprecisione sentimentale nella quale “amare” significa “poco dolci”, come diceva una celebre tagline dei tempi di Fidonet. Quindi l’illusione dell’amore è sempre vera, per noi. E’ ovvio. E triste.

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