Leggendo il post di Leonardo sull’Unità a proposito dell’editoriale di Gian Antonio Stella “Il lato oscuro della rete” (il Web invaso da minacce ed insulti), pubblicato sul Corriere il 15 dicembre 2009, ho l’impressione che al bravissimo Leonardo, che si chiede “come mai” questo editoriale, sfugga un dato essenziale.
Le parole citate e originate da Stella sono cose ovvie tipo “il lato oscuro del web «è popolato da individui e gruppi che, pur nella diversità di accenti e idiomi utilizzati, parlano tutti, salvo qualche rara ma importante eccezione, il linguaggio della violenza, della sopraffazione, dell’annientamento». Cose che abbiamo sperimentato tutti, anche noi entusiasti nella navigazione su Internet, senza che per questo, altrettanto ovviamente, ci sia venuto in mente che tutta Internet fosse così. Ripeto: c’è però un dato essenziale che sta sfuggendo, a causa di una difettosità dell’osservazione.
Una certa contraddizione di Leonardo, forse l’insegnante-blogger più famoso della blogosfera italiana, è cominciata un po’ di tempo fa, almeno per me. Conoscevo bene le sue doti di equlibrio e una grande ironia intellettuale: ero un suo grande estimatore, e pur non condividendo alcune sue posizioni, leggevo con interesse il suo squisito ragionare provocatorio e filologico.
Ho avuto però la sensazione che fomentasse una sorta di rancore (forse inconsapevolmente dentro di sé), perché mi è parsa una certa derìva del suo pensiero chiamiamolo “anti”: prima governo, e fin lì si poteva capire perché esprimeva una rabbia di sottofondo, poi la chiesa, e da lì ho iniziato ad avere dei sospetti, poi la società tutta. In una lunga discussione via email si è detto “certo” che i vescovi fossero contrari alla pillola abortiva (la famosa “Ru486”) perché volevano “tornare alle mammane ed agli aborti clandestini”, e che i preti volevano solo rendere più difficile l’aborto per far soffrire i non credenti… Ecco, lì mi sono reso conto che le posizioni estreme erano arrivate, le concezioni apodittiche, le polarizzazioni tra un “di qua” e un “di là” che a mio avviso sono la semplificazione di cui non abbiamo bisogno.
Al netto dell’inevitabile strumentallizzazione che si fa della situazione politica odierna (ad esempio “adesso che c’è tanto odio possiamo prendercela con Facebook” come se fosse Facebook la causa dell’odio o non uno strumento che la fa passare, forse a proprio vantaggio, ma…), e fatta la tara anche alle osservazioni dello stesso Gian Antonio Stella che riguardano la parte meno nobile della rete, il dato essenziale è che il “Web di minacce ed insulti” non viene soltanto da chi quelle minacce e quegli insulti li scrive in modo gergale e diretto, senza filtri, ma anche da chi ha gli strumenti, lo stile, e le capacità tecniche e culturali per fare attacchi precisi, motivati ed altamente motivati, potenzialmente ascoltati da coloro i quali possono aggiungere riferimenti ben precisi al sostegno del pensiero debole (o deboluccio), al loro agire politico, alla loro vita imbevuta di ideologie: in una parola rischiano di trasformarsi in “cattivi maestri” dell’informazione libera. Non siamo capaci di usare uno strumento così potente ed efficace per scopi un po’ più alti, pacifici e soprattutto non contro-qualcosa ma per-qualcosa?
Forse no. Ma vale la pena provarci, crederci.
Leonardo non è certo il solo a pensarla diversamente. Potrei citare decine di blogger ma non vi è certo bisogno che lo faccia. Il fatto è che Gian Antonio Stella osserva da fuori e vede il problema proprio perché guarda da fuori, al contrario di quello che ritiene chi anima questo tipo di dibattito.
Molti blogger, infatti, argomentano ed insistono, producendo il messaggio “contro” perché vivono in una bolla della blogosfera in cui ognuno parla dell’altro. Grazie alla fitta ragnatela dei social network che riproduce all’infinito post e commenti, questa avversione contro la classe politica e contro la chiesa, questa narrazione così polarizzata e ideologica, cresce e diventa sempre più aggressiva perché si auto-alimenta, mentre chi la produce perde di vista che diventa egli stesso aggressore, abdicando al dialogo e al confronto con chi la pensa diversamente. Anzi, per corroborare questa autorialità si premia anche.
Il passa-parola si diffonde nella blogosfera come un messaggio implicito ed a tratti perfino inconsapevole: è così suadente, così convincente che – si – è un messaggio che alla fine deve essere giusto. Non importa se è così ossessivo, negativo o corrosivo: nessuno ci fa caso. E quando un giornalista lo nota, si dice che è lui a non capire niente di Internet, offrendo all’ideologia nichilista il suo tributo.
Dunque a me sembra che per Leonardo la risposta alla sua domanda sia nel suo stesso post. E forse non da adesso…
8 thoughts on “Io sto con Gian Antonio Stella”
c’è un passaggio che fai che assomiglia ad un rigiramento di frittata.
dici che bisogna stare attenti a chi scrive “minacce ed insulti avendo strumenti, stile e capacità tecniche e culturali” per motivare i propri attacchi.
se si hanno le capacità culturali, per fare attacchi motivati, beh, non sono ‘attacchi’, ma critiche precise. la maggior parte delle volte vengono citati fatti, articoli di giornale, avvenimenti, e ne vengono tratte delle conclusioni utlizzando una certa logica. altri, con gli stessi fatti ma con una logica diversa, ottengono conclusioni diverse.
insomma, a quel che sembra basta dire qualunque cosa contro un qualunque pensiero dominante per fomentare il clima di odio.
parli della moltiplicazione dei messaggi sulla rete; ma allora perchè non si moltiplicano i messaggi, i post, dove si spiega che invece il governo sta lavorando bene, evitando di citare solo i numeri della propaganda ma facendo un lavoro di fino, disaggregando ad esempio i dati statistici, e dimostrando che i contestatori si sbagliano?
Rolando, sul secondo aspetto non hai torto: il fatto è che tutto dipende da quale oggetto osservi sulla rete. La distribuzione infatti non è omogenea. Se noi osserviamo ad esempio i blog, il messaggio di fondo è “contro” il governo, però se osserviamo network dove prevale una maggiore omogeneità di presenza, ci sono tanti gruppi contro quanti gruppi a favore, dunque ritroviamo – con piccoli scostamenti – quella distribuzone che è palesata anche dal voto.
Sul primo aspetto invece non mi trovo del tutto d’accordo, ma soltanto perché come sai i bravi e bravissimi scrittori riescono a dimostrare qualsiasi tesi, a partire da “fatti incontrovertibili”. Dunque il fatto in sé che ci sia un’unica verità leggendo i blog non mi dimostra affatto che quella sia “la” verità ma solo che è stata documentata bene :-). C’è chi è capace di documentare un’altra verità altrettanto bene, ovviamente, ma qui ricadiamo nel caso precedente.
In fondo, tu mi stai dando ragione proprio su un fatto: siccome è molto più diffusa una certa linea di pensiero sull’altra, allora tu stesso ritieni che quella linea di pensiero sia “critica precisa citando fatti e avvenimenti” dunque vera, mentre l’altra, meno presente, sia falsa.
quindi a favore del governo non c’è nè un bravo nè tantomeno un bravissimo scrittore.
mi pare una argomentazione piuttosto debole: io ho ragione ma non sono capace di esprimerla, tu hai torto ma sei più bravo di me a parlare (o viceversa, beninteso).
forse mi sono spiegato male, ma io non dico che ritengo una linea di pensiero vera o falsa in funzione del ranking.
dico semplicemente che tranne quelli istituzionali, che non contano nè in un verso nè nell’altro, non ho visto molti siti e blog che raccontano come le cose siano migliorate da questa o quella azione di governo, nazionale o locale.
leggo ad esempio le cronache su La Padania, e mi rendo conto che se si dovesse chiudere un sito quello sarebbe uno dei primi. leggo le dichiarazioni di alcuni sindaci, e forse i primi fomentatori sono loro. rimango stupito che un ministro della repubblica dica di voler filtrare la rete come avviene in Cina o a Cuba.
e poi, i fatti se sono stati documentati bene significa che c’è stato un buon lavoro, di reperimento delle fonti, di analisi, e sopratutto di dibattito. se vengono fuori altri fatti che possono modificare le conclusioni, bene, le conclusioni si cambiano.
in un blog, questo, quello di altri, si risponde esprimendo le proprie ragioni. poi alla fine si rimane della stessa idea per carità, il che è per fortuna più che lecito. solo che magari si diventa più critici nelle proprie convinzioni, e si riesce a guardare in modo più obiettivo alle proprie idee.
ed è questo, a quel che sembra, che si vuol fare: mettere l’ovatta alle critiche e dimostrare quindi che va tutto bene. un po’ quel che dici tu: diminuire il numero di contestatori significa che non c’è niente d contestare.
E’ senz’altro un fatto di equilibri. Diciamo che, nella sostanza, è questo che volevo sottolineare nel post e lo riprendo anche qui a risposta del tuo commento. Il fatto che non ci sia equilibrio da una parte non giustifica la sua mancanza dall’altra, è ovvio. Ma neanche che ci dobbioamo assuefare a questo tipo di linea editoriale dei blog. Di bravi scrittori che difendono le cose buone del governo ce ne sono (basta cercarli) ma non ne citerò neanche uno qui perché non è mia intenzione fare pubblicità ne a tali blog nè tantomeno al governo: non è questo lo scopo del post (nè del mio pensiero in generale). Non sto facendo, nè vorrei che passasse per tale, un discorso politico, ma soltanto di come viene percepito un dialogo da chi lo produce da una parte e da chi lo osserva, lo legge e lo fruisce dall’altra.
E in fondo fammi dire anche un’altra cosa: il male, la critica, lo spregio, fa sempre più notizia del bene. Non è così anche sui quotidiani? Dunque perché meravigliarsi che la critica, l’attacco, l’insulto non siano così amorevolmente difesi anche su Internet..
Un tempo ero iscritto ad una newsletter che si chiamava “Buone nuove”. Pubblica sempre di meno, eppure quanto ci sarebbe bisogno di tali letture. (Ribadisco, a scanso di equivoci, che erano notizie che di politico avevano nulla, erano di eventi nel mondo di tutte le categorie).
Un saluto.
Ciao Luciano, come sai, sono da sempre convinto, e mi sto persuadendo sempre più, che occorre essere presenti sulla Rete proprio per “costruire positivo” nell’ambito del mezzo di comunicazione più potente che attualmente esista.
Ragionevolezza, immedesimazione negli altri, capacità di ascolto senza pregiudizi, realismo sono le caratteristiche che devono animare chi vuole portare un contributo costruttivo sulla Rete.
Ma occorre anche saperci essere ed essere in grado di comunicare con uno stile che sia sobrio, semplice (non semplicistico), possibilmente in grado di “sorprendere” il lettore, di catturare la sua emotività.
Non è semplice, il modo più rapido di “bucare” è quello di “essere contro”, perché suscita simpatie o antipatie, impone sostegni o repliche e controrepliche.
Dobbiamo imparare a “bucare” usando strumenti costruttivi (titoli paradossali, parole nuove ma comprensibili, ironia non offensiva).
E’ una strada impervia, ma occorre percorrerla.
Con amicizia, un abbraccio
Giuseppe Sbardella
Concordo totalmente con Luciano.
Caro Giuseppe, nonostante tutte le precauzioni doverose e necessarie nel non fare alcun paragone tra queste situazioni e gli anni cd. di piombo (’70 e ’80), è indubbio che attualmente su Internet si è sviluppata una linea editoriale condotta da alcuni protagonisti, che nel bene e nel male condiucono una “battaglia” che loro ritengono giusta.
Dunque questo impianto è di “decostruire”, o costruire in negativo, cioè di fatto dare ai loro lettori gli strumenti necessari per attaccare il governo e la Chiesa con una motivazione ben calibrata: la loro. Costruire in positivo non è facile, primo perché si viene attaccati (vedi ad es., ma non solo, i casi delle unioni omosessuali: se si scrive su un social network come Friendfeed quello che si pensa e che è basato su dati scientifici, si viene attaccati come se si scrivessero fandonie), poi perché la massa segue gli opinion-leader, da sempre. E attualmente la leadership è del pensiero debole e materialista-ateo, come noto. 🙂
Peraltro c’è anche un altro aspetto che non ho toccato, per non allungare il brodo, ma che da solo avrebbe forse meritato un altro post: il blogger dell’articolo citato, Leonardo, se la prende con i commentatori dei quotidiani trattandoli come “cittadini della rete” di serie B. Naturalmente, lui considera come di serie “A” soltanto quelli che scrivono sui blog e, mi pare di intuire, che la pensano come lui. Se è questo il riferimento dell’autore, c’è veramente poco da stare allegri sul versante “dialogo e confronto”. 🙂
Antonello, un caro saluto e bentornato 🙂
I commenti sull’Unità non li controllo io. Però, Luciano, secondo me questa cosa che prima ero tanto equilibrato e adesso mi fomento l’odio contro la chiesa è un’esagerazione.
A me sembra di essere sempre stato critico nei confronti della chiesa su alcuni aspetti, che col pontificato Ratzinger sono perfino peggiorati. Tutto qui, e l’odio è un’altra cosa.