Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

Padre Pio, o delle cialtronerie del giovane Neri

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Premessa non indispensabile: il frate di Pietrelcina non ha mai smesso di provocare reazioni contrastanti, e probabilmente non smetterà mai. Per molti è un santo – ben prima che la Chiesa se ne rendesse conto – per altri un frate che ha fatto parlare di sé, come ce ne sono stati tanti, forse un esaltato, forse uno che ha fatto del bene, su cui si sospende il giudizio. Tuttavia, per una ristretta minoranza di persone, Padre Pio è una figura da distruggere, un pazzo fanatico, un impostore nella migliore delle ipotesi.

Gianluca Neri, blogger d’eccezione (quando non si occupa di santi…), ha messo insieme in due parti – una su Clarence e una più recente sul suo sito GNUeconomy – una serie di affermazioni su Padre Pio volte a distruggerne la figura, riportando una serie di arcinote fandonie che girano da decenni, che con la figura del frate c’entrano poco. Quel che appare è l’incapacità di leggere criticamente la realtà e la mentalità in cui Padre Pio viveva, vedendo il frate come “il fenomeno che gira intorno” al frate, senza intenzione di capire lo spirito con cui operava e la personalità vera e propria.

Premesso ciò, effettivamente stona un po’ e peraltro incuriosisce la presa di posizione di Neri contro Padre Pio. Chissà, avrà avuto qualche parente lontano che venne cacciato dal frate, oppure più realisticamente sente il bisogno di esternare e attaccare qualcosa per lui poco comprensibile. Niente di male, ma la cosa è di interesse, soprattutto per il fatto che sono state scritte diverse inesattezze e qui vorrei fare qualche puntualizzazione, come avevo promesso quando Gianluca postò il polemicone su GNUeconomy.

Per capire manifestazioni di santità come quelle di Padre Pio, bisogna capire, prima, non solo il periodo storico ma anche il vissuto religioso. Francesco Forgione (il nome secolare di Padre Pio) nasce a Pietrelcina, un piccolo paesino vicino a Benevento, che vive di agricoltura – o per meglio dire cerca di non morirne. Gente “povera ma onesta”, in una società generalmente cristiana, forse un concetto un po’ ostico da assimilare per chi, credente o no, considera oggi la religione più roba da Medioevo che qualcosa di vivo. Il cattolicesimo per quelle comunità era invece vivo e vegeto, e permeava la loro vita in maniera profonda e sincera. Personaggi come la Madonna, S.Giuseppe e Gesù erano persone famigliari, e un bambino all’epoca poteva desiderare di chiudersi in convento per “amare e servire Dio in questa vita e goderlo in paradiso”.

Padre Pio, e come lui tanti, aveva la certezza che l’uomo ha un’anima immortale e che il fine di tutti gli uomini, dal Papa all’ultimo villico del beneventano, fosse di vivere in grazia di Dio (espressione oggi difficile da comprendere anche per i più volenterosi papaboys). In un tale contesto, il giovane fra’ Pio sceglie coscientemente di indossare il saio cappuccino, ed in un vissuto così povero lo “stile” francescano gli calza a pennello.

L’ideale spirituale del frate fu l’imitazione di Cristo, per rendere vive nella propria esperienza le parole e le opere di Gesù. Questo cammino si esprimeva con un linguaggio liturgico: i rosari, le confessioni, le messe erano i mezzi con cui testimoniava la profonda partecipazione ai misteri della fede. Tuttavia non è lecito confondere una fede profonda con dei disturbi mentali.

L’obiezione più forte, che molti come Gianluca Neri riprendono e amplificano, è che le famose stimmate apparse sul corpo ddel frate nel 1918 fossero la somatizzazione di un’isteria, come non diagnosticò padre Agostino Gemelli. Infatti, e qui c’è la prima della lunga serie di inesattezze, il confratello, pur recandosi ufficiosamente a S. Giovanni Rotondo, in realtà le stimmate non le vide mai. Padre Pio non gliele mostrò perchè aveva ricevuto precisi ordini dal Sant’Uffizio, e padre Gemelli, non avendo alcun ordine scritto da parte dell’istituto, non potè che recedere scrivendone però successivamente fandonie e cattiverie, e riferendone male al Papa, che non potè che – a malincuore – credere al medico. Fu Gemelli, infatti, che dichiarò Padre Pio un impostore, anche se non ne aveva le prove. Aveva però una discreta quantità di rabbia perché, di fatto, era stato cacciato via.

Ancora, Gianluca Neri sembra essere rimasto uno dei pochi a non sapere che il vescovo di Manfredonia, Gagliardi (qui, qui e in generale qui informazioni sul prelato), con leggerezza citato tra le fonti, era una persona dall’abito morale decisamente inopportuno per la sua carica: fu persino allontanato dalla diocesi, e soprattutto Padre Pio gli convertì le amanti. Di fatto era la persona certamente meno indicata a dare consigli o giudizi su Padre Pio.

Il medico Giovanni Bignami, citato dal CICAP a sua volta citato da Neri, definisce le stimmate “necrosi dell’epidermide di origine nevrotica”, dovute a suggestione e mantenute aperte, probabilmente, dall’utilizzo di iodio. Neri dà per assodato che il frate consumasse fiumi di iodio sorvolando con nonchalance su quel probabilmente grosso come una casa. Le piaghe del frate furono studiate, suturate, bendate e sigillate per impedire appunto che le potesse provocare autolesionisticamente. Ma tolti i sigilli, dopo il tempo opportuno per la cicatrizzazione, le piaghe si presentavano fresche e grondanti sangue: questo è un fatto, documentato da Romanelli e Testa, due medici. E’ ingiusto pensare che essi accettassero l’inspiegabilità delle stimmate per il solo fatto di essere cattolici: Gemelli stesso lo aveva fatto contro ogni deontologia.

Per ultimo, veniamo al rapporto tra Padre Pio e Cleonice Morcaldi, su cui Gianluca Neri ci sguazza, proponendo soltanto alcuni estratti delle lettere (alcuni anche errati, ad es. le frasi del “giglio” sono invertite).

Per padre Pio era una delle figlie spirituali: il termine spiega benissimo il loro rapporto. Il rapporto con Cleonice è innanzitutto di direzione spirituale che non può essere avvelenata da analisi pseudopsicologiche, anzi la direzione spirituale (il rapporto confessore-penitente), come viene riconosciuto dalla psichiatria dinamica, contiene anche un elemento di “guarigione”. Teresa D’Avila, nelle sue opere spirituali, sostiene con arguzia tutta femminile che l’uomo non può e non deve amare tutti allo stesso modo. Le situazioni concrete, le affinità, ecc. creano legami particolari. Un esempio del legame tra Padre Pio e Cleonice Morcaldi è il fatto che lei nacque il 22 febbraio 1904, giorno della professione religiosa del frate.

Dalla conoscenza della vita dei mistici, si nota che una profonda vita spirituale crea una grande libertà interiore nel gestire i propri rapporti affettivi. Non stupisce quindi che anche Padre Pio avesse delle predilezioni e non avesse vergogna di utilizzare un “linguaggio” audace per esprimere i propri affetti. Il fatto stesso che uno spirito religioso non ne provi scrupolo è indicativo dell’assenza di grovigli interiori, per dire. Per non parlare del fatto che la terminologia nuziale (venata di erotismo) è tradizionale nel linguaggio mistico. Padre Pio si è semplicemente adeguato ad una lunga tradizione spirituale tra i quali, per es. (S.) Giovanni della Croce e Teresa D’Avila, Francesco e Chiara d’Assisi, Giovanna Francesca di Chantal e Francesco di Sales, ecc….

Simone Weil, scrisse una volta, molto categorica: “non è giusto vituperare i mistici perchè usano il linguaggio dell’amore. E’ un loro diritto. Altri soltanto prendono a prestito le loro parole.

(Nota – I commenti originali del post sono consultabili qui)

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