Premessa
Questo post si compone di due parti: questa che state leggendo ed una parte, scritta precedentemente, dal titolo “In caso di necessità” che tratta del disinnamoramento (o almeno, ci prova). Le due parti possono essere lette separatamente, anche se consiglio di leggere entrambi i post. Suggerisco anche la lettura degli altri post correlati, di minore “pesantezza”, indicati alla fine di questo.
Buona lettura!
Innamoramento (e amore..)
Ritorno sull’argomento essenzialmente per un motivo, come anche ho scritto qualche post fa. Dopo la (ri)lettura del libro di Alberoni, e nell’analisi che lui fa nel suo libro distinguendo i diversi casi di innamoramento, penso di dover un po’ riprendere e completare il megapost sul disinnamoramento che scrissi qualche tempo fa, collaborando con Silvia pensieridicarta, non per sovrapporre strati a qualcosa che comunque è sempre poco definibile, ma sostanziamente per arricchire la visione generale, nel tentativo perlomeno di dare qualche strumento in più di valutazione: ovvero parlando anche dell’innamoramento. I tre libri che ho messo qui sopra sono quelli a cui mi sto rifacendo per i post, e mi sento di consigliarli caldamente perché descrivono ognuno per propria parte e con competenze specifiche ed ampissime, tre diversi aspetti dell’innamoramento e dell’amore da tre diversi punti di vista: sociologico-fenomenologico (Alberoni), chimico-fisico e visivo (la Fisher), e di coppia, con lo studio sistematico di come e perché può entrare in crisi (Quando l’amore finisce).
Dei secondi due libri ho già scritto brevi recensioni qui e l’argomento è stato ripreso qui ma sono sostanzialmente alla base del mega post suddetto. Dunque dicevamo del libro di Alberoni. Prima di addentrarci nelle sue lucide analisi, è bene osservare che la distinzione, che non fa solo l’autore ma anche gli altri due, Donata Francescato e la Fisher, tra innamoramento e amore, oramai è entrata nello studio comune delle relazioni di coppia, anzi più precisamente si è data una dignità fenomenologica allo stato di innamoramento in quanto tale non più relegata solo al romanticismo od alle arti.
L’innamoramento, che Alberoni, come noto, plasma con la definizione di “stato nascente”, quantomai calzante (e che poi paragona ai movimenti collettivi che rivoluzionano l’umanità) è dunque questa fase, più o meno lunga, che coinvolge due persone e che può portare ad un’altra fase di consolidamento, l’amore, oppure può dissolversi, e può anche ripresentarsi più volte nella vita, così come può non capitare mai, e può perfino non finire mai (sono casi limite). L’amore, a differenza dell’innamoramento che è basato su un trasporto anche fortissimo, su di un’idea, su di un progetto che rivoluziona il nostro esistente e che trae forza dalla diversità con l’esistente attuale, l’amore dicevo è un elemento stabilizzante e stabile, che trova il proprio senso nella comprensione, nell’avvicinamento e nella continuità di relazione con l’altro e rappresenta istituzione. L’innamoramento è una fase molto diversa ed un momento di enorme instabilità e ricchezza, è vissuto come “Eden” temporaneo, cambiamento positivo, ed è tanto di maggiore intensità quanto più alta è la differenza con l’altro, l’amato. In altri termini, più aumenta la convivenza, la conoscenza dell’altro, più questo stato si trasforma: in amore, in amicizia o, viceversa, in distacco, allontanamento.
L’innamoramento è una specie di lotta dell’immaginario contro la realtà, un tentativo di costruire un’alternativa possibile al nostro esistente. Ci si innamora non quando si sta bene – con noi stessi, con gli altri, e così via – ma quando stiamo male, quando ci manca qualcosa, quando soffriamo dello stato mancante, dell’altrui felicità: in un termine solo, che usa l’autore, quando siamo in “sovraccarico depressivo”. In questo stato, sebbene razionalmente ci sembri proprio il contrario, siamo invece pronti a perdere la testa per qualcuno. Anzi, proprio se vogliamo innamorarci in genere non ci riusciamo, perché non è una cosa che si può desiderare razionalmente.
L’innamoramento ha le sue regole, e tra queste ci sono sicuramente le prove, che possono essere più o meno forti ma sono necessarie, drammatiche e inequivocabili, e tramite le quali i due scoprono di essere veramente (o no) innamorati, come vedremo anche dopo, e formano l’inizio del patto. E’ bellissimo ed esplicativo in tal senso l’esempio biblico che Alberoni fa, (riportando il famoso brano della Genesi) quando Dio chiede ad Abramo di uccidere il figlio Isacco. In fondo è una prova dell’amore che deve essere però dimostrato. E’ interessante osservare che nella prova ci sono tutti e due: se Abramo non ascolta il suo Dio, significa che non ne ha fiducia, non lo ama. D’altro canto se Dio permette veramente ad Abramo di uccidere Isacco, dimostrera così di essere un Dio crudele, che non ama la sua creatura. Ecco, le prove drammatiche dell’innamoramento sono quindi come “assegni non riscossi”, passaggi forti ed essenziali nei quali si mette in gioco la nostra stessa umanità. Ma bisogna arrivare al limite senza tendere tranelli, bisogna capire quando arrestarsi perché l’altro sta chiedendo aiuto ed ha accettato la prova. Tutte cose che, sostiene l’autore, sono sempre abbastanza naturali negli innamoramenti veri. Meno in quelli patologici, ma di questo si parlerà e si è parlato già abbastanza.
In ogni caso, lo stato di innamoramento è indipendente dalla nostra volontà: si verifica in quanto tale, dentro noi stessi, e non può essere controllato nè nel tempo nè nella durata, e nè dipende più di tanto dall’altra persona, la persona amata. In altre parole, e come l’esperienza comune insegna, ci possiamo innamorare virtualmente di chiunque, nel largo raggio di chi rispecchia la nostra ricerca di diversità e di amore. Siamo noi che vediamo nella persona amata delle caratteristiche che ce la fanno apparire tale, ci sembra offrire proprio quello che stiamo cercando. Il fatto che la scintilla possa scoccare o meno non dipende da noi (o meglio dal nostro io razionale), nè tantomeno da ragionamenti astrusi o analisi profonde.
L’innamoramento come stato può essere però prevenuto, perché si capisce quando sta per arrivare, citando sempre Stendhal che argutamente in Dell’amore sentenziava: «Per evitare l’innamoramento occorre agire subito, nei primissimi momenti, dopo può essere troppo tardi.» Ovvero, quando ciò accade, basta imporsi di non vedere più la persona. Ma prima, quando si può ancora fare.
Perché, ed è questo un altro aspetto interessante, non è difficile lasciare una persona di cui si è innamorati, come osserva saggiamente l’autore e come possono confermare le esperienze (se ce ne sono state in tal senso), perchè l’innamoramento ci dona un’energia enorme e ci consente anche – paradossalmente – di troncare con la persona amata! Ciò funziona, finchè la persona è con noi. Ma quando ce ne siamo privati, sopravviene ferocemente la nostalgia, di quel senso di beatitudine, di completezza che avevamo quando “c’era lei” e solo lei. Per questo non è difficile lasciare, ma è difficile, quasi impossibile, mantenere lo stato di lontananza.
E’ interessante osservare che l’innamoramento è tantopiù sconvolgente quanta più grande è la differenza tra le due persone. L’innamoramento più intenso, infatti, è quello che mette in gioco più esistenza, più ricchezza, più responsabilità, più vita. Però prosegue Alberoni “(…) proprio questa diversità, la sua natura sconvolgente rende più difficile che si trasformi in amore stabile, in serena e duratura convivenza. E’ più facile che ci sia amore quando le due persone si trovano in una situazione più equilibrata (…)”
Al fine di questa poderosa premessa, rimane solo da dire quanto si era appena accennato nel già citato mio post, ovvero che si esce dallo stato di innamoramento in pochi, precisi, casi: quando c’è un rifiuto netto, deciso, da parte dell’amato, e quando ci si innamora di qualcun altro. Solo un altro “stato nascente”, infatti, può cancellarne uno precedente e ricreare lo spazio ed il tempo nuovi della scoperta.
Veniamo alla parte fondamentale, nell’analisi che Alberoni fa, in Innamoramento e amore dello stato di innamoramento e distingue diversi casi che, pur con i limiti che la mia sintesi e generalizzazione induce, si possono riassumere in quattro tipi fondamentali:
1) Una persona si innamora di un’altra ed è da questa ricambiata.
Lo stato nascente in questo caso si vive simmetricamente, la visione dell'”Eden temporaneo” è di coppia. E’ questo ovviamente il caso più “bello” e semplice se vogliamo, che dà la maggiore forza ed energia possibile all’innamoramento, e che può preludere allo sviluppo di un amore autentico, sincero, formato su un’attrazione reciproca e sul concetto di dono all’altro, essenziale nel passaggio tra le due fasi e nella costruzione dell’istituzione, ovvero del “patto di stabilità” nella coppia.
2) Una persona si innamora di un’altra ma non è mai da questa ricambiata (innamoramento “unilaterale”).
Altro caso semplice, l’innamoramento rifiutato tende naturalmente a scemare. Attenzione, si intende qui rifiutato fin da subito, ovvero un innamoramento che non ha mai conosciuto, neanche per un istante, un contraltare sia pur minimo da parte dell’altro. In questo caso lo stato nascente non si sviluppa, perché senza un’accettazione di esistenza, nell’immaginario dell’innamorato, dell’altro, nessun costrutto è possibile, nessun progetto – pur se solo ideale – è fattibile. Resta solo, tendenzialmente, un sogno di felicità idealizzato.
3) Innamoramento con inganno.
Qui l’autore è molto preciso nel definire questo stato, che a Roma mi ha fatto venire in mente i “galletti”, o “conquistatori”, o altrove i “playboy”, quelli che fanno credere ad una persona che si è pazzamente innamorati per conquistarla, e accade che l’altra persona si innamora veramente. L’inganno si smaschera presto, perché l’innamoramento vero prima o poi si dimostra, anche attraverso le prove di cui abbiamo detto prima. Prove che ovviamente la persona non innamorata prima o poi non riesce a superare, ed allora l’innamorato (quello vero) scopre di non essere mai stato amato (mai stato, non “non più amato”…) e ricade nel caso precedente. Il dolore è forte, ma sopportabile, perché più aumenta il tempo più l’innamorato vero capisce quanto sia stato ingannato e quindi crolla la sua fiducia nell’altro, e lo stato nascente si affievolisce ben presto: “nulla è mai esistito”.
4) E veniamo al caso che più mi ha fatto riflettere: l’innamoramento non simmetrico, che potrei definire “disarmonico”. L’autore ne dà ampio conto – non definendolo peraltro come tale, ma descrivendone bene le caratteristiche. Qui una delle due persona è innamorata veramente, mentre l’altra non entra nello stato nascente, però si lascia amare, e sostanzialmente accade qui una cosa importante: pensa di essere innamorata.
Le caratteristiche sono di attrazione reciproca, anche molto forte, l’altro prova vero affetto, anche una forte passione, ma non è innamorata veramente.
Qui il caso si complica. La persona che è innamorata veramente non può fare a meno dell’altra, mentre questo non è vero per l’altro, ovviamente. Così, anche se alcune prove vengono superate (ed in questi casi mai tutte), uno dei due non si sta donando all’altro, non sta partecipando allo stato di innamoramento (anche se pensa il contrario), e può assentarsi dalla relazione in qualsiasi momento, ad esempio nei momenti di maggiore difficoltà, perché non ha veramente costruito sull’altro un progetto, non vive un costante stato nascente, di trasformazione e fiducia, ma solo di attrazione, e naturalmente, di repulsione (spesso malcelata). Ma neanche questi riesce ad uscire dalla relazione che, nel suo io razionale, appare come la più sensata, come l’unica possibile. Uscire da questo caso, sostiene l’autore, è impossibile.
Scrive l’autore: “(…) Talvolta la distinzione è difficile da fare, dobbiamo perciò tenere ben separata quella situazione (sta parlando dell’innamoramento con inganno; ndr) dall’innamoramento in cui uno ama di più e l’altro di meno, ma è convinto di essere innamorato. Qui la vicenda è diversa, perché la certezza dell’inganno non può essere raggiunta e la scelta della rinuncia va compiuta nel dubbio; il dubbio che, però, nell’innamoramento è dilemma. Vi ritorneremo ancora in seguito perché in questo lo sbocco è terribile: la pietrificazione”, ovvero una sorta di blocco totale.
C’è qui un po’ quello che io chiamerei il “paradosso dell’innamorato”: perché è vero che la persona veramente innamorata, una volta che riconosce questa situazione, potrebbe dire che “Si siamo nel caso in cui uno dei due non lo è”, ma in realtà si rende anche conto che è lui stesso che può influenzare l’andamento della relazione prendendo l’una o l’altra scelta. In altri termini il brutto di questo caso è che l’innamorato sa che dovrebbe uscirne, ma sa anche che non ne è sicuro. Proprio perché dall’altra parte la persona non innamorata sta mostrando di esserlo.
In caso di necessità
L’illusione dell’amore romantico
Sono in lettura
La seconda che hai detto
One thought on “Disinnamoramento, innamoramento e amore”
In caso di necessità…
Potrebbe tornarvi utile questo piccolo vademecum sul disinnamoramento. Scritto dopo affannosi momenti di sofferenza, un lungo apprendistato ed una robusta esperienza, vi giovi sapere che c’è anche tanta lettura dietro, ed è stato stilato con l’attiva c…