L’anno scorso scrivevo il bilancio di un anno bello e denso di avvenimenti importanti, mentre il 2018 è stato piuttosto complicato. Anche introspettivo, di riflessione: alcune cose sono andate in porto, e altre non hanno avuto l’esito che speravo. Non mi lamento (non troppo, diciamo): non sono mancate soddisfazioni dai miei studenti, in particolare nel Laboratorio a Tor Vergata, e altri progetti che bollono in pentola speriamo che possano vedere la luce nel nuovo anno.
Nel complesso anche il numero di libri in lettura è stato buono – sebbene inferiore a quello del 2017 quando, però, ero impegnato a scrivere tesi e libro, e dovevo documentarmi su una serie di fonti molto più ampia.
Allora partiamo con i miei personalissimi consigli per i libri da mettere sul comodino. In cima alla lista, non posso che mettere il mio tomo, pubblicato a ottobre 2018 dopo una revisione durata più di un anno.
Cluster Digitali. Narrazione collettiva nell’era dei social network.
Il volume, direi corposo (428 pp.), è diviso in tre grandi parti che a loro volta contengono differenti sfaccettature dell’argomento esaminato: nella prima, faccio un excursus storico-tecnico sui primordi del Web, per arrivare ai prodromi dei social media. Nella seconda parte, che è quella centrale e dà il nome al libro, parto da un approfondimento psicologico del tema della narrazione personale per arrivare al più grande problema di quella collettiva, espansa e “pantografata” in grande sui social network, e di come si collochi all’interno di un quadro problematico di analfabetismi e false percezioni di cui – in particolare in Italia – soffriamo. Nella terza parte, più pratica, esamino una serie di strumenti per affrontare la rete, accrescere le competenze digitali e la capacità critica: come verificare le fonti, come orientarsi nel processo entimematico di verosimiglianza, insieme a una “cassetta degli attrezzi” sempre pronta.
Una nota, attuale. In diverse parti del mio libro parlo di Stephen Bannon, che sta tornando alla ribalta proprio in questi mesi con il suo The Movement. Già dal 2016 fondatore del sito di estrema destra Breitbart e poi capo stratega di Trump, avevo intuito la sua tragica importanza negli sviluppi della politica americana. Questa sembra confermata dall’evolersi della sua influenza sull’Europa, e la sua volontà di portare l’onda di populismo al massimo che gli è possibile. Ne riporta ampiamente il Corriere dela Sera, A casa di Steve Bannon: «Nella mia scuola formerò agenti del populismo Salvini e Di Maio? Ottimi», un’intervista da leggere.
Fuoco e Furia. Dentro la Casa Bianca di Trump
Michael Wolff
A tal proposito, e per rimanere in tema, è interessante il libro di Wolff, giornalista di lungo corso che inizialmente voleva limitarsi ad indagare sui primi cento giorni della presidenza Trump, e che è arrivato a duecento e oltre, per un’idea di quello che sta succedendo Oltreoceano – che come si sa ha poi ripercussioni in tutto il mondo. Wolff regala un quadro abbastanza verosimile e inquietante della più controversa e pericolosa esperienza presidenziale degli USA degli ultimi decenni. Dalla sinossi di IBS:
Il primo anno della presidenza di Trump è stato travolgente e scandaloso per gli Stati Uniti e l’intero mondo. Per raccontarcene gli effetti, Michael Wolff, giornalista che già durante la campagna elettorale aveva frequentato il quartier generale di Trump, si infila nella Casa Bianca “come una mosca sul muro”. Wolff osserva da una prospettiva unica il caos nello Studio Ovale e si trova tra le mani un libro esplosivo ricco di retroscena inediti. Trump pensava realmente di vincere? E lo voleva davvero? Quali sono i fini di “Jarvanka”, la creatura bifronte composta dalla figlia Ivanka e dal marito Jared Kushner? Perché è stato licenziato il capo dell’FBI, James Comey, e dopo di lui il capo dello staff, Reince Priebus? Perché è stato licenziato Steve Bannon, lo stratega (e anima nera) che aveva portato Trump alla vittoria? Chi è la gola profonda delle rivelazioni sugli incontri tra lo staff di Trump e i russi? Perché è inutile fornire a Trump relazioni, analisi e qualunque testo scritto? Chi sta dirigendo davvero la Casa Bianca? Fuoco e furia è il libro che Trump ha tentato invano di bloccare, un caso mondiale che racconta la storia appassionante di un mandato imprevedibile e impetuoso quanto il presidente stesso.
Psicopolitica. Il neoliberismo e le nuove tecniche del potere, di Byung-Chul Han
Un’infinita possibilità di connessione e di informazione ci rende veramente soggetti liberi? Partendo da questo interrogativo, Han tratteggia la nuova società del controllo psicopolitico, che non si impone con divieti e non ci obbliga al silenzio: ci invita invece di continuo a comunicare, a condividere, a esprimere opinioni e desideri, a raccontare la nostra vita. Ci seduce con un volto amichevole, mappa la nostra psiche e la quantifica attraverso i big data, ci stimola all’uso di dispositivi di automonitoraggio. Nel panottico digitale del nuovo millennio – con internet e gli smartphone – non si viene torturati, ma twittati o postati: il soggetto e la sua psiche diventano produttori di masse di dati personali che sono costantemente monetizzati e commercializzati. In questo suo saggio, Han pone l’attenzione sul cambio di paradigma che stiamo vivendo, mostrando come la libertà oggi vada incontro a una fatale dialettica che la porta a rovesciarsi in costrizione: per ridefinirla è necessario diventare eretici, rivolgersi alla libera scelta, alla non conformità.
Suo anche (di cui consiglio la lettura, specialmente di questi tempi) “L’espulsione dell’Altro“, del 2017.
Retrotopia
Zygmunt Bauman
Non può mancare un titolo del grande sociologo, filosofo e accademico polacco, che ha coniato il termine della “società liquida”, recentemente scomparso. In questo caso consiglio il suo ultimo libro (poi è stato pubblicato un altro volume postumo) dal titolo originale dell’autore che è stato mantenuto intonso: Retrotopia. Mi è capitato di acquistarlo a un convegno dedicato ai tempi del governo gialloverde e delle controverse scelte politiche, con un intenso dibattito sulla “voglia di tornare indietro”: questo volume mi sembra perfetto.
Dalla descrizione: Abbiamo invertito la rotta e navighiamo a ritroso
«L’utopia di Tommaso Moro di instaurare il “cielo sulla terra” non esiste più perché il futuro, troppo incerto e spaventoso, è considerato inaffidabile e ingestibile. Così, mentre prende piede l’individualismo che cancella il senso di comunità, il passato si trasforma in una condizione rassicurante e nell’unica prospettiva accettabile» – Robinson, La Repubblica
Il futuro è finito alla gogna e il passato è stato spostato tra i crediti, rivalutato, a torto o a ragione, come spazio in cui le speranze non sono ancora screditate. Sono gli anni della retrotopia. La direzione del pendolo della mentalità e degli atteggiamenti pubblici è cambiata: le speranze di miglioramento, che erano state riposte in un futuro incerto e palesemente inaffidabile, sono state nuovamente reimpiegate nel vago ricordo di un passato apprezzato per la sua presunta stabilità e affidabilità. Con un simile dietrofront il futuro, da habitat naturale di speranze e aspettative legittime, si trasforma in sede di incubi: dal terrore di perdere il lavoro e lo status sociale a quello di vedersi riprendere le cose di una vita, di rimanere impotenti a guardare mentre i propri figli scivolano giù per il pendio del binomio benessere-prestigio, di ritrovarsi con abilità che, sebbene faticosamente apprese e assimilate, hanno perso qualsiasi valore di mercato. La via del futuro somiglia stranamente a un percorso di corruzione e degenerazione. Il cammino a ritroso, verso il passato, potrebbe trasformarsi in un itinerario di purificazione dai danni che il futuro ha prodotto ogni qual volta si è fatto presente.
Vivere momento per momento
Jon Kabat-Zinn
Non potevo non finire con un libro che non può mancare per chi voglia andare oltre la cultura dell’apparenza. La mindfulness, sostanzialmente la meditazione orientale in un modello occidentale, è uno dei più importanti apporti degli ultimi anni, un contributo significativo alla crescita personale. Il percorso della meditazione insegnato da Kabat-Zinn, fondatore di questo modello e della sua scuola impartita e sperimentata su basi scientifiche, conduce a una profonda autoconsapevolezza che apre la mente a un modo nuovo e più sereno di pensare alla salute, al lavoro e alla vita di relazione. Inoltre la descrizione di numerosi casi, raccolti in dieci anni di lavoro come medico, illustrano concretamente le tecniche.
Peccato solamente che nell’edizione italiana, tradotta e pubblicata da TEA, ci sia un’errata impostazione tipografica, ovvero i caratteri sono troppo piccoli. Questo difetto rende la lettura meno agevole: speriamo che in una prossima edizione venga risolto, portando il carattere a una grandezza standard e appropriata alle dimensioni del volume.